Capitolo 3 - Prima prova

2.3K 94 5
                                    

Gli Intrepidi dietro di me iniziano a spingere mentre usciamo dalla sala.
Il mio nervosismo non è sparito, ho fatto la mia scelta, ma non so cosa mi aspetti ora.
Lancio un'occhiata al ragazzo alla mia destra. Anche lui è un trasfazione, indossa abiti azzurri. Un Erudito. Che non lo è più ora.
Anche lui sembra nervoso.

Il gruppo di Intrepidi si dirige verso le scale, portandomi con loro. Cominciano a correre. Sento grida e risate, passi che rimbombano nelle scale, rumore di voci diverse. Si stanno scatenando, e mi stanno contagiando con la loro confusione.

Sorrido. E comincio a correre con loro.
Quando arriviamo al piano terra sono quasi senza fiato, ma seguo gli Intrepidi fuori dall'edificio. All'esterno l'aria è fredda e pungente, il cielo ha sfumature arancioni perché il sole sta tramontando.
Ieri lo guardavo dalla cima di un albero, oggi mentre corro.

Mi sento viva come non mai. Amo correre.
Seguo gli Intrepidi lungo la strada e cerco di tenere il loro passo.
Quando svoltiamo l'angolo sento un rumore familiare: il treno.

«Oh no, dobbiamo saltare su quell'affare?» chiede l'Erudito di prima.
«Sì» dico mentre riprendo un attimo il fiato.

Ho sempre osservato con curiosità gli Intrepidi quando arrivavano a scuola. Li ho visti tante volte salire e saltare dai treni. Li ho sempre guardati con ammirazione.

Il gruppo vestito di nero si distribuisce in una lunga fila, mentre il treno si avvicina a noi sui binari d'acciaio, il fischio che si espande nell'aria. Le porte dei vagoni sono tutte aperte, in attesa che gli Intrepidi ci saltino dentro. Così fanno, e rimaniamo solo noi iniziati. Guardo i figli degli Intrepidi afferrare le maniglie e saltare nei vagoni.

Comincio a correre affiancando un vagone, poi mi getto di lato e afferro una maniglia. Sbatto contro la parete, ma poi riprendo il controllo e mi getto all'interno del vagone. Le braccia mi tremano, idem le gambe. Riprendo fiato e mi appoggio alla parete fredda.

Una Candida si avvicina a me, anche lei ha il fiatone.
«Credo di non aver mai corso così tanto» dice tenendosi la pancia.
Poi si volta verso di me «Io sono Zeliah».
Mi porge la mano e io la stringo «Aimeen».

Mi fermo ad osservarla. Ha la pelle color caffelatte, lunghi capelli neri e dei grandi occhi verdi. È davvero una bella ragazza. E non ricordo di averci mai parlato prima d'ora.

Il treno sta acquistando velocità, il vento comincia ad entrare dalla porta e a sbattermi contro la parete. Mi siedo per evitare di perdere l'equilibrio. Zeliah mi imita.

«Sai dov'è la sede degli Intrepidi?» chiede.
Scuoto la testa «Non ne ho idea».

Continuiamo a stare sedute contro la parete, ritornando un po' alla volta a respirare normalmente. So che almeno non sarò sola durante l'Iniziazione degli Intrepidi, qualunque essa sia.

Chiudo gli occhi e ripenso alla mia famiglia. Staranno tornando a casa, senza una figlia, senza una sorella.

* * *

«Saltano giù!» grida qualcuno.

Alzo gli occhi. Non so da quanto siamo sedute qui, ma la schiena mi fa male. Sbircio dalla porta e vedo che chi ha gridato ha ragione.
Gli Intrepidi stanno saltando dai primi vagoni, mentre il treno passa vicino al tetto di un palazzo.

Il pensiero di dovermi buttare da un treno in corsa sapendo di poter cadere e morire mi fa rabbrividire. Mi alzo e, cercando di stare in equilibrio, raggiungo gli altri trasfazione.
Zeliah mi segue. «Dobbiamo saltare?» chiede. Una punta di paura nella sua voce.
Annuisco.
Sarà come saltare un fossato, l'ho fatto tantissime volte. Non saranno più di due metri di distanza. Ce la farò.

Prima di prendere la rincorsa sento la mano della Candida prendere la mia.
«Possiamo saltare insieme?» mi supplica.
«Va bene, uno... due...».

Al tre saltiamo, lasciandoci il vagone e il treno alle spalle.
Atterro male, facendo un paio di capriole prima di fermarmi. Ho le mani graffiate e un ginocchio sbucciato.
Io e Zeliah ci lasciamo la mano. I nostri sguardi si incrociano e scoppiamo a ridere.

Si sistema i vestiti e si scrolla la polvere di dosso. La imito.
Poi guardo dietro di me. Tutti gli alti iniziati sono saltati e ci hanno raggiunto. Non sono molti però.

«Attenzione! Sono Max, uno dei vostri capi da ora in poi!» urla un uomo dall'altra parte del tetto.
Ha qualche capello grigio e alcune rughe intorno agli occhi. Ci avviciniamo tutti a lui. Sta in piedi sul cornicione, come se fosse una riga sull'asfalto, come se non potesse perdere l'equilibrio e cadere di sotto da un momento all'altro.

«Diversi piani sotto di noi c'è l'entrata al nostro complesso residenziale. Se non riuscite a trovare la forza per saltare, questo non è il posto per voi. Gli iniziati possono saltare per primi».
«Dobbiamo saltare da un cornicione?» chiede esterrefatto l'Erudito. Lo guardo bene stavolta. Indossa gli occhiali, è magro e alto.

«Sì» afferma Max. Sembra quasi divertito.
«Cosa c'è sul fondo?».
«Potrete scoprirlo» risponde Max.

Mi guardo intorno. Nessuno tra gli iniziati sembra morire dalla voglia di buttarsi da quel cornicione, tutti si guardano intorno. Nessuno guarda Max.
Ci penso e mi dico che tante volte dai Pacifici saltavo dal tetto della fattoria atterrando nei covoni di fieno. Sì, anche questa era una delle cose proibite. E che io puntualmente facevo.

Faccio un passo avanti, respiro profondamente e raggiungo il bordo del tetto. Lancio un'occhiata a Max, accanto a me. Poi salgo sul cornicione e sbircio di sotto. Non riesco a vedere il fondo.
Ma so che atterrerò al sicuro, non ci ucciderebbero a questo punto.

Max mi sorride e io sorrido a lui. Poi allargo le braccia e salto.
Fisso il terreno venirmi incontro mentre il vento mi fischia nelle orecchie. Il cuore sembra uscirmi dal petto da quanto velocemente sta battendo.

Sto quasi pensando che mi schianterò, quando il mio corpo colpisce qualcosa di duro e rimbalza. Il colpo mi toglie il fiato.
Chiudo gli occhi e li riapro. Sono viva!

È una rete. Una rete enorme nel fondo della voragine in cui sono saltata. Guardo in su il cielo e scoppio a ridere. Che figata! Altro che salto dal tetto della fattoria sul fieno.

Mi faccio forza e cerco di scendere dalla rete. Alcune mani si allungano verso di me. Prendo la prima che trovo e la stringo mentre scendo dalla rete, o meglio, mentre rotolo fuori e cerco di non finire faccia a terra.

La mano che ho preso appartiene a un "lui". Alzo gli occhi. Appena incontro i suoi mollo la presa.
Di solito gli occhi sono la prima cosa che guardo in una persona. I suoi sono azzurri, incredibilmente azzurri, ma stridono con i piercing sparsi per la sua faccia.
E con le due striscie di tatuaggio che escono dal colletto della sua uniforme e percorrono il collo.

Un brivido mi percorre la schiena.
I miei genitori lo definirebbero "un ragazzo da cui stare alla larga".
Penso che lo farò.

Faccio un passo, ma le gambe mi tremano così forte che se non fosse per lui sarei spiaccicata sulle assi del pavimento.

«Pacifica! Fatti passare la tremarella» sbotta artigliandomi le braccia.
Mi fissa «Tra l'altro mi stupisce vedere una Pacifica qui, saltare per prima per di più. Comunque, qual è il tuo nome?».
«Aimeen» rispondo.
Lui si volta verso un gruppetto di Intrepidi nascosto nell'oscurità «Prima a saltare, Aimeen!».

Dalla folla arrivano grida di approvazione e io sorrido.
Proprio mentre una macchia bianca cade nella rete, seguita da un urlo acuto. Rido.

Il ragazzo dei piercing mi scuote. «Pensi di riuscire a non ucciderti prima ancora di cominciare l'Iniziazione?» chiede con un tono che mi fa venir voglia di allontanarmi da lui ed evitarlo per sempre.
«Ci provo» mormoro.
Lui non fa una piega.
«Benvenuta tra gli Intrepidi» borbotta. Quasi come se fosse tenuto a dirlo ma non ne avesse la minima voglia.
Mi spinge verso gli altri e torna a guardare la rete.

Una scelta per sempreWo Geschichten leben. Entdecke jetzt