Capitolo 38 - Per un pezzo di torta al cioccolato

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Mi sveglio all'improvviso nel pieno della notte, il respiro accelerato a causa di un incubo. Succede spesso ormai.
Stavolta mi trovavo all'interno del nostro complesso residenziale, insieme a tutti gli altri Intrepidi, mentre un esercito di Eruditi ci teneva i fucili puntati addosso. Cercavano i Divergenti.

Rimango un attimo distesa e cerco di calmarmi. La stanza è silenziosa, Eric dorme profondamente al mio fianco e nella residenza degli Intrepidi non si sente il minimo suono. La sveglia sul comodino dalla parte di Eric segna le tre.

Sposto le coperte e mi alzo, cercando di non fare rumore mentre al buio tento di raggiungere il bagno.
Una volta davanti allo specchio osservo il mio viso stravolto e stanco. Sospiro e apro il rubinetto, sciacquandomi la faccia con l'acqua fredda. Già che ci sono ne bevo qualche sorso, prima di tornare a letto.

Faccio per infilarmi sotto le coperte, ma la mia pancia brontola. Alla fine ieri sera non ho mangiato poi molto, se non qualche pezzo di torta. Ero troppo presa dai festeggiamenti.

Sbuffo e mi rialzo. Sono sicura che al Pozzo sia rimasto tutto com'era cinque ore fa, spero di trovare del cibo rimasto. Ed Eric non si accorgerà nemmeno della mia assenza.

Prendo la mia felpa dalla sedia vicino al letto e me la infilo, anche se non c'è nessuno a quest'ora nei corridoi non è il massimo girare in pigiama. Soprattutto essendo sempre e comunque ripresi dalle telecamere.

Lascio l'appartamento chiudendomi piano la porta alle spalle. Percorro silenziosamente i corridoi, devo dire che di notte sono leggermente più inquietanti di quanto lo siano di giorno. Ma la fame supera la paura, perciò mi dirigo direttamente al Pozzo, non molto distante.

Come speravo, trovo ancora i tavoli come li abbiamo lasciati. Scommetto che qualcuno domattina dovrà sistemare tutto, solo ora mi accorgo che non ho mai prestato attenzione a chi prepara e sistema la mensa e tiene pulito il Pozzo.

Riesco a trovare un piatto con qualche fetta di torta intatta, lo prendo e lo riporto con me verso l'appartamento di Eric.
Mi mette troppa soggezione stare qui, in questo enorme spazio vuoto da sola, di notte, al buio, con i rumori sinistri che arrivano dalle pareti gocciolanti.

Percorro il primo tunnel, ben attenta a dove metto i piedi. Quando però arrivo al primo bivio sento un rumore di passi avvicinarsi. Non ho idea di chi possa essere, perciò per evitare incontri spiacevoli (soprattutto in pigiama) mi nascondo schiacciandomi contro la parete. Sono in un punto completamente nero, dove la luce delle lanterne non arriva.

Trattengo il fiato, mentre due figure oltrepassano l'imboccatura del tunnel in cui mi trovo.

«Quando hanno intenzione di procedere?» chiede una voce che mi è fin troppo conosciuta.
«Stanno sistemando gli ultimi dettagli. Sicuramente in settimana, ci faranno sapere quando sarà l'ora, dobbiamo solo tenerci pronti» risponde un'altra voce che non riconosco.

Mi concentro sulle voci, che sono molto basse, ma non così tanto da non poter essere sentite.
Aspetto che le figure facciano qualche passo, poi mi sporgo per continuare a sentire.

«È ora che qualcuno sistemi le cose, gli Eruditi sono la fazione più adatta. E chissà che riusciamo a liberarci di quella ragazzina, magari poi Eric capisce da che parte gli conviene stare» riprende Derick (e chi se non lui?) a bassa voce.

Un brivido mi sale lungo la schiena.

«Se è una Divergente, come Jeanine sospetta, non possiamo farla fuori. Ci serve viva» risponde l'altra voce.
Cerco di sentire di più, ma i due si allontanano e so che non posso seguirli senza farmi scoprire.
Aspetto al buio per un tempo che mi sembra infinito, mentre nella mia testa continuano a risuonare le loro frasi.

Una scelta per sempreWhere stories live. Discover now