Capitolo 8 - Veloci come il vento

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«Pensavo di doverti venire a trovare in infermeria» dice Zeliah appena mi vede in sala mensa.
«Lo pensavo anche io» rispondo sedendomi di fronte a lei.
«Com'è andata?» chiede, iniziando ad infilzare la bistecca con la forchetta.
«Bene, Eric è stato un po' meno inquietante del solito. Almeno mi ha lasciata intera».

A dirla tutta l'Eric che mi ha congedata era diverso dall'Eric che stamattina ci aspettava in sala combattimenti.
Le opzioni sono due: o sotto sotto anche lui è gentile, divertente e socievole (ovviamente secondo i suoi standard), oppure il mio senso di pericolo e il mio istinto stanno cominciando a fare cilecca.

Propenderei per la seconda. Assolutamente.
Tutto questo stress mi sta alterando.

«Sai cosa faremo dopo?» chiedo, mentre mastico un pezzo di patata.
Zeliah scuote la testa.
«Però Trina è ancora in infermeria. Spero non combatteremo ancora».

* * *

«Adesso usciremo a correre, tenete il passo perché non mi fermerò ad aspettarvi».
Eric è a braccia conserte davanti a noi.
Si volta ed imbocca il corridoio.
Lo seguiamo come cagnolini lungo i tunnel fino a sbucare su una strada.
Eric comincia a correre e noi lo imitiamo.

Dopo venti minuti di corsa mi guardo intorno, i miei compagni non sono abituati a correre. Hanno già il fiatone e stanno rallentando.
Lancio un'occhiata a Zeliah, al mio fianco. Anche lei è stanca.

Torno a guardare davanti, Eric è a qualche metro da me ma sembra non preoccuparsi di noi.
Io continuo a tenere il ritmo, sono abituata a correre. Dai Pacifici correvo sempre, ogni volta in cui ce n'era l'occasione.

Stiamo percorrendo alcune strade nel quartiere degli Intrepidi, sono vuote.
«Non ce la faccio più» fiata Zeliah dal mio fianco.
La guardo «Dai Zeli, tieni il mio passo. Ce la faremo».
Lei annuisce ma comincia a rallentare comunque.

Mi guardo indietro. La distanza tra noi e gli altri è aumentata, ma Eric non fa cenno di rallentare o fermarsi. Anzi, sembra essersi completamente dimenticato di noi. Oppure è molto bravo ad ignorare quello che non gli interessa.

«Se non riuscite a starmi dietro fermatevi pure, ma sappiate che chi arriva con me alla fine potrà scegliere il suo prossimo avversario».

Non riesco a capire che vantaggio possa essere. Gli altri sono tutti più alti e robusti di me. E non ho proprio intenzione di combattere contro Zeliah. So già che non riuscirei a colpirla.
Immagino però che con la fortuna che mi ritrovo Eric mi piazzerà proprio contro di lei. Ed essendo un'ex Pacifica non riuscirei a combattere contro un'amica. Maledizione.

Tengo il ritmo e continuo a respirare regolarmente. Con la coda dell'occhio vedo la mia amica Candida rimanere pian piano indietro, finché non la vedo più.
Se mi fermo avrò perso, non posso fare niente per aiutarla.

Guardo il nostro sadico istruttore e mi accorgo che sta aumentando la velocità.
Dietro di me non sento più i passi degli altri iniziati ma non voglio girarmi a guardare.

Aumento anch'io il passo e raggiungo Eric, arrivando quasi al suo fianco.
Mi lancia un'occhiata.
«Sempre in mezzo ai piedi, Pacifica?» sbuffa.
«Sempre così dolce, Intrepido?» rispondo a tono.
Lui scuote la testa.

«Devi avere qualche desiderio di morte» mormora.
«Sai, penso che tu abbia ragione» rispondo sorridendo.

Tenergli testa si sta rivelando molto divertente. E anche pericoloso. Molto pericoloso.

Sbircio l'orologio «Stiamo correndo da mezz'ora».
«Lo so».
«Abbiamo perso gli altri».
«So anche questo».
«Che noioso che sei» sbuffo continuando a tenere il suo ritmo.

Lo vedo alzare l'angolo della bocca.
E quasi esulto dentro di me. Non l'ho mai visto ridere. Questo è un passo avanti. Qualsiasi cosa diversa dal solito broncio è una vittoria.

«Dove dobbiamo arrivare?» chiedo qualche minuto più tardi, mentre siamo ai piedi di una lunga strada in salita.
«Lassù, sotto i binari del treno» dice indicandomi il luogo.
«Perfetto» affermo «Ci vediamo, Eric».

Aumento la velocità e comincio ad affrontare la salita.
Sento le gambe cominciare a farmi male, e i polmoni bruciare per lo sforzo. Ma non mollo.
Mi concentro sulla respirazione e ascolto i passi di Eric appena dietro di me.

Faccio un altro sforzo e aumento ancora la velocità. Manca poco.
Sento Eric starmi dietro senza alcuno sforzo, ma non mi supera.
Siamo quasi arrivati sotto ai binari del treno e io sto per morire. Ma mi continuo a ripetere di continuare, e alla fine sono la prima ad arrivare.

Mi fermo e prendo fiato, poi mi butto a terra a pancia in su. Mi metto un braccio sulla faccia e chiudo gli occhi.

«Credo di non aver mai corso così tanto, e stranamente sono ancora viva» dico dopo qualche minuto di assoluto silenzio.
Ora mi viene il dubbio che quell'inquietante del mio istruttore se ne sia andato, lasciandomi qui.
Sarebbe capace di farlo.

Tolgo il braccio e mi alzo a sedere, guardandomi intorno.
Si è seduto a un metro da me. Non ha un capello fuori posto, sembra che non abbia fatto il minimo sforzo.
Non ha neanche il fiatone.

«Intrepido?» lo chiamo.
Lui si volta e punta gli occhi nei miei.
Quell'azzurro è ogni volta un colpo al cuore. Mi chiedo se sia sprecato su di lui. Bah.
«Ma tu sei umano?» mi esce.
Per la seconda volta lo vedo tentare di non sorridere, ma l'angolo della bocca lo tradisce.

«Ah! Stavi per sorridere!» esclamo indicando la sua bocca e sorrido soddisfatta.
Lui alza il sopracciglio pieno di piercing e continua a fissarmi.
«Secondo me sotto sotto...» comincio, ma vedo il suo sguardo terribilmente minaccioso e mi blocco.
«Ok, niente psicanalisi» mi arrendo alzando le mani.

«Desiderio di morte, si chiama» dice tornando a guardare la strada.
«Forse il mio istinto di sopravvivenza non funziona bene» mormoro.
«Direi» risponde lui.
«O forse funziona bene e tu non sei per niente pericoloso» aggiungo riflettendoci.
Lo guardo e incrocio il suo sguardo intimidatorio «Ok, sì. Lo sei, scusa».

«Ti hanno drogata?».
«Non che io sappia. Dobbiamo aspettare gli altri?».
Lui annuisce.
«Perfetto. Quindi posso decidere con chi combattere» dico prendendo un sasso da terra e tirandolo giù per la discesa davanti a noi.
«Ho già deciso con chi combatterai» mi annuncia senza fare una piega.
«Cosa? Ma hai detto...» comincio a discutere.
«So cosa ho detto, e sentiamo... Con chi vorresti combattere?» si volta e incrocia i suoi occhi con i miei.

Ci penso un po'.
«Se rispondo "con te"?» chiedo.
«Prima che tu lo dica, non è un desiderio di morte, è un desiderio di sopravvivenza. Nick, Paul, Derick, Kevin e Trina mi spedirebbero in infermeria. Zeliah non avrei il coraggio di colpirla, ed è per questo che avrai pensato di mettermi contro di lei. Lo so. Tu invece per quanto sei minaccioso e inquietante non mi hai fatto poi tanto male».

Eric si prende la testa tra le mani, poi mi guarda.
«E comunque» riprendo.
Ma la sua mano si schianta sulla mia bocca prima che possa continuare la frase. Lo guardo con gli occhi spalancati.
«Per favore, non parlare più, Pacifica. Sei incredibilmente snervante».

«Non puoi batterti ancora con me, per quanto mi alletti l'idea. Con chi altro vorresti batterti?».
Alzo la mano e afferro la sua, togliendola dal mio viso.
«Kevin?» chiedo non proprio convinta.
Lui fa un cenno, che non riesco a capire esattamente cosa voglia significare.

Guardo il suo polso che tengo ancora con la mano. Lo osservo con attenzione, accarezzando con gli occhi le linee nere sulla pelle. Con il dito dell'altra mano seguo i contorni del tatuaggio che gli esce dalla manica.
«Cosa stai facendo?» chiede scrutandomi.
«È bello» dico guardando quelle linee intrecciate.
Lui toglie il braccio dalla mia presa e torna a guardare in giro.

Finalmente sento dei passi, qualche minuto e gli altri iniziati ci raggiungono.
Hanno tutti il fiatone e più che correre stanno camminando.
«Alla buon'ora!» esclama Eric, alzandosi in piedi.

Una scelta per sempreWhere stories live. Discover now