Capitolo 2 - La Scelta

2.1K 105 6
                                    

Saliamo sul camion che ci porterà in città.
Mi siedo tra i miei genitori e mi guardo intorno. Ci sono una decina di miei coetanei, alcuni apparentemente tranquillissimi. Molti di loro non avranno nemmeno mai pensato di lasciare i Pacifici.

Il camion parte e come sempre le buche nella strada ci fanno sobbalzare. Alcuni bambini, probabilmente fratelli e sorelle di chi farà la scelta, ridono divertendosi tra loro.
Da piccola amavo i viaggi in camion, erano divertenti. Di solito c'era sempre qualcuno che suonava qualche strumento lungo il viaggio. Ho imparato moltissime canzoncine seduta su questi cosi, insieme ai miei coetanei.

Ora però non riesco a pensare ad altro che alla scelta. Tra un'ora o poco più avrò deciso per sempre quale sarà la mia fazione, quale sarà la mia vita.

Arriviamo davanti al Centro, che si staglia sulla città. Scendiamo dal camion e saliamo in gruppo i gradini dell'ingresso. Prendiamo l'ascensore.
Vedo un gruppo di abneganti che scelgono di salire le scale, per lasciare il posto nell'ascensore agli altri.
Altruismo.
Non penso riuscirei ad essere sempre come loro. Sono altruista, ma non fino a questo punto.

Aspettiamo che l'ascensore si riempia. Ci sono macchie rosse e gialle, Pacifici.
Vestiti bianchi e neri, Candidi.
Alcune macchie di blu, Eruditi.

Saliamo fino al ventesimo piano e lì le porte dell'ascensore si riaprono. Seguo la mia famiglia fin dentro la stanza in cui avverrà la Cerimonia della Scelta. È divisa in cerchi concentrici.

Prendo posto nel cerchio esterno, assegnato a tutti i sedicenni. Con lo sguardo saluto i miei genitori e Amineah, che vanno a sedersi insieme agli altri Pacifici.

Siamo disposti in ordine alfabetico. Sono tra un Erudito e una Candida. Non riesco a decifrare le loro espressioni, forse sono calmi o forse sono nervosi come me.

Quest'anno la fazione incaricata a presiedere la Cerimonia della Scelta è la mia. Tocca ai Pacifici.

Johanna Reyes sale sul palco. Non è il nostro capo, noi non riconosciamo un capo, ma lei è la nostra rappresentante.
Sarà lei a fare il discorso di apertura, lei chiamerà il mio nome.

Passo con gli occhi le cinque coppe di metallo disposte al centro della stanza. Ognuna contiene il simbolo di una fazione: pietre grigie per gli Abneganti, acqua per gli Eruditi, terra per i Pacifici, carboni ardenti per gli Intrepidi e vetro per i Candidi.

Quando Johanna mi chiamerà dovrò raggiungere il centro della sala, prendere il coltello che mi porgerà e farmi un taglio sulla mano. Dovrò lasciar gocciolare il mio sangue nella coppa della fazione che sceglierò.

Il mio sangue sulla terra: Pacifica. Lavorare nei campi, diventare assistente sociale o psicologa, vivere sempre nella serenità, essere in pace con tutti.

Il mio sangue sulle pietre: Abnegante.
Mettere gli altri al primo posto, pensare agli altri prima che a me, essere altruista e vivere nella semplicità, rinunciare alle cose ritenute superflue.

Il mio sangue nell'acqua: Erudita.
La sapienza, essere alla continua ricerca del sapere, studiare e studiare, diventare medico o insegnante, fare ricerche e perfezionare le cose esistenti.

Il mio sangue sul vetro: Candida.
Perseguire l'onestà, la sincerità con le persone che ci circondano, non dire bugie, lasciare che tutti i pensieri siano alla luce del sole.

Il mio sangue sui carboni: Intrepida.
Preferire il coraggio, saltare su e giù dai treni, il caos, proteggere gli altri, sentire l'adrenalina scorrere nelle vene.

Johanna inizia il suo discorso. Io vago con lo sguardo. Le fazioni sono divise in settori. Rosso/giallo, blu, bianco/nero, grigio, nero.

Per quanto mi sforzi di concentrarmi sul discorso di Johanna, i pensieri prendono il sopravvento e mi ritrovo a cercare di non andare in panico.
Sento a malapena quando parla della storia della nostra città e delle fazioni.

«Le fazioni vivono in pace da molti anni, lavoriano insieme e ognuna dà il suo contributo alla città. Gli Abneganti ci forniscono governanti altruisti, i Candidi soddisfano il bisogno di autorità giudiziarie, gli Eruditi ci procurano insegnanti e ricercatori intelligenti, gli Intrepidi ci garantiscono protezione, i Pacifici forniscono assistenti sociali e consulenti. Nessuna fazione può sopravvivere senza le altre, ogni fazione è importante per il funzionamento e il mantenimento di questa città. Le nostre fazioni sono la nostra famiglia, il nostro lavoro, la nostra vita».

La fazione prima del sangue

Ecco che ritorna questo concetto.
La voce di Johanna è rassicurante, trasmette pace e serenità.
È quasi riuscita a calmarmi.

Lei conclude il discorso e inizia a leggere dalla lista i nomi dei miei coetanei.
Uno dopo l'altro escono dalla fila e vanno verso il centro della sala.

Il primo ragazzo sceglie gli Eruditi, la stessa fazione da cui proviene: le sue gocce di sangue fanno prendere all'acqua una sfumatura rosata.

La cerimonia continua, ragazzi che si alzano, fanno la loro scelta e raggiungono una fazione.
Alcuni li conosco, eravamo insieme a scuola. Ma non saprei ripetere i nomi.

Rimango al mio posto, torturandomi le mani. Cerco di nascondere il mio nervosismo, ma non so se ci riesco.

«Simon Felmey» chiama Johanna.
Lui si alza, è vestito di bianco e nero. Candido.
Lo seguo con gli occhi fino al centro della sala. Prende il coltello, si taglia e fa gocciolare il suo sangue nell'acqua che diventa sempre più rossa.

Un mormorio si diffonde nella sala. È il primo trasfazione.
Sarà considerato un traditore da ora in poi. La sua famiglia potrà fargli visita tra una settimana e mezzo, nel Giorno delle Visite. Chissà se lo farà o no.

«Chris Friden».

L'erudito al mio fianco si alza e raggiunge il centro.
Non vedo cosa fa. Sono troppo in ansia.

«Aimeen Gryn».

Ecco.
Mi alzo e mi impongo di camminare.
Johanna mi rivolge un sorriso mentre mi porge il coltello. Lo prendo.
Faccio un respiro profondo e poi premo la lama sul palmo della mia mano. Alcune gocce di sangue fanno capolino.
Le guardo, chiudo un attimo gli occhi. Li riapro, chiudo la mano a pugno e la porto sopra la coppa che sta davanti a me.
Il mio sangue cade sui carboni ardenti, facendoli sfrigolare.

L'ho fatto.
Ho scelto. Ma non i Pacifici, ho scelto gli Intrepidi.
Un mormorio mi accompagna mentre raggiungo la mia nuova fazione. Una macchia rossa tra il gruppo nero di persone.

Con gli occhi osservo il gruppo rosso/giallo dall'altra parte della sala.
Trovo i miei genitori e mia sorella.
Mamma e papà mi fanno un cenno e un sorriso. Ma capisco che sono anche dispiaciuti.
Però sanno che ho scelto il meglio per me.

Ma quello che mi spezza il cuore è vedere Amineah asciugarsi le lacrime.
La guardo e lei guarda me. Per un momento esistiamo solo noi due.

Ora avrà capito perché questa mattina l'ho stretta a me e le ho detto che le voglio bene. Avrà capito perché ho voluto intrecciarle io i capelli e non lasciarlo fare alla mamma.
Le sorrido. E mi arriva il suo sorriso in risposta.
Sbatto gli occhi per non piangere. Non devo piangere.

Aspetto con gli altri Intrepidi della mia età che sono rimasti nella loro fazione. Non so quanto tempo passi, ma alla fine sento il saluto di Johanna. La Cerimonia della Scelta si è conclusa.

Una scelta per sempreWhere stories live. Discover now