Il mocio del rimpianto

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"Sadie?!" Lars esclamò il nome della ragazza, colto di sorpresa.

"Ehi Lars, buongiorno sindaco Dewey..." salutò Sadie, appena entrata nel Ciambellone.

"Buongiorno Sadie, vuole ordinare qualcosa?" chiese Dewey.

"No, grazie, sono qui per Lars..."

Sentendo il suo nome, il ragazzo si voltò di spalle, tenendole il broncio.

"Lars... scusami..."

Lars incrociò le braccia. 

Sadie lo notò, e gli dolse il cuore. Si sentiva veramente in colpa, ma non poteva farci niente. Non era totalmente colpa sua.

Riprese a parlare:

"Ad ogni modo... volevo chiederti se domani verrai alla festa a sorpresa Steven..."

"No." rispose secco.

"Ah, peccato... perché se no potevamo andarci assieme..."

Dewey, sentendo nominare la festa, intervenne:

"Io ci vado, mi ha invitato Lapis!"

Sadie si voltò, verso l'uomo che era entrato nel discorso a random.

"Ah, bene..." Sadie rise imbarazzata.

Poi guardò in direzione di Lars, aspettando che dicesse qualcosa. Ma non aprí bocca.

Sadie allora sospirò, se ne andò dal locale.
Dopo che la porta si era chiusa, Dewey gli domandò:

"Ti piace la ragazza, eh ragazzo ciambella?"

Lars non rispose.

"Beh in effetti avete lavorato qui, assieme. Allora ero ancora sindaco, che bei tempi..."

Lars lo interruppe, scocciato:

"Sei noioso."

"Quando ero sindaco, non ero noioso..."

"Lo eri invece. Sei sempre stato noioso."

"Ma ero il sindaco, tutto mi era concesso... quanto mi manca il mio lavoro..." all'uomo scese una lacrimuccia.

"Sei noioso, e patetico."

"Lo so... nessuno mi vuole! Sono brutto, pelato e inutile!"

Lars si disperó dentro. Un'altra sceneggiata vittimista.

"È vero."

"Lo so... ma nonostante ciò ho trovato un angelo che mi ama!" disse con la faccia da innamorato perso.

"Ah, la scontrosa blu che ogni tanto viene qui a trovarti?"

Dewey non sembrò averlo sentito: aveva ancora una faccia sognante, quasi vedesse in quel momento non solo un vero angelo, ma anche Dio stesso.

"Oh, sí... lei è così stupenda... e magra... e bella..."

Lars non era convinto. Le sembrava la solita gemma ipersensibile. Insomma, era anche lui ipersensibile, però cercava di dimenticarsene il più possibile. Forse la coerenza non era proprio un suo punto di forza.

E comunque, se non sembrava ipersensibile, gli altri credevano veramente che non lo fosse.

"Tu non puoi capire quanto io sia fortunato..." continuava l'uomo di mezza età.

"Certo, fortunatissimo..." brontoló Lars.

"Sicuro... lei è così bella... e dolce..."

"Ma la vuoi smettere di parlare di quella strana! Non gliene frega niente a nessuno!"

La sfuriata di Lars lasciò per un primo momento il sindaco sbigottito.

Ma poi l'uomo si rattristì.

"Scusa. Aveva ragione: Nanefua non piaccio a nessuno..."

Lars stava per gridargli di nuovo contro, ma si trattenne.

Chiuse la faccenda, iniziando a pulire il pavimento.

Però improvvisamente, riflettendo sul discorso che avevano avuto, si ricordò di una cosa. Ma non ne era certo, perciò desiderava chiederglielo.

Tentennò. Non sapeva se fosse caso parlargli dopo averlo trattato così. Lo guardò.

Però poi si decise:

"Ehi, Dewey..."

"Sì?" chiese William, con le lacrime agli occhi.

"Quindi... tu vai alla festa?"

Dewey annuì.

Ricalò il silenzio. Lars era imbarazzato, ma si sforzó:

"Volevo chiederti... non è che potrei venire anche io con te?"

Dewey annuì, depresso.

Lars riprese a pulire, riflettendo.

E, in quel momento, capì cosa aveva fatto: una cazzata.

Si era infilato nella festa.

Sarebbe stato meglio non chiedere niente, così il giorno dopo sarebbe rimasto a casa.

Ma perché aveva desiderato andarci?

In realtà sapeva quale fosse il motivo: vedere Sadie di nuovo.

Anche se lei lo aveva abbandonato per la sua band, e lui l'aveva appena maltrattata, lei gli mancava. E per questo si odiava.
Lui la odiava per ciò che gli aveva fatto, ma la amava.

Strofinò il mocio con ancora piú violenza, tra un rimpianto e l'altro.

Trash universeWhere stories live. Discover now