64 - Al mare

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Una volta, al mare, mi sono persa la sorella. È successo un sacco di tempo fa eppure non riesco a dimenticarlo, anzi, diciamo pure che è uno dei ricordi più vivi di tutta la mia infanzia. Avevo sei anni e mamma mi ha lasciato andare a comprare il gelato tenendo Sabrina per mano, bastavano pochi passi per raggiungere il bar appena fuori dalla spiaggia. Con noi c'era la mia amichetta Patrizia e mentre sceglievamo i gusti con il naso appoggiato al vetro della gelateria ho perso di vista il tesorino che mi era stato affidato. «Stai lì buona per un attimo» le avevo raccomandato ma, fin da allora, quella stordita faceva di testa sua. Quando mi sono accorta che non era più lì accanto a me ho mantenuto la calma, ero già abbastanza in gamba da rendermi conto che non poteva essere andata lontano. Per prima cosa sono ridiscesa in spiaggia, speravo di intercettarla prima che tornasse da mamma, giusto per evitare le conseguenze della mia sbadataggine. Niente, nel vialetto che tagliava in due i Bagni Romeo non c'era traccia di Sabrina. Allora le parolacce non facevano ancora parte del mio vocabolario ma, in quel momento, se ne avessi conosciuta qualcuna l'avrei certamente usata per maledire il destino e quell'idiota di mia sorella. Con pazienza e coraggio ho iniziato a perlustrare metodicamente la spiaggia stando bene attenta a non farmi vedere dalla mamma. Patrizia mi seguiva a ruota, molto più spaventata di me. Con passo felpato ho raggiunto il confine tra il nostro stabilimento balneare e quello vicino, partendo dall'ultima ho iniziato a scrutare attentamente ogni fila di sdraio, prima a destra e poi a sinistra. In quel modo sono arrivata fino alla battigia senza mai incontrare con lo sguardo il costumino azzurro di mia sorella né le sue treccine bionde. Ripensandoci ora, poteva essere la soluzione di tutti i miei problemi passati, presenti e futuri. Una bella sparizione inspiegabile e chi si è visto si è visto. In realtà, la Ginevra di sei anni a quel punto iniziava ad avvertire il disagio, già sentiva i rimproveri dei genitori e la delusione nelle loro voci, come al solito una colpa della sorellina sarebbe ricaduta su di lei. Insomma, anche se a quei tempi non mi sarei espressa in questi termini, posso ben dire che ero incazzata come un bufalo. Prima di darmi per vinta e chiamare in soccorso la mamma ho deciso di fare un ultimo tentativo. Se non è del tutto scema, ricordo di aver pensato, quando si accorgerà di essere sola tornerà dove ci siamo lasciate. Già salendo i gradini che portavano fuori dalla spiaggia ho capito che la mia intuizione era giusta. Quell'incorreggibile frignona di mia sorella teneva banco di fronte alla gelateria ululando a sirena spiegata la sua disperazione, ormai era entrata perfettamente nella parte della poppante abbandonata. Quando l'ho vista sepolta dalle carezze di due signore premurose il mio primo istinto sarebbe stato quello di ficcarle due dita negli occhi e poi strattonarla fin sotto l'ombrellone dove c'era la mamma. Ero troppo furba per fare una cosa del genere, sapevo che non mi conveniva riportarla all'ovile in quello stato. Dopo essermi fatta riconoscere da Sabrina ho avuto il mio bel da fare per convincere le signore a farsi gli affari loro, non erano dei nostri bagni per fortuna e non sapevano chi fosse nostra madre, così non hanno potuto correre da lei a raccontare tutto, immaginatevi con quanto gusto l'avrebbero fatto, le pettegolone. Il momento più bello, in tutto quel casino, è stato quando ho abbracciato Sabrina per farla tacere. Ho sentito il suo tremito diminuire mentre la stringevo e i suoi singhiozzi placarsi un po' per volta contro la mia spalla, capivo che consolarla faceva bene a me quanto a lei e, stranamente, è stato in quell'istante che mi sono spaventata per averla persa. Prima di riportarla indietro le ho comprato un gelato enorme, lasciandole scegliere i gusti con il ditino che indicava le vaschette, le ho concesso di mangiarselo in pace intanto che le si asciugavano gli occhi e le tracce della paura scomparivano dal suo viso. «Non dirlo alla mamma. Prometti» l'ho scongiurata sulla via del ritorno. Lei ha annuito tutta seria e abbiamo stretto in quel modo il nostro primo vero patto tra sorelle. L'ha infranto tre nanosecondi dopo aver rivisto la mamma, scoppiando a piangere tra le sue braccia. Mi sono beccata un sacco di rimproveri quel pomeriggio e anche una punizione: niente bagno in mare per tutto il giorno seguente. Sabrina l'avrei voluta strozzare per non aver mantenuto il nostro segreto ma col tempo ho capito e l'ho quasi perdonata, non è che non volesse farlo, era solo troppo piccola per riuscirci.

 Sabrina l'avrei voluta strozzare per non aver mantenuto il nostro segreto ma col tempo ho capito e l'ho quasi perdonata, non è che non volesse farlo, era solo troppo piccola per riuscirci

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UNA RAGAZZAWhere stories live. Discover now