5 - Il Gran Premio

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È sabato pomeriggio e mi torna la voglia di imbrattare qualche foglio bianco. Virtuale, s'intende. Non avrete mica pensato che l'originale di questo capolavoro sia stato scritto a penna stilo su carta colorata, magari rosa? Oh, sì, qualcuno di voi l'ha pensato, si è immaginato uno di quei quadernetti a righe rilegati in finta pelle con una piccola serratura dorata chiusa da una microscopica chiave, anch'essa dorata, che io dovrei tenere nascosta in qualche posto segretissimo o addirittura appesa alla catenina. Sì, ve lo concedo, è una visione molto romantica ma, dovete concederlo voi a me, anche piuttosto antiquata. Pensandoci bene, il diario segreto di mia sorella probabilmente sarebbe così. Il mio, mi spiace deludervi, lo sto scrivendo sul Mac portatile. Se vi intriga l'idea della segretezza sappiate che la password necessaria per accedere ai fatti miei è praticamente impossibile da indovinare, quella parolina è molto più sicura della chiave dorata e la posso conservare semplicemente in un luogo inaccessibile del mio cervello.

Per la cronaca quel giorno sono uscita dal bagno prima della fine dell'intervallo e da quel momento in avanti le cose non sono andate poi così male. Ho ascoltato le storie degli altri e riguardo a me stessa sono stata sul vago. Balle non ne ho raccontate, diciamo che nella mia versione dei fatti c'è qualche omissis ma un po' di mistero alla fine è intrigante e quanto a Manu, che s'impicchi. Dovesse sputtanarmi, poco male, sarebbe la sua parola contro la mia, e la parola di una zoccola non ha mai avuto molto valore.

Sono uscita in giardino, poco fa, e dall'altra parte della strada c'era Gianluca che lavorava a torso nudo. È una giornata abbastanza calda oggi e lui stava scartavetrando metodicamente una persiana appoggiata su dei cavalletti. Gianluca abita nella casa di fronte, studia medicina ma è capace di fare anche quel genere di lavori manuali così meravigliosamente maschili. Morivo dalla voglia di trovare una scusa per salutarlo ma era così concentrato che non c'è stato verso di attirare la sua attenzione. Questo ragazzo ha il fisico da pallavolista, il sorriso di uno che finge di non sapere di essere uno strafigo e, purtroppo, una fidanzata che sembra uscita da un film. Oltre a essere talmente bella da impedire, persino a me, di sollevare qualsiasi obiezione, quando me l'ha presentata è stata pure abbastanza simpatica, come se si stesse sforzando di non lasciarmi alcun appiglio per odiarla, un po' come fa a volte mia sorella, e allora io, per non dargliela vinta, ho deciso di odiarla ugualmente e nelle mie maledizioni quotidiane non mi dimentico mai di lei.

Ho rimirato Gianluca e i suoi muscoli in azione per qualche minuto poi mi sono rassegnata e sono salita quassù nella mia camera a scrivere. I ragazzi, che razza meravigliosa e dannata. Il loro cervello è esattamente l'opposto di quello dei gatti, tanto è impenetrabile lo sguardo dei felini tanto trasparente è la fronte dei maschi umani. Mi sembra di vederlo quel meccanismo che gira nello spazio tra le loro orecchie, è una macchina semplice, fatta di pochi pezzi che si muovono in modo prevedibile e producono più o meno sempre gli stessi risultati, anche perché l'antenna da cui il congegno riceve la maggior parte dei comandi sta da tutt'altra parte. Eppure queste inesauribili fonti di delusioni e incazzature a volte ti guardano in un modo che è difficile da ignorare. Si spostano nel mondo con una noncuranza che noi femmine possiamo solo invidiare ma sono anche capaci di rinchiudersi dentro inspiegabili timidezze dalle quali ti illudi possa sbocciare da un momento all'altro qualcosa di meraviglioso. Non accade quasi mai, ma l'attesa è sempre bellissima. E poi, i loro corpi, i loro volti, a volte possiedono una purezza tanto intensa da farti dimenticare tutto il resto.

Bellezza, Intelligenza, Soldi, in ordine d'importanza, questa è la triade magica in base alla quale bisognerebbe scegliere i ragazzi con cui stare. Noi ragazze veneriamo in segreto queste tre divinità e ci illudiamo di poterle trovare incarnate in una sola persona, poi, se mi guardo intorno, devo supporre che la classifica col tempo tende un po' a rimescolarsi e tutte le donne sono costrette ad accettare qualche compromesso. A sedici anni ho ancora il diritto di mettere la Bellezza al primo posto, perciò lasciatemi sbavare dietro a Gianluca senza rimorsi.

Con questo, sia ben chiaro, non vuol dire che io sia una zoccola, anzi sono molto selettiva e mi rifiuto di partecipare al Gran Premio. Quale Gran Premio? Ma dove vivete? Non lo so cosa sta succedendo ma sembra che affrettarsi al traguardo sia diventato un titolo di merito. Non che mi manchi la curiosità di sapere cosa succede quando si arriva al dunque con un ragazzo, non so se mi spiego. I miei ormoni urlano a squarciagola come quelli di qualunque sedicenne ma c'è qualcosa che mi impedisce di considerare tutto questo con superficialità. Ma come? Direte voi, fai tanto la disinvolta con le parolacce e tutto il resto e poi salta fuori che sei una suora? Potreste anche farvi i cavoli vostri, tanto per cominciare, ma se proprio ci tenete a saperlo: no, non l'ho ancora fatto. Non intendo farlo così per sport o perché la mia migliore amica l'ha già fatto e metà delle ragazze che conosco l'hanno già fatto o per altri stupidi motivi legati alla competizione con le mie coetanee. Non provo alcuna invidia per chi ha già attraversato il Rubicone, né tanto meno mi sento in qualche modo inferiore per questo motivo e, sia ben chiaro, non sto interpretando la parte della volpe incapace di raggiungere l'uva. Ve l'ho detto, al Gran Premio del chi la dà via più in fretta non ho intenzione di partecipare, chiaro? Il perché è presto detto, non è che io voglia mantenermi illibata per l'uomo della mia vita o cazzate simili, ma non voglio nemmeno incontrare per strada un tizio tra dieci anni e domandarmi come sia stato possibile averlo fatto proprio con un coglione simile. Quando incontrerò il tizio che è stato il primo o anche uno di quelli che verranno dopo, detto tra noi spero non siano troppi ma nemmeno troppo pochi, sarà inevitabile provare una punta di imbarazzo ma, insieme a quella, vorrei ci fosse anche un po' di rimpianto per qualcosa che avrebbe potuto funzionare o che, almeno per un breve periodo, è stato davvero bello.

Due estati fa ho limonato con un tizio al mare, era più grande di me e piuttosto figo ma dopo si è comportato talmente da coglione che mi sono vergognata come una ladra per essere stata con lui. Il punto è che lo sapevo, avevo tutti gli indizi necessari per concludere che stavo facendo una cazzata ma in quel momento mi andava troppo di farla. Quell'esperienza però non è stata inutile, il suo sorriso idiota ogni volta che mi incontrava dopo avermi scaricata ce l'ho registrato in memoria e funziona come una specie di antivirus che entra in azione ogni volta che sto per fare una cazzata con un ragazzo solo per il gusto di farla. Funziona sempre, beh diciamo quasi sempre.

 Funziona sempre, beh diciamo quasi sempre

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