63 - Tè e biscotti

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La cartolina che le avevo spedito occupava il posto d'onore al centro del tavolo. Lei era stata così gentile da chiamarmi al cellulare per ringraziare non appena l'aveva ricevuta. Le poste, una volta tanto, si erano dimostrate all'altezza del loro compito e la veduta di Firenze mi aveva preceduto sulla strada verso casa.

La sera sfilava veloce fuori dal finestrino del pullman e io sonnecchiavo con la testa appoggiata alla spalla di Vincenzo quando era squillato il telefono.

«Ciao Assunta, che bella sorpresa!» avevo esordito, ero davvero contenta di sentirla. Può capitare che le cose migliori piovano tutte nello stesso posto allo stesso momento e allora quasi ti senti in colpa per tanta fortuna.

Superati i convenevoli avevo chiacchierato con la mia amica ultranovantenne lasciando che quelle parole leggere galleggiassero allegramente nella penombra come tante ochette di gomma in una vasca da bagno.

«Grandi novità» le avevo annunciato quando mi aveva chiesto com'era andata e la promessa di andarla a trovare al più presto era venuta di conseguenza.

Ed eccomi lì, seduta al tavolo della sua cucina, la cartolina a ricordarmi quanto erano stati fantastici i giorni precedenti e il solito inappuntabile tè con i biscotti fatti in casa a darmi la piacevole illusione che in quel luogo nulla sarebbe mai cambiato.

«Sei innamorata?» mi ha chiesto Assunta, mentre addentavo un frollino.

Metà biscotto mi è sfuggito di mano ed è precipitato nella tazzina mentre assorbivo quella domanda tanto diretta.

«Era ora» ha proseguito, senza dare alcuna importanza alla mia sorpresa, poi con l'aria di farmi una concessione ha spiegato: «Come faccio a saperlo? Alla tua età cos'altro può essere una Grande Novità? E poi, Ginevra, ti si legge in faccia.»

«Si vede tanto?» le ho chiesto, decidendo che era impossibile non stare al gioco di quella persona adorabile.

Vederla annuire profondamente per farmi capire quanto la sapeva lunga mi ha fatto l'effetto del solletico sotto la pianta dei piedi e sono scoppiata a ridere. Lei mi ha seguito senza sforzo e ci siamo divertite a brillare di stupidità per un po'.

«E tu, Assunta» le ho sparato a bruciapelo, tornando seria all'improvviso «com'è stata la prima volta che ti sei innamorata sul serio?»

Anche lei ha smesso di giocare, riconoscendo che il momento era solenne: due donne si stavano confidando.

Ha sospirato e il suo viso in quell'istante era esattamente come immaginavo che sarebbe stato. L'avevo sognato, forse, oppure ho visto in lei me stessa tra molti anni e il modo in cui potrei sospirare pensando a Vincenzo, comunque vadano le cose.

«Si chiamava Sergio ed era un compagno di scuola» ha detto. «Non c'è bisogno che ti spieghi com'è stato. Lo sai.»

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UNA RAGAZZATempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang