Capitolo 38

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Sono seduta sul letto, sto messaggiando con Jonah, che mi sta tenendo informata delle novità che stanno succedendo a Denver. In realtà nulla di interessante, se non che il campo senza di noi sembra più vuoto e non vede l'ora che inizino i mondiali per poterci seguire in televisione e fare il tifo con Becca dal divano, in piena notte, visto che saranno in diretta.

Cerco di prestargli attenzione, ma in realtà sono davvero stanca e annoiata dalla conversazione, certo ci sta provando a intrattenermi, ma non è colpa sua, sono io con la testa in altri pensieri.

Sento ad un certo punto bussare alla porta, vado ad aprire, trovandomi davanti Mark, Jack e Robert che mi sorridono, vestiti per andare a ballare, con camicie, jeans e sneakers.

-Dove andate di bello?- chiedo curiosa, appoggiandomi alla porta.

-In realtà, dove verrai di bello- dicono i ragazzi, mentre io cerco di capire.

Qui in Australia per i minorenni c'è il coprifuoco, entro le dieci devono essere tutti fuori dai locali e nessuno li ammette più, di conseguenza la serata finisce molto velocemente.

-Cosa?- cerco ancora di assimilare e loro mi guardano divertiti. Ho paura di venire a sapere cosa hanno organizzato questi pazzi.

-A mezz'ora da qui c'è un bar, gestito da dei ragazzi americani, ci hanno detto che possono farti entrare e tenerti un po' di più rispetto al coprifuoco, ma l'importante è che tu non beva- dicono e io annuisco, contenta di poter uscire, non ostante questa cosa sia illegalissima e rischiamo una multa abbastanza cara.

-Corro a cambiarmi e arrivo- dico, sorridendo e fiondandomi nella mia stanza. Meno male che con l'idea di andare a dormire, mi sono già fatta la doccia.

Prendo dei pantaloncini corti, sotto metto dei collant e metto una maglia che lascia parte dell'ombelico di fuori, ai piedi le mie amate Vans nere. Un filo di trucco veloce, capelli sciolti.

Vicino al comodino prendo chiavi, telefono e passaporto, nel caso non si sa mai, meglio averlo e mi dirigo fuori, vedendo che nell'intanto ci hanno raggiunti Roy e Tom.

Il moro mi sorride e io arrossisco, per poi venir raggiunta da quest'ultimo.

-Stai benissimo sta sera- dice sorridendo e io mi mordo l'interno di una guancia. Non riesco a interpretare l'effetto che mi fa.

Quando sono con lui mi sento in un altro mondo, un altro parallelo, completamente diverso, più colorato, rilassato e soprattutto protettivo.

-Grazie, anche tu- dico, vedendolo in una camicia nera e i jeans dello stesso colore e ai piedi delle Converse bianche, per spezzare un po'.

Lo vedo sorridere e poi darmi un bacio sulla guancia, che mi lascia stupita. Un gesto naturale, senza pretese, inaspettato.

Sono davvero senza parole, dopo il bacio da cui sono praticamente scappata, con Roy non ho più tanto parlato, non sapendo i sentimenti che provassi per lui.

Ma ora, sto iniziando a capire le vere farfalle nello stomaco, quel arrossire sempre in sua presenza ed essere costantemente impacciata.

Soprattutto il soffermarmi a studiarlo, più spesso che con le altre persone, per cercare di capire cosa stia pensando e soprattutto capire il suo linguaggio corporeo.

Mi piace proprio l'idea di studiarlo talmente tanto da poter conoscere ogni imperfezione che lo rende comunque strepitosamente bello, ogni asimmetria del viso e ogni cicatrice che ha sul corpo.

Voglio conoscere i suoi sogni, quelli di adesso e quelli che aveva da bambino, conoscere meglio la sua storia per poterlo capire.

Voglio conoscere Roy, ma non solo come amico.

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