Capitolo 6

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-Sunny sei sicura?- mi chiede Jonah, seduto alla sua scrivania, mentre sta scrivendo qualcosa al computer.
-Di cosa? Di andare a vivere, contando te, con sette ragazzi ed essere l'unica ragazza? Certo che no!- dico, allungandomi sul suo letto.
-Certo, sarebbe una buona opportunità e non dovremmo pagare tanto d'affitto- dice, fermandosi dal battere sulla tastiera.
-Io inizierei comunque a cercare un lavoro part-time!- dico ovvia, alzandomi sui gomiti per guardarlo.
-Non basterebbero Sunny, per un appartamento solo nostro.
E poi cosa c'è di meglio di tutti ragazzi che fanno motocross? Potrebbero aiutarti!- dice sorridente, guardandomi.
Io sbuffo, lanciando di nuovo la testa all'indietro.
- Non sarà tanto diverso dal dover sopportare te e Albert no?- chiedo, coprendomi la faccia con le mani.
-Beh, in effetti sei già allenata, poi sono più grandi, magari non ti calcoleranno così tanto come pensi tu- dice, tornando a guardare il computer.
-Hai ragione, domani credo che dovremmo parlare con Robert- dico, alzandomi dal letto.
-Lo penso anche io, adesso torna a studiare! Prima che mamma ti sgridi- dice, facendomi segno di andare con la mano.
Esco ancora pensierosa. Non credo sarebbe una brutta esperienza, bisogna solo capire la zona in cui dovremmo andare a vivere.
Entro in camera mia, mi metto a studiare fisica, quando sento uno strano rumore provenire dal piano di sotto.
Vedo mio fratello correre verso le scale, così lo seguo anche io, cercando di non farmi male.
Arrivo e sento la porta battere con violenza, Jonah mi guarda e mi fa segno di stare in silenzio, io annuisco e resto sul vano delle scale.
-Jonah!- dice una voce biascicante, che però riesco a riconoscere, mi sporgo e vedo Joachim.
-Joachim?- chiede confuso il ragazzo, guardando il moro che ride e barcolla dentro casa.
-Ciao amico, come va?- chiede, battendo una mano sulla spalla a mio fratello, per poi lasciarsi andare per terra.
Io esco dal mio nascondiglio e raggiungo i due, preoccupata.
Sono solo le quattro del pomeriggio, come fa a essere già ridotto in questo stato? Guardo mio fratello, anche lui preoccupato.
-Jo, che ci fai qui? E soprattutto, perché sei ubriaco?- chiede duro Jonah, ma di risposta riceve solo un risolino.
Alza gli occhi al cielo e torna a guardare Joachim per terra.
-Non te lo chiederò un altra volta- dice duro, guardando ancora la sagoma del ragazzo per terra.
-Sono stato cacciato dal team di motocross del college- dice in una risatina nervosa, per poi tentare di alzarsi.
-Cosa?- chiedo, praticamente urlando.
-Beh, ho fatto una cazzata prima delle vacanze di primavera e quindi, mi hanno espulso- dice lui, alzandosi a sedere.
Io e Jonah ci guardiamo un attimo, per poi tornare a fissare il ragazzo ormai seduto.
-Cosa avresti fatto?- chiede mio fratello e al moro riparte un altro risolino.
-Sono andato a letto con la figlia del nostro allenatore, non doveva venirlo a sapere, ma poi qualcuno glielo ha spifferato e voilà- dice ancora ridacchiando.
Non capisco, sono al college, una ragazza ormai adulta e per questo dovrebbero cacciarlo dalla squadra? Non ha senso!
-Jo non c'entra solo il fatto che sei andato a letto con la figlia del mister vero?- dice Jonah, guardando il suo migliore amico.
Il moro abbassa la testa e fa no oscillando il cranio.
-Ho cominciato a spacciare, ma mi hanno beccato- dice, con una serietà a me sconosciuta, non avevo mai visto quel ragazzo così serio prima d'ora.
Io incrocio le braccia al petto, non so cosa provare.
Credo di essere confusa, sbalordita e delusa da quello che era il mio modello, che lo è stato per così tanto tempo.
-Hanno fatto bene a farlo- dice una voce, che subito dopo riconosco essere la mia.
-Sunny...- cerca di ammonirmi mio fratello ma io gli punto un occhiata di fuoco.
-Tu eri il mio esempio, eri un fratello, mi hai cresciuta su quella pista, mi hai aiutata. Tu sei stato un campione, hai avuto tutto quello che tanti ragazzi sognano e sei entrato in una scuola che poteva permettersi moto, pista e fama per i suoi allievi e hai buttato tutto così! Un occasione per la quale hai lavorato anni, per la quale sto lavorando anche io! Mi hai deluso Joachim, mi hai totalmente deluso- dico, ormai con le lacrime agli occhi.
Non pensavo potesse essere così, che buttasse via la sua splendida carriera, il mio sogno di una vita, per qualche pasticca.
Sento le lacrime bagnarmi le guance, il ragazzo davanti a me non alza lo sguardo, mentre mio fratello cerca di avvicinarsi ma io lo allontano, voglio stare da sola in questo momento.
-Sai, tu mi hai fatta appassionare a questo sport. Tu mi hai sempre detto di combattere per ottenere ciò che volevo, di combattere per il sogno di essere una delle poche ragazza ad aver vinto il titolo nazionale.
Ci credevo, credevo in te e in tutto quello che stavi costruendo. Ma ti sei buttato via per qualcosa che non farà la tua felicità- dico, andando verso le scale, con ancora le lacrime bagnarmi il viso.
Salgo le scale di corsa, prendo il mio casco è un giubbotto di pelle, scendo e esco di casa.
Non so dove voglio andare , faccio una strada in maniera del tutto meccanica e appena mi fermo, davanti a me vedo un cancello che conosco bene.
Sono nella vecchia pista, dove sono cresciuta e maturata, quella che per me è stata casa.
Apro e vado verso la pista da motocross.
Salgo nella parte più alta degli spalti e mi rannicchio li, con solo il rumore dei motori delle moto che sgasano ogni tanto, riconosco i quattro tempi e i due tempi, i 125 dai 50.
Mi rilassa, mi sembra di sentire della musica e non un insieme di benzina, aria e metallo che permettono a un meccanismo di muoversi.
-Sunny?- chiede una voce maschile, che subito non riconosco.
Alzo la testa e vedo Max guardarmi e sorridermi, per poi sedersi vicino a me.
-Salivi qui su quando avevi dodici anni e le gare non andavano come volevi, o quando litigavi con tuo padre o Albert- dice, guardando verso la pista.
Mi limito ad annuire, guardando anche io le moto degli junior girare in campo.
-Che è successo sta volta?- mi chiede, sta volta guardandomi.
-Si tratta di Joachim- dico, tirando su con il naso, in maniera rumorosa.
-Joachim?- chiede stupito e io annuisco.
-È stato buttato fuori dalla squadra di motocross perché spacciava. Capisci? Spacciava! Lui stava coltivando il sogno di molti ragazzi che sono in questo mondo di motori e se l'è fatto scappare in questa maniera.- dico, iniziano a piangere di nuovo. Non è tristezza, è solo rabbia e delusione.
-Sunny, purtroppo Joachim non ha mai avuto la testa per reggere la fama, allenamenti da cui ci si aspettava davvero molto, da uno come lui.
Il campione nazionale, in nazionale per ben due volte e campione pluri premiato. Certo, un ottimo talento, ma io gli avevo sconsigliato di andare in un posto il chi unico scopo era vincere, non solo divertirsi ma vincere.
Ancora adesso io lo direi a te- dice, tornando a guardare la terra che si alza da dietro le moto.
-Non importa lui è meglio di così, lui poteva essere semplicemente se stesso. La moto è ciò che ti sfoga, se non la pensi così, beh, non ami le moto- dico semplicemente, guardando Max e la sua mascella tesa, i suoi capelli che iniziano a essere brizzolati e la barba un po' incolta.
-Sunny, non tutti sanno convivere con le pressioni quotidiane, con l'aspettativa che hanno gli altri di noi stessi, tutti i giorni sempre- dice lui, avvicinandosi a me.
Max non è tanto più grande di me, avrà trent'anni. Mi allena da quando ne ho sei, ha smesso presto di allenarsi.
Si è fatto male durante una gara di freestyle, si è rotto una gamba e un braccio ed è stato operato a un ginocchio.
Da quel momento ha cominciato ad allenare qui, pur di poter seguire la sua passione.
Sono una delle sue prime allieve e una delle poche, che nel tempo l'ha seguito.
Mi mette un braccio intorno alle spalle e mi guarda negli occhi.
-Sunny, se c'è qualcuno che non devi deludere, beh, quella sei tu! Non deludere mai te stessa, fregatene se deluderai gli altri, non deve interessarti, ma interessati se deludi i tuoi principi, i tuoi sogni e te stessa!- mi dice, con voce seria, come un padre e io annuisco.
Lui mi sorride e infine mi stringe in un abbraccio, caldo e confortevole.
Mi rilasso, sento i muscoli distendersi e stringo a mia volta il mio allenatore.
-Adesso torna a casa, non vorrai far preoccupare tua madre o Jonah!- dice, staccandosi e sorridendomi.
Io mi limito ad annuire e inizio a scendere le gradinate.
-Max...- chiamo un attimo dopo, girandomi e lo vedo prestarmi attenzione.
-Grazie, per tutto quello che fai e hai fatto per me in tutti questi anni- dico, sorridendo, per poi continuare a scendere e andare dalla mia moto.
Torno a casa, è pomeriggio tardi ormai, suppongo che siano tutti a casa.
Entro e sento la televisione accesa, subito dopo mi invade le narici un dolce profumo di carne e verdure e infine sento qualcuno parlare.
Sono due voci maschili, sono incuriosita e cerco di capire chi possano essere.
Mi avvicino alla porta dell'ufficio di mio padre e riconosco la voce di Jonah e mio padre.
-Papà, per favore, non ricominciamo con questa storia- dice stufo mio fratello.
-Invece si che ricominciamo! Non sei andato al college per stare qui a fare cosa?- chiede quasi urlando.
-Non mi hanno ammesso, che è diverso, il prossimo anno farò altri esami per entrare ad altri college- risponde il biondo.
-Smettila di stare con le mani in mano nel frattempo! Trovati un lavoro e aiuta in casa- sbraita mio padre.
-Se ti ascoltassi, io ho trovato un lavoro, un buon lavoro che mi piace e poi perché dovrei portare i soldi a casa? Cos'è, la passione di Albert è costosa? - chiede mio fratello, facendo una risata nervosa.
-No, tu e tua sorella siete un peso, avendo anche voi delle passioni così costose- dice di rimando e subito dopo sento qualcuno avvicinarsi a passo pesante alla porta.
Mi catapulto dall'altra parte del corridoio, ma sento mio fratello venire verso di me.
-Prendi la giacca, vai a fare le valigie, andiamo via per un po'- dice serio mio fratello e io mi limito ad annuire.
Corro in camera mia e prendo il primo borsone che mi capita, per buttarci dentro qualche vestito.
-Dove pensi di andare?- sento urlare da mio padre.
-Via da te, che sei un mostro e non un padre! Tu hai sempre e solo amato Albert perché poteva darti la gloria e la fama sulle moto che tu non hai mai avuto! Ma ti dico una cosa, io mi sono rotto il cazzo di te, del tuo far finta che di me e Sunny ti interessi qualcosa. Me ne vado di casa e mi porto anche lei- dice urlando e salendo le scale.
Io esco da camera mia, con la borsa in mano pronta e la cartella dei libri.
Jonah mi guarda duro, ma so che non c'è l'ha con me, così entra in camera sua, fa lo stesso che ho fatto io e scendiamo insieme.
Mia madre sta piangendo a dirotto, ma non singhiozza, sono lacrime nervose, so già che quando usciremo di casa aprirà in due nostro padre.
Albert ci guarda con una faccia mista tra lo stupore e la preoccupazione, con le stampelle in mano ed è vicino a papà.
Mio padre ha lo sguardo duro, si muove e ci supera senza dire una parola.
-Bene, se questa è la vostra idea, prego, siete liberi di uscire di qui- dice con tutta la calma del mondo e aprendo la porta di ingresso.
Io esco, senza salutare, seguirà da Jonah. Entrambi abbiamo i caschi in mano e di dirigiamo verso le moto.
-Dove andiamo?- chiedo, non sapendo cosa fare e per quanti giorni staremo fuori di casa.
-Chiamo un amico- dice solo, tirando fuori il telefono e iniziando a parlare.
Questa serata non so come andrà a finire, ma era un altra la cosa che non sapevo, che le avventure erano solamente all'inizio.

***
-Stai dicendo sul serio?- mi chiede Daisy, mentre stiamo andando a scuola.
Abbiamo dormito da un amico di vecchia data di mio fratello ieri sera, oggi invece cercherò di sentire Robert per sapere di quella stra maledetta casa.
-Si Daisy, mio padre ci ha cacciati di casa- dico, stringendo di più il libro al petto.
Credo che dovrei sentire un certo senso di dolore, per le parole che ho sentito da mio padre e per le sue azioni, ma sinceramente provo solo un senso di tranquillità, come se un peso si fosse levato.
-È orrendo Sunny, mi spiace davvero tanto- dice la mia amica ma io scrollo la testa.
-Non preoccuparti, non ci sono rimasta così male, credo che alla fine le cose dovessero andare così- dico alzando le spalle e entrando in classe.
Noto che in classe c'è Tiffany, sta parlando con una ragazza, in maniera abbastanza minacciosa.
-Sei stata tu a fare quei disegni poco carino in bagno con il mio rossetto vero?- dice, quasi urlando la bionda.
-Si- dice semplicemente la ragazza, seduta al suo banco.
-Come ti permetti? Sai chi sono io?- chiede con voce ancora più stridula.
-Si, Tiffany Von qualcosa- risponde con un semplice gesto della mano la ragazza.
-Cosa? Non ti ricordi nemmeno il mio cognome? Che razza di insolenza! Vedi di stare attenta piccola nullità- dice lei, ridacchiando.
-E benvenuta nella Isaac Newton High School of Denver, dove tutti danno il benvenuto urlandoti addosso- dico, salutandola e intromettendomi.
-Sono Sunnyvale Ross, ma puoi chiamarmi Sunny- dico sorridendole e lei ricambia.
-Piacere, Ginevra Menchini, per gli amici Ginny- dice e ora sento un forte accento italiano.
-Italiana?- chiedo e lei annuisce.
-Scusami, Sunny...- dice la bionda ma non la lascio finire.
-Sunnyvale, non ti ho mai detto che potessi usare Sunny- dico dura, guardandola.
-Oh, Ross, non ti ci mettere anche tu. Ma dopo tutto, da una che è stata appena sbattuta fuori di casa non si può pretendere- dice ridendo di cattivo gusto.
Io la guardo un attimo, per poi incrociare le braccia e alzare un sopracciglio.
Perché sta ridendo? Dove dovrebbe essere la cosa divertente?
-Scusa Tiffany, ma stai ridendo per la tua affermazione, oppure per una cosa che ti è venuta in mente?- chiedo seria.
-Cosa? Non te la sei presa?- chiede, sgranando i suoi occhi nei miei.
-Ehm, no, visto che staresti pure dicendo il vero- dico alzando le spalle.
Guardo il libro di chimica che ho in mano e sto sperando con tutta me stessa che la prof arrivi presto.
Lei rimane di stucco, fa per dire qualcosa ma sento qualcuno richiamarci.
-Von Lang, cosa ci fa in una terza? Non dovrebbe essere in quinta? Dopotutto quest'anno, almeno provi a rispondere alle domande della maturità- dice, scatenando una risata da parte di tutti gli alunni.
Tiffany diventa una furia, esce senza salutare.

***

Esco da scuola, vado verso la mia moto, ma subito di fianco noto una figura che la sta osservando.
Mi avvicino curiosa e riconosco Robert, guardare la mia povera Yamaha, anche se appena rimessa a posto, dovrei lavarla.
-Oh, Sunnyvale, sei tu! Non sapevo avessi questa moto, è carina- dice, grattandosi la testa con imbarazzo.
-Ciao Robert, si è la mia moto con cui vado in giro! La KTM la sposterò a fine mese- dico, sorridendo e noto lui respirare.
-Ah, pensavo fosse la tua da competizione- dice, guardandola con un sorriso un po' sghembo.
-No no, so anche io che ha un età e soprattutto che non ha più le prestazioni di una volta- dico, accarezzando il sellino.
-Beh, è comunque una buona moto, le Yamaha crescono con noi, separarsene è difficile- dice, guardando il telaio della moto.
-Ne avevi una anche tu?- chiedo curiosa.
-Si, esatto, avevo anche io una Yamaha, ma ho dovuto darla via per potermi permettere il mio KTM- dice sorridendomi.
Io inizio a dondolare sui talloni, non sapendo più cosa dire, finché non mi faccio coraggio e gli chiedo per la casa.
-Robert, sai quando mi hai chiesto per la casa? Ecco, io e mio fratello saremmo interessati- dico, guardando il biondo che mi guarda un po' stupito.
-Sul serio?- chiede e io annuisco con vigore.
-Oh, mi daresti il tuo numero? Ti faccio sapere oggi pomeriggio a che ora sarò a casa, almeno potrete venirla a vedere- dice, prendendo il suo cellulare.
Gli detto il mio numero e subito dopo mi fa uno squillo per permettermi di salvare il suo.
-Perfetto, ci vediamo domani allora! Adesso devo proprio scappare. Ciao- dice sorridendomi e avviandosi verso il parcheggio.
Io saluto con la mano e mi metto il casco. Speriamo di non star facendo un tremendo errore, in casa con sette maschi, come essere masochisti.
Salgo in sella alla mia moto e torno a casa, oh no, torno a casa dell'amico di mio fratello.

Quante novità per Sunny, sbattuta fuori di casa, conosce una persona nuova e trova Robert fuori da scuola. Quante cose strane!
Al prossimo capitolo e mi raccomando, se vi piace votate la mia storia, mi farebbe molto piacere! A presto e che il fango sia con voi cari lettori.

Fango, Ruote e AmoreWhere stories live. Discover now