Capitolo 27

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-Beh, bello il tuo posto speciale- commento, guardandomi intorno e studiando le luci che filtrano dalle fronde degli alberi.
-Grazie- dice ovvio, guardando ancora il cielo sopra di noi.
Sono leggermente in imbarazzo,non so che dire e soprattutto il perché mi abbia voluta portare qui.
Resto con le ginocchia al petto per un tempo che mi pare infinito, a fissare il verde scarlatto dell'erba.
Nessuno dei due ha proferito parola e sinceramente sto iniziando a stancarmi.
Mi alzo, guardando la figura del ragazzo a occhi chiusi, sereno e disteso sul prato.
Chissà cosa gli passa per la mente, alzo gli occhi al cielo e poi mi inizio a spostare, per incamminarmi da dove siamo venuti.
-Dove vai ragazzina?- chiede, sempre sdraiato, senza aprire gli occhi.
Io lo guardo stupita. Dopo avermi tenuta seduta per non so quanto, al silenzio, senza una spiegazione, mi chiede dove io stia andando?
Questo ragazzo non ha tutte le rotelle a posto.
-A casa, tanto qui non ho nulla da fare- dico acida, riprendendo a camminare, in maniera più decisa, sul sentiero.
Ha davvero una gran faccia tosta, sono davvero arrabbiata e al limite.
Non voglio farmi prendere in giro, se vuole giocare con me, beh io non ci sto al suo gioco. Ho altro da fare questa estate, che non perdermi per uno stupido ragazzo.
Continuo a camminare decisa per il bosco, arrivando finalmente alla macchina di Derek, che sorpasso, per andare verso un luogo più civilizzato e chiamare qualcuno che mi venga a prendere.
Finché non sento una mano prendermi un braccio e tirarmi indietro.
D'istinto urlo, ma mi viene tappata la bocca e mi rilasso, non appena riconosco il viso del moro davanti a me.
Questo ragazzo è davvero fuori di testa.
Rallento il respiro e lo guardo con aria omicida, ma a lui non sembra importare minimamente.
-Non ti ho portata qui per farti andare via, c'è un motivo- comincia a dire, mentre si accende una sigaretta.
Io lo guardo stranita, incrociando le braccia e portando il peso si una gamba sola.
Sono pronta a sentire una stronzata bella e buona uscire dalla sua bocca.
-Ho fatto delle ricerche su te e Jonah- dice e io rimango un attimo confusa dalle sue parole.
Cosa vuol dire che ha fatto delle ricerche su me e Jonah? Non c'è nulla da cercare, cioè, siamo io e lui, con la famiglia Ross.
In questo ultimo periodo non ci avevo nemmeno più pensato all'adozione.
-Sai, quando in ospedale, parlando con tuo fratello, gli chiedesti se avesse provato a cercare la vostra famiglia?- chiede, guardandomi direttamente negli occhi, mentre io deglutisco e annuisco.
-Ecco, l'ho compiuta io e ho trovato delle cose, che sono in macchina- dice, prendendomi una mano e intrecciandola con la sua, cosa che mi fa scendere i brividi per tutta la colonna vertebrale.
Mi limito a seguirlo, perché non so davvero cosa aspettarmi. Una parte di me vuole sapere, ma l'altra invece, è completamente terrorizzata su cosa potrebbe scoprire.
Soprattutto, fossero ancora vivi e raggiungibili, vorranno avere a che fare con me e Jonah, dopo tanti anni?
Stanno arrivando a raffica domande alla quale non so davvero rispondere.
Finalmente, il tragitto fino alla macchina, che sarà stato di trecento metri a dire tanto ed è sembrato eterno, è giunto al termine e il mio cuore sta impazzendo nella cassa toracica.
Derek mi lascia la mano, che sento sudata dal nervosismo e per la quale mi lamento mentalmente, per poi aprire lo sportello e dai sedili posteriori, prendere una scatola colorata, con sopra scritto Sunny in nero.
Mi guarda un attimo sorridendo, mentre la mia gola è serrata in questo momento, non so cosa dire o fare,sono completamente bloccata.
Lui prende dei documenti dalla scatola e me li porge, io con mano tremante li prendo e me li avvicino, per capire di cosa si tratti.
Leggo velocemente dei documenti per un adozione, infondo riconosco le firme di mio padre e mia madre, nel mezzo, in grassetto i nomi miei e di Jonah.
Non abbiamo cognome, perché, proprio da come mi ha detto mio fratello, siamo stati trovati e non ce ne hanno mai dato uno, finché non siamo stati adottati.
Ma poi, vedo scritto più in là nei documenti un nome:Calvin O'Connell.
C'è scritto che è giunto all'orfanotrofio e ha detto di essere nostro padre, hanno fatto il test del DNA ed è risultato combaciante.
Sento la mia gola inaridirsi sempre più e iniziare a fare male, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime.
Ho un padre, che in tutti questi anni non si è mai più interessato a noi.
Cerco altre informazioni, ma non vedo scritto altro.
Alzò gli occhi verso Derek, che mi sta guardando con aria triste e amareggiata. Credo che si stia incolpando, nel vedermi così, ma non sa che ha fatto benissimo.
Ha cercato per me, ha cercato di darmi un punto di partenza, per capire chi sono veramente è da dove vengo.
-Perchè lo hai fatto?- chiedo, asciugandomi gli occhi, che continuano a far scendere lacrime, di felicità è stupore.
- mi sembrava la cosa giusta da fare. Che tu conoscessi la verità e che hai un padre, che è già qualcosa. Non so se Jonah abbia mai letto quei fogli, ma nel caso, è nei tuoi pieni diritti conoscere tuo padre- dice, avvicinandosi e io annuisco, per poi saltargli fra le braccia, cosa per lui inaspettata.
-Grazie, davvero- dico, stringendolo il più possibile a me. Non sono in imbarazzo, anzi, è un gesto che mi è venuto del tutto naturale e quando le sento ricambiare, sorrido un po' di più.
Appena ci stacchiamo, torno a guardare i fogli, incredula della scoperta.
Dovrei dirlo a Jonah, anche se non so come la prenderà e i nostri genitori? Come posso dirglielo?
Alzò lo sguardo verso il ragazzo davanti a me e lo vedo con in mano degli altri fogli.
Me li sporge, mordendosi il labbro, sembra davvero molto teso.
Prendo il foglio e vedo essere una scheda con il nome di mio padre biologico.
Leggo parte del documento, finché non arrivo alla parte in cui c'è scritto che la sua passione più grande siano le macchine da rally.
Resto stupita da questa scoperta.
Ma più sotto, noto qualcosa che non mi piace per nulla, ovvero che non si sappia dove sia.
Tutto quello che ho pensato in questi ultimi dieci minuti mi si è sgretolato davanti agli occhi, la felicità e l'entusiasmo, sono sciamati completamente, ora c'è solo l'amarezza di essere arrivata a pochissimo dal conoscere chi mi ha messa al mondo.
-Mi dispiace, ho provato a cercare altro a proposito di lui, ho trovato qualche amico stretto, ma nient altro.
L'ultimo indirizzo trovato è di Boston, ma potrebbe essere ovunque. È diventato un fantasma da almeno quattro anni- dice Derek, guardandomi e avvicinandosi a me, mentre io continuo a guardare il foglio, con le mani che mi tremano.
-Ci sarà un modo per rintracciarlo e noi lo troveremo- dico, fredda e distaccata, guardandolo con una determinazione che poche altre volte ho mostrato.
Vedo il moro sorridere e annuire, mettendomi una mano su una spalla.

Fango, Ruote e AmoreHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin