Capitolo 1

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È un ora che sono appoggiata al muretto fuori da scuola, sto aspettando Jonah che sembra essersi dimenticato di nuovo di me.
Sapeva che oggi dovevo assolutamente andare a vedere la mia vecchia motocross appena sistemata da Michael, il mio meccanico di fiducia, per  avere di nuovo un mezzo con cui spostarmi.
Sbuffo esasperata per la situazione e calcio un sassolino per terra annoiata.
Il casco appoggiato al mio braccio sinistro inizia a pesare e non ne posso più di aspettare.
-Jonah ti ha di nuovo dimenticata, vero Sunny?- sento dire da una voce a me famigliare, mi giro e vedo davanti a me Daisy, la mia migliore amica.
Le sorrido e annuisco, dandomi la spinta con la schiena per tornare in piedi davanti a lei.
-Sarà di nuovo a provare la Ducati da gara nuova appena arrivata alla pista- dico alzando gli occhi al cielo. Se metti mio fratello su una moto, sei sicuro che si perderà nel suo mondo, ma se insieme alla moto aggiungi una bella ragazza, come Becca Ride, beh puoi stare certo che sì dimenticherà di sua sorella sicuramente.
-Non puoi biasimarlo, anche tu hai fatto così quando sono arrivati Michael e Max con la tua nuova bimba da gara. Ti sei quasi messa a piangere davanti a quel gioiello- dice ridacchiando la ragazza davanti a me, mentre i miei occhi si illuminano al solo ricordo di quel pomeriggio di due anni prima, quando, come regalo per i miei quattordici anni, Michael e il mio allenatore Max sono arrivati con la mia nuova motocross, perché avevo cambiato cilindrata, passando la categoria.
-Ecco, solo a parlarne ti vengono gli occhi lucidi, quindi direi che Jonah è giustificato Sunny- mi dice ancora sorridendo Daisy.
-Va bene, hai ragione. Ma a sto punto mi serve comunque un passaggio. Meglio chiedere a Albert se può portarmi lui- dico, pensando ad alta voce al mio secondo fratello.
-So che non ti ispira come cosa...- cerca di dire la mora di fianco a me ma non la lascio nemmeno finire.
-Non è che non mi ispira, è che Al guida come un pazzo per le strade di Denver, perdo ogni volta degli anni di vita- dico quasi urlando.
-Stai calma, tanto sa guidare no? Quindi di cosa devi preoccuparti?- chiede tranquillamente lei, mettendosi al mio fianco e cominciando a camminare verso la scuola.
-Lui saprà anche guidare, ma sono gli altri il problema e poi prende le curve troppo strette, una volta ho rischiato di trovarmi l'hot dog di un signore sul casco. Pensa tu- dico agitando le braccia come una pazza, facendo capire quanto sia uno spericolato mio fratello.
-Beh ma non è capitato, questo vuol dire che infondo guida bene- continua a sostenere la mora, ma io le rifilo uno sguardo di fuoco che le fa alzare le mani in segno di resa.
-Solo perché hai una cotta per Albert da almeno tre anni non vuol dire che lui guidi bene e possa provare a uccidermi- dico, tirandole una frecciatina mentre lei arrossisce vistosamente.
Bingo, colpita sul vivo!
-N-non è vero, sono già andata in moto con lui...- dice lei,cercando di far passare l'imbarazzo.
-Si, ma eri troppo emozionata perché dovevi stargli attaccata agli addominali per capire come stesse guidando il pazzo!- dico io esasperata, ormai vicina a scuola.
-N-no, ho visto benissimo come ha guidato, ed ha guidato bene!- dice indispettita la mora mentre io ridacchio per la sua espressione, evidentemente scocciata.
Sentiamo la campanella suonare, ciò significa che i corsi pomeridiani sono finiti. Mi avvicino ulteriormente a scuola e vicino ai cancelli aspetto mio fratello.
Mi alzo in punta di piedi per vedere oltre la massa di gente del quinto anno che sta uscendo dall'edificio, vista la mia somma altezza, ovvero un possente metro e sessanta, in punta di piedi non cambio molto la mia situazione, così sbuffando, mi arrendo e attendo di intravedere la testa rossa di Albert.
Finalmente, davanti a me riesco a vedere il gruppo di amici del rosso, così mi avvicino, saluto tutti e guardo mio fratello.
-Ciao Sunny, come mai ancora qui? Non doveva passare Jonah?- mi chiede mio fratello, guardandomi sorpreso.
-Ciao, credo si sia di nuovo dimenticato.- dico, alzando le spalle ormai rassegnata.
-Va bene, dammi un attimo e ti porto io- mi dice, per poi salutare velocemente il suo gruppo di amici, schioccare un bacio sulla guancia a Daisy e avviarsi alla sua moto. Anche io faccio un saluto generale, per poi guardare la mia amica, che sta sorridendo come un ebete.
-Chiudi la bocca, o ti entreranno le mosche, signorina "Io non ho una cotta per Albert"- dico, scimmiottando poi la sua voce e avviandomi verso la direzione che ha preso mio fratello.
Non sento la sua risposta, ma dubito fosse un ti voglio bene, in genere la mora odia quando la scimmiotto, soprattutto se sono cose che riguardano Albert.
Arrivo dalla meravigliosa Honda CB 1000 di mio fratello, bianca.
Un regalo per la maturità che gli ha fatto nostro padre. Non posso negare che sia una bella moto, le conosco fin da piccola le moto da strada, ma il solo pensiero che io e Jonah le nostre moto ce le siamo guadagnate vincendo gare su gare e passando di categoria, mentre Albert ha sempre avuto la via facilitata.
È sempre bastato che facesse la minima cosa fatta bene e voilà, ecco che aveva degli accessori nuovi per andare in moto.
Io ho cambiato i miei stivali, non solo per il numero, ma anche perché erano sfasciati a dieci anni, con tutti i soldi del Natale.
-Allora? Sali?- mi chiede mio fratello, già a cavallo della sua moto, con il casco in testa.
Io annuisco, ritornando alla realtà e mettendomi velocissima il mio casco da motocross.
Stona un po' il mio casco blu e nero, con la forma assai diversa e meno arrotondata, con la moto su cui sono.
Mi aggrappo alla vita muscolosa di mio fratello e l'ansia inizia a farsi sentire, sarei moto più tranquilla se guidassi io, ma purtroppo non ho ancora la patente per cilindrate così grosse, quindi sono nelle mani di mio fratello.
Dalla scuola alla pista ci sono dieci minuti, ma se vai in moto con Albert, dove le precedenze dipende se ha voglia di darle e le curve non esistono perché vengono tagliate, potrebbero diventare anche cinque.
Il primo pensiero che mi è sempre venuto in mente quando  vado in moto con lui è solo uno: come faccia a essere ancora vivo, il secondo invece è : come fa ad avere ancora la patente?
Ma ormai ho smesso di cercare delle risposte, so solo, che voglio scendere.
Siamo già al secondo incrocio, le mie mani stanno stringendo il tessuto della giaccia di pelle di mio fratello, mentre le mie gambe sono strettissime attorno alla moto.
Io non ho paura della velocità, mai avuta, ma a quanto pare, tutte le paure che una che vive sulle moto dall'età di tre anni non dovrebbe avere, con lui spuntano tutte.
Per fortuna un semaforo ci fa fermare e mi dà un attimo di tregua, finalmente posso respirare e allentare la presa sulla giacca.
-Non ti facevo così fifona Sunny- dice ridendo mio fratello, mentre io gli dò una pacca sulla pancia, che so che non gli farà alcun effetto, ma tanto vale provarci.
-Non sono fifona. Detesto semplicemente il tuo modo di guidare, tutto qui- dico contrariata, per poi sentire l'ansia salire nuovamente al vedere il semaforo diventare verde e sentire il rombo del motore che riparte.
"manca solo più una rotonda e un incrocio e sarai arrivata, non può succedere nulla Sunny, vai tranquilla" mi continuo a ripetere nella testa.
So di sembrare pazza, ho la testa schiacciata contro la schiena di mio fratello, ma preferisco non vedere i suoi sorpassi da ritiro della patente e la velocità a cui stiamo andando, nel traffico cittadino.
Finalmente, sento la moto rallentare, segno che tra poco incontreremo il cancello della pista, sollevo la testa e guardo oltre la spalla di Albert e non avrei mai creduto di pensarlo, ma nell'ultimo mese è capitato davvero spesso di aver adorato la veduta lontana di quel cancello grigio, datato e sporco che mi sta separando dalla mia amata Yamaha.
Mio fratello rallenta, fino a fermare la sua Honda, così da farmi scendere.
Apro il cancello, permettendo a Al di passare e io mi limito di seguirlo a piedi.
La pista delle moto da strada non dista molto, quindi decido di togliermi il casco e andare a salutare Jonah, tanto per ricordargli di avere ancora una sorella.
Arrivo e vedo la moto di Albert già parcheggiata, lui deve essere corso negli spogliatoi.
Si sente il rumore di moto che stanno provando il giro sul circuito. Supero la parte dedicata agli spogliatoi e raggiungo le gradinate, dove vedo un cinquantina di persone divisa in gruppetti.
Noto i bambini che provano le mini moto con i loro istruttori, che avranno si e no la mia età, poco sopra il gruppo degli juniores, ragazzini dai 10 ai 13 anni e poi gli junior e infine la parte dei senior, dove noto Jonah che sta parlando con Becca, ancora in tenuta e con il casco di fianco.
Mi avvicino furente ai due, anche perché se scopro che non ha ancora provato la Ducati ed è rimasto a parlare con Becca tutto questo tempo, me lo mangio letteralmente.
-Jonah- dico a denti stretti, arrivando di fianco a lui sugli spalti.
Il viso di Becca si fa preoccupato e subito cerca di dileguarsi con la scusa di dover cambiare olio alla moto.
-Sunny, ciao, come mai sei qui?- chiede mio fratello, guardandomi e facendo finta di nulla.
-Non peggiorare le cose facendo finta di non sapere. Ti sei di nuovo dimenticato di me a scuola- dico, incrociando le braccia al petto.
-Scusami Sunny, non volevo, davvero, ma Michael ha dovuto controllare i freni della Ducati e mi ha preso più tempo del previsto...- inizia a dire, ma noto subito che nelle sue parole c'è un fondo di bugia.
Michael sapeva benissimo che sarei dovuta passare a prendere la moto oggi, non avrebbe mai trattenuto Jonah, solo per dei freni che avrebbe potuto sistemare e far vedere appena fosse rientrato dal venirmi a prendere.
Assottiglio gli occhi e lo guardo in maniera ancora più severa.
-Jonah Peter Ross, mi stai per caso mentendo?- chiedo, con voce troppo calma e gli occhi ormai ridotti a una fessura.
In questo momento so di essere più alta di lui, in quanto sono un gradone sopra il suo, perché fossimo a pari altezza, io gli arriverei alla spalla.
-Ok, mi hai beccato, mi sono fermato, dopo aver provato la Ducati, a parlare con Becca e mi sono completamente dimenticato- dice esasperato, alzando le mani con fare teatrale.
Io sbuffo sonoramente, per poi riportare lo sguardo su di lui.
-Almeno dimmi che ne è valsa la pena dimenticarti tua sorella, per chiederle di uscire- chiedo, in maniera un pochino più pacata e noto lui sorridere.
-Si, le ho chiesto di uscire venerdì sera e ha accettato- dice, felice come una pasqua e io sorrido a mia volta, contenta per lui.
Gli strofino i capelli con fare affettuoso, per poi salutarlo e scendere dagli spalti, per raggiungere la parte di pista dedicata alle motocross.
Si trova esattamente dall'altra parte e dista due kilometri, perché siamo in mezzo a un prato e alla terra, nel fango con dossi artificiali.
Mi inizio ad in camminare, quando sento il motore di una Suzuki arrivarmi da destra, mi giro e riconosco la moto gialla che mi sfreccia davanti, è Damian, il mio migliore amico.
Lo vedo fare un inversione a U e tornare in dietro verso di me.
È già pronto ad andare in pista, con la corazza della schiena ancora in vista e il casco giallo e rosso sopra la testa.
-Signorina Ross, buongiorno, mi permette di accompagnarla fino alla crossodromo?- chiede con voce melliflua, cercando di fare il finto gentiluomo, cosa che mi fa ridere.
Annuisco e salgo sulla sua moto, aggrappandomi velocemente al suo corpo, anche perché poco dopo che il mio sedere tocca la sella, il ragazzo parte a tutta velocità verso la pista.
Con lui mi fido di più che con Albert, so che non farebbe mai nulla che possa mettere a rischio la mia vita, mentre con mio fratello non ne sarei così sicura.
Arriviamo in mezzo alle jeep sporche di fango e dall'asfalto scuro si passa all'erba verde e al terreno.
Non piove da un po', perciò per ora il terreno è duro e alziamo solo della gran polvere, anche sulla pista.
Scendo e subito dopo mi segue il mio migliore amico, per poi dirigerci verso gli spalti, dove sento il rumore di alcune minimoto provenire dalla pista.
Appena mi sporgo noto quattro minimoto che stanno facendo il percorso, che gli è stato ridotto con una parte dedicata alla babyclass e agli juniores.
Vedo Max al centro che sta urlando qualcosa a uno dei bambini, che da quello che posso sentire, ha preso male una curva e ha rischiato di spegnere la moto.
Uno dei primi errori di un principiante, ci siamo passati tutti.
Saliamo sugli spalti e cerco il viso di Michael in mezzo a tutti i ragazzi che si stanno riposando perché hanno già girato.
-Sunny- sento dire davanti a me, riconosco la voce di Michael ma non riesco a vedere i suoi capelli biondo cenere da nessuna parte.
Continuo a sporgermi per cercarlo ma nulla, la mia prominente altezza non riesce a permettermi di vederlo.
-Damian, tu vedi Michael?- chiedo, magari lui che è più alto di me di un po' riesce a trovarlo.
-Certo, è lì , in mezzo agli junior - dice tranquillamente Damian, per poi partire e prendermi la mano, per non rischiare di perdermi.

Eccomi ragazzi con una nuova storia.
Nuovi protagonisti e nuove avventure.
Cosa ne pensate di Sunny?
Tenace e particolare come ragazza, soprattutto in uno sport prettamente maschile.
Spero vi piaccia e per qualsiasi cosa commentate e se vi è piaciuto questo primo capitolo, beh non vi resta che votarlo! 
A presto ragazzuoli, che il fango vi accompagni (non so da dove mi sia uscita ma mi piaceva)

Fango, Ruote e AmoreWhere stories live. Discover now