Capitolo 15

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Dopo quella sera io e Derek non ci siamo più parlati, l'indomani mi sono svegliata con un dolore atroce e ho passato tutta la mattina e il viaggio in stato comatoso.
Per fortuna, sta mattina che ho le gare mi sono abbastanza ripresa e sono in grado almeno di reggere la presenza degli altri senza rispondere a monosillabi.
Abbiamo fatto un viaggio in macchina di otto ore da Denver a Salt Lake City in Utah, dove si terranno le selezioni.

Sono pronta, mi sono fatta una doccia e ho già la corazza indosso, non ho ancora messo gli stivali perché sono scomodi per camminare, così mi metto ai piedi un vecchio paio di Nike ormai totalmente rovinate e sporche di fango.
Prendo il casco, la maschera e gli stivali e mi avvio verso la porta della camera.
Sono pronta, posso farcela. Ho il cuore che batte a mille e l'ansia che si fa avanti. È la mia prima selezione negli adulti e non saranno gentili con me, per niente.
Non è la prima volta che faccio una gara, anzi, credo di averne pure perso il conto di quante gare io abbia fatto da quando sono salita in moto, ma questa è una delle più importanti.
Jonah, Becca, Daisy, Ginny e Tom sono arrivati in aereo sta mattina, mi ha inviato un messaggio mio fratello appena sono atterrati, mentre Robert, Mark e Jack arriveranno oggi pomeriggio, per vedere le qualifiche di Roy e Derek.
Continuo a respirare in maniera rumorosa, espirando più aria possibile e cercando di concentrarmi e calmarmi.
Arrivo nella stanza della colazione e vedo Max, Roy e Derek seduti che stanno mangiando e chiacchierando, finché il mio sguardo non si scontra con quello di Derek che mi guarda un attimo, per poi alzarsi e passarmi di fianco senza fiatare.
Io scrollo le spalle e vado avanti, dopo tutto è lui a averci ficcato nei guai, per quanto io sia colpevole del fatto di non aver rifiutato quel gioco stupido.
Vedo Roy sorridermi e Max farmi segno di sedermi, in maniera dura.
-Il percorso non è semplice e ieri ha pure piovuto, quindi il fango in alcuni punti potrebbe farti scivolare. Sta molto attenta Sunny e non stra fare con i polsi! Se per vincere ti distruggi, non sarai più in grado di allenarti per un po'- mi dice subito il mio allenatore, appena appoggio il mio sedere sulla sedia di legno.
Io annuisco e ascolto le sue parole, valutandole giuste e sperando che i polsi non mi giochino brutti scherzi.
Prendo del pane e della marmellata con del burro, spalando il tutto e poi portandomelo in bocca, ma appena alzo lo sguardo, vedo uno sguardo di disappunto totale.
-Che c'è?- chiedo al ragazzo davanti a me, che ha alzato un sopracciglio curioso.
-Non si mangia prima Delle gare- dice tranquillamente, mentre io e Max sgraniamo gli occhi, per poi guardarci con aria interrogativa.
-È questa cazzata chi l'avrebbe detta?- chiede ridendo l'uomo a capotavola, che guarda il ragazzo che sembra confuso dalla reazione del suo allenatore.
-Beh, noi non mangiamo mai prima di una gara- dice, cercando di motivare la sua affermazione e vedo Max fermarsi dal ridere, guardare serio il ragazzo e appoggiargli una mano su una spalla.
-Roy, non siamo a una gara di salti freestyle, siamo a una gara in circuito, se non mangi a oggi pomeriggio come pensi di arrivarci?- chiede, togliendo poi la mano dalla sua spalla e guardandolo serio.
-Oh, giusto- dice semplicemente il ragazzo, guardandomi con sguardo dispiaciuto ma io alzo le spalle, come a rassicurarlo che non sia importante e continuando a mangiare il mio pane, marmellata e burro.

Arriviamo all'enorme pista che c'è a Lake City, chiunque di alleni qui è davvero fortunato.
Ha un terreno stupendo e dei salti mozzafiato, credo che sia il sogno di chiunque abbia a che fare con le motocross.
In più, dispone anche di qualche sentiero per fare enduro.
Rimango basita, ma soprattutto dalla quantità di gazebi che sono stati allestiti con sotto le moto e i piloti e dietro i propri camion per avere tutto a portata di mano.
Molti team che conosco di fama sono accampati e io li fisso come una bambina potrebbe fissare un negozio pieno di caramelle e i suoi genitori le.dicono che può comprarne quante ne vuole.
Mi sento spersa, eccitata e emozionata, ma anche preoccupata e in ansia per la gara.
Troppe emozioni tutte insieme, ma appena mi giro e vedo tre gazebi, uno di fianco all'altro e un unico camion dietro, mi rendo conto che siamo arrivati.
Il mio è viola con sfumature blu e sopra ci sono nome e cognome, con il simbolo di un lupo stilizzato e geometrico, il mio simbolo che porto anche sulla corazza che ho addosso ora.
Sorrido guardandolo e vedendo sotto la mia KTM azzurra e viola.
Di fianco, che sta armeggiando con il motore agitatissimo vedo Michael.
Ha una chiave inglese in mano e l'altro braccio appoggiato al fianco, che guarda la moto.
Io mi avvicino e mi metto dietro di lui, cercando di capire cosa stia cercando nella mia moto.
-Michael? Cosa cerchi?-chiedo e lo vedo sobbalzare, cosa che mi fa ridere.
-Sunny! Quanto ti odio quando arrivi di soppiatto- dice, portandosi una mano al cuore e facendo partire dalla sua mano la chiave inglese che cade per terra.
La scena è davvero esilarante e chi sta guardando da questa parte non può fare a meno di ridere, proprio come sto facendo io.
-Non c'è nulla da ridere- dice, minacciandomi con la chiave inglese che ha appena raccolto e io tiro su le mani in segno di resa.
Quando è nervoso sembra essere persino peggio dei piloti, controlla in maniera ossessiva le moto, chiede di dare gas almeno cinque volte all'ora, controlla la miscela, che tutto sia al suo posto, la marmitta e che le ruote siano gonfie.
Sembra un maniaco del controllo in questi casi, ma in realtà non lo è sul serio.
-La prima batteria degli under 17-25 deve presentarsi alla partenza- annunciano all'altoparlante.
Io guardo Michael e lui guarda me, sorridendomi e facendomi segno di prendere la moto.
Io gli sorrido di rimando e mi avvicino alla moto, ma all'improvviso mi giro e lo guardo, abbracciandolo e prendendolo alla sprovvista.
Lui ci mette un attimo a ricambiare, ma, appena lo fa mi stringe a sé fortissimo.
-Mi raccomando Sunny, divertiti e sii te stessa, un tutt'uno con la tua moto- mi dice poi, sorridendomi e io annuisco.
Prendo il mio casco e salgo in moto, ma prima di dare una spinta alla pedalina, lo guardo ancora un attimo e lui mi fa un cenno con la mano, come se questa non fosse una gara importante, ma semplicemente uno dei miei tanti allenamenti alla quale lui assiste.
Io mi giro sorridente e faccio partire la moto, andando verso la partenza.
Mi allineo con gli altri, metto giù lo stivale per tenere in equilibrio la mia moto e mi infilo il casco.
Non so quanti saremo sulla linea di partenza, ma non siamo pochi. Mi guardo intorno e io sono abbastanza centrale, la cosa in parte mi rincuora, non rischio di restare troppo esterna.
Sento la gola secca e il cuore battere sempre più forte, finché non partirò questo senso d'ansia mi opprimerà il petto.
-Appello- dice la voce all'alto parlante e inizia a chiamare i nomi, con i concorrenti che alzano le mani, per segnare la loro presenza.
-Sunny Ross- dice e io alzo la mano.
Abbiamo messo il mio diminutivo per non dare nell'occhio che sono una delle poche ragazze in questo ambiente. Non vogliamo che alcuni ragazzi si accaniscono su di me per non darmi chance.
Finito l'appello si inizia a correre, così io spingo a manetta l'acceleratore e si inizia il divertimento.
L'ansia cala e a prendere sul suo posto è l'adrenalina.
Sono imbottigliata e abbastanza indietro, ma cerco comunque, ad ogni salto, di riappogiarmi al meglio senza perdere la moto e i miei polsi.
Riesco a riacquistare qualche posizione, ma non saprei dire dove sono e non sento nemmeno cosa stia dicendo l'altoparlante, non mi interessa minimamente.
Continui il mio giro e finalmente vedo che sta iniziando l'ultimo giro.
Sono imperlata di sudore e il fango è quasi arrivato al casco.
I muscoli cominciano a tirare e la schiena inizia a dolermi per quanto è tesa.
Continuo imperterrita, mettendo giù le gambe per aiutarmi a ogni curva e attutendo i colpi dei salti.
Arrivo alla fine, cercando di fermare la moto e appena ci riesco, esco dalla pista e vedo Max farmi i pollici all'in su, sembrava molto entusiasta.
Esco dalla pista e fermo la moto, ancora in sella punto lo sguardo verso l'alto e vedo al terzo posto il mio nome.
Continuo a fissare il tabellone senza capacitarmi di cosa c'è scritto, sentendo poi qualcuno che mi abbraccia. Mi giro e trovo lo sguardo fiero di mio fratello guardarmi.
-Sunny! Sei stata grandiosa! Ora sei in semifinale- dice entusiasta, sorridendo e continuando a stringermi.
-Grande Sunny- dice, scendendo dagli spalti Roy, sorridente.
-Sunny! Ho sempre creduto in te, non hai mai tradito le mie aspettative.
Sei una forza della natura- dice Max, venendomi incontro e io intanto cerco di togliermi il casco.
I miei capelli biondi sono totalmente spettinati e vanno dove vogliono.
C'è un leggero venticello ma non si sta male e ancora appoggiata alla moto, guardo tutti i miei amici che sono venuti a sostenermi.
Ma, ad un certo punto sento un fischio che conosco, così mi giro e vedo Michael guardarmi e farmi i pollici in sù, ma subito dopo, il suo gesto diventa una mano che fa segno di rientrare.
Così, faccio ripartire la moto e vado verso il mio gazebo, seguita dai miei amici.
-Oggi pomeriggio secondo round- dice ridacchiando Mich, mettendo la mia moto sul supporto per controllarla, mentre io e i ragazzi entriamo nel camion per bere qualcosa.
Ha ragione il biondo, oggi pomeriggio dovrò riandare su quella pista e guadagnarmi la finale, per poter entrare nella nazionale.
L'agitazione appena persa sembra rifarsi spazio nella mia testa e nel mio corpo.
-Sei stata davvero brava Sunny! Hai detto bene la moto e le curve le hai fatto davvero benissimo- commenta il mio allenatore, prendendo una bottiglietta d'acqua e porgendomela.
Io la prendo e annuisco alle sue affermazioni.
-Adesso meglio se ti lasciamo stare, vorrai riposare- dice Becca, appoggiando una mano sulla mia spalla e mandandola su e giù ripetutamente.
-Non preoccupatevi, se volete restare mi fa piacere- dico, sorridendo ma vedo i ragazzi fare segni con le mani, che stanno a significare di non preoccuparmi.
-Noi andremo a fare un giro per la città! Torniamo oggi pomeriggio per vedervi girare- dice Jonah, uscendo dal camion e suppongo, parlando con Roy e magari anche Derek che è rispuntato da non so dove.
Io mi butto sul divanetto del camion, buttando la testa indietro.
Ho tutti i muscoli indolenziti e la corazza inizia ad essere scomoda come gli stivali, così decido di toglierli e prendermi qualche ora per rilassarmi.

Fango, Ruote e AmoreWhere stories live. Discover now