Capitolo 9

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Si sente solo il rumore di due motori nel bosco, dove tutto è più scuro e ogni tanto filtra della luce dalle fronde degli alberi.
È mezz'ora che stiamo andando su un sentiero solcato da un trattore, non molto distante da Denver.
È un posto in cui molto spesso vengo ad allenarmi, per i dossi e gli ostacoli naturali che si possono trovare.
Poi enduro a me è sempre piaciuto molto, non ostante faccia semplicemente pista nelle gare.
Davanti a me vedo Roy fermarsi e guardarsi un attimo intorno, così decido di affiancarlo, per capire se c'è qualcosa che non va.
-Roy, tutto ok?- chiedo urlando, per cercare di sovrastare il rumore dei motori.
-Si si, mi stavo solo guardando attorno. È davvero un bel bosco- mi dice, per poi accelerare di nuovo e seguire il sentiero, che sta andando lievemente in discesa.
Riparto anche io, alzandomi e puntano i piedi sulle due staffette di metallo che ci sono ai fianchi della moto.
La mia Yamaha è un cinquantino di cilindrata, non potrà mai stare dietro a un centoventicinque.
Per ciò, vado alla mia velocità, senza rischiare di dare troppa potenza, non vorrei rompere la mia moto.
Lascio andare la moto senza problemi, sui dossi e sulle radici dei grandi alberi.
Sento la fronte imperlata di sudore e la corazza inizia a scivolarmi sulla schiena, segno che ormai sono fradicia.
Non vedo Roy da nessuna parte, potrebbe preoccuparsi se non mi vedesse arrivare, così decido di continuare ancora un po', sperando di incontrarlo.
Finalmente, dopo qualche minuto che risalgo una parte del bosco, con non pochi dossi, vedo una sagoma ferma, con la moto spenta.
Mi accingo a raggiungerlo e spengo anche io la mia.
-Ci prendiamo cinque minuti?- chiedo, togliendomi il casco e rivelando i miei capelli biondi e spettinati.
-Certo, stavo morendo di caldo- dice il ragazzo, togliendosi anche lui il casco.
Ci posizioniamo vicino a un albero, appoggiamo le moto sui cavalletti e mi appoggio con la schiena alla corteccia.
-È davvero bello qui, un posto molto carino per fare enduro- dice Roy, posizionandosi di fianco a me.
Io mi limito ad annuire ad occhi chiusi, per godermi la pace del bosco, che ho sempre adorato fin da bambina.
-Sono davvero dieci anni che vai in moto?- chiede ad un certo punto, facendomi riemergere dal mio momento di assopimento.
-Si- dico semplicemente, aprendo gli occhi.
-Wow! Sono molto, una vera passione portata avanti con molta determinazione- mi dice, sorridendo.
-Si, diciamo che non mi sono lasciata mettere i piedi in testa da mio padre, non ostante mi volesse sulle moto da strada- dico, guardando le mie gambe incrociate.
-Beh, non sei l'unica ad aver avuto una famiglia non molto d'accordo con la tua passione- dice, alzando lo sguardo verso il cielo.
-Anche tu ?- chiedo, guardando il profilo del ragazzo di fianco a me.
-Si, diciamo che per un ragazzo cresciuto con sua nonna non è facile potersi mantenere uno sport come le moto da pista- dice, guardandomi e io mi limito ad annuire.
-E come hai fatto ad andare avanti?- gli chiesi, continuando a guardarlo.
-A scuola prendevo spesso borse di studio, così da poter pagarmi tutto ciò che riguardava la scuola, i soldi che mi dava mia nonna li mettevo nelle moto. La pista in cui andavo, mi aiutava e quando ho scoperto la motocross, mi sono innamorato ancora di più.
Ho scoperto la vera libertà, lo stare all'aria aperta e imparare a vivere in simbiosi con la propria moto.
Grazie alle gare, in cui ci mettevo tutto me stesso, riuscivo a vincere dei soldi- racconta Roy, giocando con le proprie mani.
- E adesso ? Come mai vivi con i ragazzi ?- chiedo.
-Mia nonna decise che meritavo di meglio per il mio futuro, così mi spedì in una città più grande. Finì in appartamento con Tom due anni fa, allora studiava economia e business- disse, deglutendo per poi riprendere.
-Iniziai una scuola per geometri, dove sono ancora adesso e continuai le gare. Subito dopo conobbi Robert e Derek a una gara, dove ero andato con Tom.
Poi arrivò Mark con il suo appartamento e per ultimo Jack. Da allora siamo i Motosix- dice, sorridendo, con gli occhi che gli luccicano.
Si vede che ci tiene molto ai ragazzi, che sono una vera famiglia.
-Quindi è solo un anno che siete tutti insieme in quell'appartamento- dico e lui annuisce.
-Ma tua nonna?- chiedo.
-Lei c'è ancora, mi aiuta con l'affitto ma ora ho anche un lavoro come stagista il giovedì e il venerdì, in uno studio di architettura.
Aiuto in ufficio e porto qualche progetto a vedere ai miei superiori.
Naturalmente vado ancora a scuola- dice, ridacchiando e mi rendo conto di tutto quello che ha fatto Roy per la sua passione.
Non me la sento di chiedergli che fine abbiano fatto i suoi genitori, per oggi credo possa bastare così.
-Che dici? Torniamo in moto?- chiedo, alzandomi e guardando il moro che annuisce e si alza anche lui spavaldo.
-Certo!- dice sorridente, prendendo il suo casco e il mio da terra.

Fango, Ruote e AmoreWhere stories live. Discover now