Ventisei.

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Piansi durante tutto il tragitto.

Di solito trovavo rifugio nelle canzoni di Shawn, di cui il mio telefono era pieno, ma come facevo se il problema era proprio lui?

E poi, il mio telefono era scarico e non doveva assolutamente abbandonarmi. Il numero della polizia mi sarebbe stato utile in caso mi fossi persa.
Shawn non avevo voglia di chiamarlo. Per nulla al mondo gli avrei rivolto la parola.

Mi aveva delusa, e non me l'aspettavo.

L'aveva fatto così crudelmente, con così tanta cattiveria che forse non se n'era accorto nemmeno lui.

Mi chiamò per cinque volte. Ma rifiutavo sempre. Mi mandò un sacco di messaggi, ma non visualizzai nemmeno.

Per me, lui, aveva finito di essermi amico e qualsiasi altra cosa avevo immaginato fosse per me.
E faceva male.

Ma lo amavo. Lo amavo da morire. Forse era questo ciò che mi faceva soffrire più di tutti.

Ero in guerra con lui, con New York ma, soprattutto, con me stessa. Con la me che lo amava perché io, in quel momento, volevo solo tornarmene in Italia e stare con i miei amici di là.

Eppure mi spettava un'altra settimana in America. Piena di progetti che io e Shawn avevamo pianificato, e che non avevo più voglia di fare.

Volevo solo sotterrarmi e non uscire più.

Arrivata all'hotel un'ora dopo essere partita dalla panchina, presi le scale.

Volevo torturarmi ben bene e le scale di dieci piani lo avrebbero fatto senza problemi visto che la mia pigrizia è sempre stata immensa.

Arrivai su stanca morta, ma più sollevata, e con il fiatone che stava per farmi sdraiare a terra.

Non ebbi il tempo di respirare che riscesi le scale in fretta: Shawn era davanti alla porta della mia stanza.

Non doveva vedermi. Non dovevo incrociare il suo sguardo. Avrei sicuramente ceduto e non potevo schiacciare sotto i piedi la mia dignità così crudelmente.

Un messaggio. Il suo.
-Dove sei?-

Decisi di visualizzare, ma senza rispondere. Mi sedetti a metà rampa di scale e restai lì per un quarto d'ora.

-DIMMI DOVE CAZZO SEI.-
Non si arrendeva, il ragazzo.

-Vai dalla tua fidanzatina. Io sto bene dove sto.-
Risposi acidamente.

-Dimmi dove sei o non ti parlo più.-

-Tranquillo, non ti parlerò più a prescindere. È stato bello. Buonanotte.-

-Ti prego incontriamoci da qualche parte.-

-No.-

-Ti prego, Ang.-

-No, cazzo. No. Dimenticami.-

-Non posso.-

Visualizzai e non risposi.
Sentii chiamare l'ascensore e qualcuno singhiozzare.

Shawn non avrebbe mai pianto per me. Eppure io avrei dato anima e corpo per lui.

Entrai nella mia stanza e, dopo una doccia fredda, cercai di addormentarmi.

Vedevo Shawn dappertutto. Shawn che rideva con altre ragazze. Shawn che baciava altre ragazze. E io che guardavo. Incubi che non mi facevano dormire.

Non potevo farcela.

Erano le due di notte ed ero ancora online su WhatsApp.

Anche Shawn era online. Ma non mi scriveva. Evidentemente stava chattando con la sua fidanzata.

Mi arresi.

Sfogai di nuovo tutta la delusione inzuppando il cuscino. Lo girai e, finalmente, alle quattro del mattino riuscii ad addormentarmi.

Buonaseraaa
Ho preso il brutto vizio di aggiornare due volte al giorno per colpa di una tipa, ahah
E niente, alla prossima!

No promises. [S. M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora