Diciannove.

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"Si avvisano i passeggeri che l'aereo per New York sta per atterrare. Si prega, quindi, di allacciare le cinture di sicurezza e di smettere di usare apparecchi elettronici."

Mi mancavano le odiose voci delle hostess degli aerei.
E per quanto fossero antipatiche, mi piaceva quando mettevano fine ai lunghi viaggi, quando mi dicevano di smettere di guardare il cielo perché stavo per approdare in una città diversa, da scoprire.
Che era molto meglio del cielo.

"Riccardo, svegliatiiiii." Urlai evidentemente un po' troppo forte dato che le persone si girarono per guardarmi male e che Ric aprì gli occhi di scatto.

Ma non mi interessava.
Sarebbe stata la mia prima 'vacanza' in America. E poi avrei rivisto Shawn.
Soprattutto, avrei rivisto Shawn.

"Capisco che sei felice, ma evita di far figure." Mi rimproverò.
"Dormi da tre ore, basta." Risposi, sfottendolo.
"Tu hai dormito sei ore. Come la mettiamo?" Ribattè.
"Ah..." Risi mentre mi allacciavo la cintura.

Scendere le scale ripide di un aereo con il bagaglio a mano è stata una delle figure di merda più grandi della mia vita. Punto uno: ero lentissima perché avevo paurissima di cadere e la gente dietro si lamentava imprecando. Punto due: un bambino mi spinse e mi feci felicemente tre scalini col sedere.

Grazie bambino. Grazie.

Tutti risero. Anche io, nonostante la voglia di strozzare un po' tutte le persone.

Sorvolando la mezz'ora spesa per capire dove dovevamo andare, riuscimmo a trovare il corridoio giusto.

Mi fermai e lasciai che le scale mobili mi portassero al piano terra. Intanto mi guardai intorno: c'era un sacco di gente, un sacco di hostess che correvano di qua e di là.

Caos, come in tutti gli aeroporti.
E a me, quei luoghi, mi piacevano.
Per la felicità dei bambini quando veniva annunciato il volo, o quando sono appena scesi dall'aereo.

Che siano tornati da qualche parte o che siano arrivati per una vacanza, tutti sono felici in un aeroporto.

Il mio sguardo si fermò su due figure maschili: uno era Bill Frank Lawrence quasi sicuramente, l'altro era nascosto da un gigantesco mazzo di fiori.

Aspettavano noi. E sicuramente quel mazzo di fiori non era per Riccardo.

Mi venne da piangere. Era una cosa troppo tenera.

Arrivata a pochi metri da loro, Shawn scaricò i fiori in mano a Bill e corse ad abbracciarmi.

Mi strinse fortissimo e con le mani mi strofinava la schiena, poi mi cinse i fianchi, come se volesse accertarsi che fossi tutta intera, tutta come mi aveva lasciata.

"Mi sei mancata un sacco." Mi sussurrò.
"Anche tu, Shawn. Anche tu."

Primo capitolo dell'anno!
E, a proposito, buon 2017!
Volevo ringraziarvi tutti/e per il sostegno che date a questa storia commentando e votando.

Spero davvero che vi stia piacendo, anche perché è la prima su Shawn Muffin Sonounfigo Mendes.

See you soon!💕

No promises. [S. M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora