Quattordici.

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Un cartoncino a forma di stella con su scritto "Mendes" in rosso era attaccato ad una porta bianca.

"Se non l'avevi capito, questo è il mio camerino." Disse, tirando fuori dalla tasca una chiave in acciaio.
"Infatti, avevo molti dubbi." Sorrisi.

Aprì la porta e, dopo essersi affacciato nella camera per accendere la luce, fece entrare prima me per poi chiudersi la porta alle spalle.

Era una stanza grandissima. Due divani marroni si fronteggiavano, separati da un tavolino.

"Gradisci del the'?" Mi chiese, avvicinandosi ad una macchinetta, in un angolo.

Il the' mi piaceva, ma non quello della macchinette. Adoravo gli infusi, quelli che hanno bisogno di dieci minuti per essere preparati, ma che ne valgono la pena.

Mi avvicinai alla macchinetta e lessi le varie bevande disponibili. Tra quelle c'era il caffè, mio grande 'amore'. Spinsi il tasto.

"Ti piace il caffè?" Gli chiesi mentre prendevo il mio bicchiere.

"In America non lo fanno così. Ti danno un bicchiere grosso." Rispose, incuriosito dal bicchierino da cui bevevo.
"Assaggia questo, allora." Dissi, porgendoglielo.

Mi guardò in modo strano, forse sorpreso dal mio gesto, inaspettato anche da me. Poi afferrò il bicchiere e bevve un sorso.

"Ma è buonissimo!" Esclamò.
"Questo è caffè. Quello vero. Quello italiano." Risposi, patriottica.
"Le cose italiane sono tutte belle. Comprese le persone." Riflettè, guardandomi dall'alto verso il basso.
Arrossii. Di nuovo. In nemmeno 24 ore un ragazzo mi aveva fatta arrossire due volte. Ed era cosa rara, se non impossibile.

"Devi vedere ancora tanto dell'Italia." Sdrammatizzai, cercando di nascondere il rossore delle mie guance strofinandoci sopra una mano.

Oggi è la vigilia e io sto sclerando come una bambina, anche se ormai sono abbastanza grande.
Ma che importa?

Comunque spero che vi piaccia questa fanfiction

No promises. [S. M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora