Capitolo 26. (Sequel)

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"Please, stay with me."

Deglutisco a fatica, con la paura di voltarmi verso la voce sconosciuta.

«Per favore, pensaci bene. Non lo fare.» la sua voce trema. «Jason, fallo per Samantha.» a sentir pronunciare il suo nome mi risveglio immediatamente.

Ritraggo il mio corpo dal vuoto del precipizio, e mi volto istantaneamente verso di lei. «Cosa sai tu? Chi sei?»

Mi avvicino spaventosamente a lei, osservando attentamente ogni suo lineamento, cercando di decifrare ogni suo singolo passo. «T-ti prego, n-non farlo.» fa un lungo sospiro. «Ti supplico, Jason. Non lo fare.»

I suoi occhi sono così strani, sono così profondi. Trasmettono qualcosa che nemmeno io saprei decifrare. «Dimmi...» faccio una pausa, cercando di inalare più aria possibile. «Devi dirmi chi sei tu.»

La ragazza difronte a me indietreggia. «Non posso, non... Non ci riesco.» una lacrima ricade sul suo volto. «Per favore, va' da lei. Non fare qualcosa di cui potresti pentirtene.»

Continuo ad essere ammaliato dai suoi occhi. Quegli occhi, quegli occhi così familiari. Mi sembrano così vicini, eppure allo stesso tempo lontani. «Non si merita tutto questo, Jason. Ha sofferto abbastanza. Tu... Tu devi... Devi solo raggiungerla.» un'altra lacrime le riga il volto. «Io... Fai finta che non ti abbia mai detto nulla, okay?» detto questo scappa via, sale sulla sua macchina per andare chissà dove, lasciandomi con mille pensieri in testa.

Sono combattuto, sono diviso in due parti. L'idea di lasciar per sempre Samantha mi strugge, ma il pensiero che senza di me possa stare finalmente bene non la smette di balenare nella mia mente.

Mi volto verso la macchina, e con gli occhi offuscati dalla rabbia e dalla disperazione incomincio a tirare forti calci contro il metallo che sembra indistruttibile.

«Merda! Che cazzo sto facendo? Che cazzo volevo fare?» mi porto le mani ai capelli, tirandoli come mai avevo fatto. I miei gesti sono pieni di frustrazione, che sembra non voler smettere di perseguitarmi.

Senza pensarci due volte salgo in macchina, con un solo obiettivo, con una sola meta : Samantha.

Il tachimetro sembra andare da solo, più lo guardo e più la velocità aumenta. In meno di un attimo sono di nuovo davanti a quel maledetto edificio.

Scendo, senza neanche curarmi di chiudere la macchina. Sinceramente non me ne fotte un cazzo, ho solo bisogno di vedere lei e di sapere come sta. Si riprenderà, certo che lo farà.

Spalanco la grande porta, correndo a più non posso, con lo sfrenato desiderio di raggiungerla all'istante. Non voglio stare un secondo di più senza di lei.

«Jason!» mi volto al richiamo della voce di Jenny.

«Dove cazzo sta lei? Non me la farò scappare di nuovo, Jenny. Non succederà.» ho il fiatone, ma sincerante non mi importa.

Lei mi mostra un sorriso sincero. «Stanza 258.» ricambio il sorriso, riprendendo a correre, volendo andare da lei come mai avevo desiderato.

Alla vista di quel fottuto numero spalanco la porta, volendo disperatamente raggiungerla e poter rivedere il suo bellissimo viso. Non so cosa mi sia passato per la testa quando ho deciso di andare via, di fare quella grandissima cazzata. Il solo pensiero... No Jason, non devi nemmeno più pensarci.

Perfettamente sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora