Capitolo 14. (Sequel)

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Apro di colpo gli occhi, mi alzo a sedere, e diverse pulsazioni si espandono nella mia testa. Mi guardo intorno, e quando finalmente capisco di essere nella mia camera da letto, tirò un sospiro di sollievo.
Inizio a chiamare il nome di Allan, ma quando dopo un paio di volte non sento nessuna risposta, decido di alzarmi.
Mi dirigo verso la cucina, e i miei occhi ricadono distrattamente su un piccolo foglio al centro del tavolo.
Non ho la più pallida idea di chi possa essere, ma dal momento che vivo con Allan credo che non possa trattarsi di nessun altro fuorché lui.
Lo apro con delicatezza, iniziando a leggere ogni singola parola scritta su quel pezzo di carta : "Non so quando tornerò a casa. Non cercarmi. -Allan."

Non mi pongo più domande di quante dovrei farmene, e con molta stanchezza ritorno a letto, cercando in tutti i modi di riprendere sonno.
Appena provo a chiudere gli occhi le immagini del volto di Jason si fanno strada nella mia mente. Era da tantissimo tempo che non lo vedevo, che non sentivo nominare il suo nome, nulla di tutto ciò. E quando me lo sono ritrovato a pochi centimetri dal viso il mio cuore ha smesso di battere, mi sentivo come se lo stomaco fosse in vena di fare capriole, senza mai darsi una tregua. Era una sensazione semplicemente bellissima.

Mi alzo non riuscendo a dormire. Forse una piccola passeggiata riuscirà a farmi sentire meglio.
Apro l'armadio, estraendo un vestito a pois, lungo fino al ginocchio, o forse un po' più sopra, blu e bianco.
Indosso un paio di scarpe bianche con la zeppa, e diversi minuti dopo sono già fuori casa, senza neanche aver fatto colazione o essermi truccata. Credo che pensare a Jason mi abbia fatto passare completamente la fame.

Inizio a camminare, senza sapere dove sto realmente andando. Mi torna alla mente Allan, e da un parte mi stupisce il suo comportamento, quasi misterioso. Come sempre faccio la scelta meno appropriata, decido di non farci troppo caso, di nuovo.

Arrivo davanti al cancello del parco, lo scosto leggermente per poter entrare dentro. Mi vado a rannicchiare vicino al solito albero, quell'albero che in questi anni mi ha fatto compagnia ogni volta che avevo bisogno di parlare con qualcuno ma in realtà ero completamente sola, senza sapere cosa fare. E ci ritorno, senza vergogna, perché dopo mi sento un po' meglio.
Le palpebre iniziano a farsi pesanti, e il panorama intorno a me sempre più sfocato. Senza accorgermene veramente mi addormento, sprofondando in un sonno profondo, da cui non so se riuscirò a svegliarmi ogni volta che mi lascio andare.

Jason.

A quanto pare neanche camminare riesce a far schiarire i miei pensieri. Più rimango solo e più si fanno pesanti, vicini e brutti. Vorrei poter mandarli via con un solo gesto, ma non ci riesco, come ogni volta.

Continuo a camminare, finché non giungo davanti al parco.
Intravedo una figura in lontananza, ma non riesco a capire chi è.
Il cancello è già aperto, così entro, avvicinandomi sempre di più alla figura accovacciata.
Mi blocco di scatto quando la riconosco. È proprio lei, è Samantha. Faccio un lungo sospiro, con l'intento di ritornare indietro, ma quando noto che i suoi occhi sono chiusi, e che probabilmente sta riposando, allora mi avvicino, e mi sento come se i miei piedi si stiano muovendo da soli, in modo autonomo.

Mi siedo di fianco a lei, né troppo vicino, né troppo lontano. Posso sentire benissimo il suo profumo, quello che mi era mancato tanto. La paura di non poterlo mai più sentire era sempre costante, ma adesso, adesso che è qui vicino a me, sento che piano piano sta svanendo, ma a volte ho come la sensazione che qualcuno riesca a portarmela via, in un modo o nell'altro.

Delicatamente le scosto una ciocca di capelli dal viso, ammirandola ancora meglio.
Tutto d'un tratto i suoi occhi si spalancano, rivelando quel verde magnifico. Si sottrae al mio tocco, allontanandosi di qualche centimetro.
Nessuno dei due dice nulla, io continuo solamente a guardarla negli occhi, e in un attimo tutti i ricordi di noi due, assieme, si fanno vivi nella mia mente.

Sospiro pesantemente, cercando di ritornare alla realtà, ma ogni singola immagine continua ad attraversarmi, soffermandosi su ogni dettaglio.
Chiudo gli occhi, e quando il suo sorriso mi compare davanti agli occhi, cerco di sfiorarla, ma nulla. Sembra sempre più lontana, e quasi irraggiungibile.
Provo a toccarla, una, due volte, ma ancora niente, ed ecco che si dissolve.

Riapro di scatto gli occhi, assicurandomi di vivere solo un brutto sogno. Allungo una mano verso il suo viso, posizionando il palmo sulla sua guancia, e sentendo il suo calore sotto il mio tocco.
Mi avvicino ancora di più a lei, ho bisogno di sentirla ancora di più, tutto questo non mi basta.

«Nessuno ti porterà via da me, Samantha.» sussurro.
Lei sbatte le palpebre più volte, ma non dice nulla, lascia fare a me.
Mi alzo, facendo alzare di conseguenza anche lei. Le cingo la i fianchi con le mani, portando a contatto i nostri corpi, e riuscendo a sentire quel contatto che avevo paura di non poter mai più percepire, o neanche immaginare. Avevo paura che i ricordi potessero cancellarsi da un momento all'altro, ma ora lei è qui, vicino a me, e giuro che sarà per sempre mia, e nessuno riuscirà a strapparla via da me, da quello che siamo.

Faccio sfiorare i nostri nasi, cercando in qualsiasi modo di diminuire questa maledetta distanza che ci separa.
«Ti ricordi la prima volta? Il nostro primo bacio.» soffio sulle sue labbra.
I nostri respiri si sono fatti sempre più pesanti, ed è come se entrambi abbiamo bisogno l'uno dell'altra.
Lei annuisce, e gli incubi si fanno sempre più lontani. Neanche lei ha dimenticato quello che siamo stati, e non lo dimenticherà facilmente, perché continueremo ad esserlo.

Avvicino le labbra vicino al suo orecchio. «Sai quanto mi era piaciuto? Eppure non te l'ho mai detto. Per me non è mai stato un gioco, Samantha. Per me quella era la vita, ed eri tu, e nessun'altra.» le mordo il lobo, facendo schiudere le sue labbra da cui ne esce un gemito, un gemito di piacere.
Il suo respiro è irregolare, e io ho un assoluto bisogno di far combaciare le sue labbra con le mie. Ho bisogno di sentire il suo sapore.

Ritorno a guardarla negli occhi, dove è appena passata una scintilla. È come se i suoi occhi mi supplicassero di darle di più.
Senza pensarci due volte, senza lasciare che i secondi si facciano sempre di meno, azzero la poca distanza che era rimasta fra di noi.
Ed eccole, quelle maledette labbra. Stesso sapore, stessa morbidezza, le uniche che riescono sempre a mandarmi fuori da tutto.
Continuo a premere le mie labbra sulle sue, ma non basta, ho bisogno di sentire di più, molto di più.

Quando schiude le labbra non aspetto un attimo di più per far intrecciare le nostre lingue. È passato tantissimo tempo dall'ultima volta che ci siamo baciati, che ho sentito questo contatto fra di noi. Ma adesso, adesso che posso riaverla, continuerò a tenermela stretta, e ad amarla, perché i sentimenti che provavo nei suoi confronti sono solo aumentati, si sono fatti sempre più grandi.

Ci stacchiamo lentamente, e Samantha abbassa subito lo sguardo, come se tutto questo per lei sia troppo.
Le prendo il viso con le mani, obbligandola a guardarmi negli occhi.
«Mi sei mancata, Samantha. Tu non puoi capire quanto mi sei mancata, ma ora sei qui, e non ti lascerò andare mai più.» detto questo la stringo forte a me, sperando in qualche suo gesto in cambio, ma nulla.

Ed è proprio quando sento uscire quelle maledette parole dalla sua bocca che la mia paura, i miei incubi e tutto il resto, si avverano, e ritornano in superficie.

SPAZIO AUTRICE.

Ma ciaao personcine bellissime 💁🏻
Allora, secondo voi cosa avrà detto Samantha?

Anyway, passate a leggere la storia di Angy_07 , che è semplicemente perfetta! 💕💕

Ci vediamo al prossimo capitolo, e sappiate che vi amo davvero tanto! 😘

All the love, xoxo 💋

Perfettamente sbagliatoWhere stories live. Discover now