Capitolo 23. (Sequel)

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Schiudo leggermente le palpebre, non riuscendo a capire esattamente dove mi trovo. Intorno a me è tutto buio, e gli occhi hanno difficoltà ad abituarsi alla non presenza di luce.

Provo a muovermi, ma mi riesce inutile appena noto di essere completamente bloccata. Cerco di capire cosa mi sta tenendo ferma, e quando mi accorgo di avere due grandi catene legate sia ai polsi che alle caviglie, sussulto agitandomi.

Chi mi ha legata? Appena gli occhi iniziano ad abituarsi al buio riesco a notare degli strani segni violacei sulle mie gambe e anche sulle braccia.

Il mio sguardo si sposta successivamente sullo straccio che ho indosso, facendomi spaventare ulteriormente. Chi è stato a spogliarmi? Non riesco a immaginare l'idea che qualcuno possa aver visto il mio esile corpo nudo, che qualcuno mi abbia vista così vulnerabile.

Non so neppure decifrare da quanto tempo sono qui. So soltanto che sto morendo di fame e che gli oggetti che mi tengono salda al muro stanno iniziando a provocarmi un leggero dolore.

Come se le mie preghiere si fossero esaudite, la porta si apre, rivelando una strana figura alta e massiccia che, però, non riesco a capire a chi possa appartenere.

«Chi sei?» chiedo con una voce molto flebile. Al posto di una risposta ricevo soltanto una lieve risata, che si blocca subito appena la figura si avvicina ancora di più.

Una mano possente mi prende il volto con talmente tanta violenza da farmi riversare una lacrima. Lo rigira più e più volte verso destra e verso sinistra, lasciandomi poi in pace per qualche secondo.

Riesco benissimo a vedere quegli occhi verdi, e a percepire quel profumo così attraente ma allo stesso tempo fastidioso : Travis.

Non dice nulla, ride un'ultima volta prima di uscire da questa strana stanza in cui sono rinchiusa. Lentamente mi abbandono agli incubi e alle paure, non volendo restare un attimo in più sveglia a pensare cosa mi succederà.

Jason's pov.

Gli occhi minacciano di chiudersi, ma non voglio mollare proprio adesso. Non posso assolutamente farlo.
Ormai sono quasi tre ore che Jenny si è addormentata, e anche se fare a cambio non mi dispiacerebbe, preferisco che lei riposi affinché possa aiutarmi più tardi quando ne avrò davvero bisogno.

Odio il silenzio. Odio questo silenzio che non mi fa altro che ricordare quanto sia solo, quanto sia stato incapace. Ed è vero, non ho saputo badare alla persona a cui tenevo di più. Bella merda, eh?

Stringo il volante più del dovuto, cercando di scaricare un po' di rabbia su di esso, ma questa volta sembra non funzionare. Mi impongo di rimanere calmo. Per lei, per noi.

Se impazzisco rischio di perdere la testa, e più tempo passa, più Samantha starà male e non posso permetterlo. Se tengo davvero a lei devo sbrigarmi, devo essere più intelligente, più abile, più...

«Ehi...» la voce flebile di Jenny rompe quel maledetto silenzio così rumoroso a causa dei miei pensieri che continuano a sovrastarsi l'uno dopo l'altro.

Mi volto verso di lei, porgendole un leggero sorriso. «Ben svegliata.» riporto lo sguardo sulla strada, accelerando leggermente.

«Jason, vuoi che guidi io? Sei stanco, e...»

Scuoto la testa. «No! No. Non... Non preoccuparti, sto bene. Devo solo resistere per un paio d'ore ancora.»

Jenny si avvicina velocemente a me, e con un colpo secco spegne la macchina sfilando via le chiavi.

«O mi fai guidare, o giuro che queste le rompo. Scegli tu.» mi rivolge uno sguardo assassino, lasciandomi ovviamente senza via di fuga come è suo solito.

Perfettamente sbagliatoWhere stories live. Discover now