Capitolo 4. (Sequel)

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Jason.

Spalanco la porta del grande edificio davanti a me. L'ansia si espande in ogni singola parte del mio corpo. Il cervello non ne vuole sapere di metabolizzare, vuole solo provare a sperare che Samantha stia davvero bene.

Con lo sguardo intravedo Kriss afflosciata per terra, con la schiena appoggiata al muro e la testa penzolante fra le ginocchia.

Le corro incontro, e ad ogni passo che faccio la paura si avventa sempre di più su di me. È come incontrollabile.

«Jason...» dice con un filo di voce ormai spezzata.

«Cosa è successo, Kriss? Dimmelo, ti prego.» la supplico, iniziando a sentire gli occhi man mano sempre più gonfi.

«Lei... Io gliel'avevo detto di non esagerare.» fa una pausa, e si alza di scatto in piedi. «È colpa tua. È soltanto colpa tua. Deve essere per forza colpa tua, Jason. Cosa ci faceva lei con Travis? Che cosa le hai fatto? Non doveva andare così!»

Non riesco a concertarmi sulle sue parole, se non che sul suo nome. Sul nome di quel bastardo.

Mi siedo per terra, ormai distrutto da tutto, e continuando a sperare che lei stia davvero bene.

Kriss segue i miei movimenti, e appoggia la testa sulla mia spalla, quasi per cercare conforto che non troverà.

«È complicato. Eravamo a cena fuori, io le ho detto che mi avevano accettato per un lavoro, e che ci saremmo dovuti separare, a meno che lei non fosse venuta con me.»

Gli occhi di Kriss puntati su di me non aiutano di certo a sciogliere il nodo che mi si è formato in gola.

Finalmente riesco a voltarmi verso di lei, ricominciando a parlare. «Non pensavo che sarebbe andata da lui. Insomma, chi l'avrebbe mai detto? Ero talmente così felice al pensiero che finalmente avrei potuto combinare qualcosa nella vita, che non ho nemmeno pensato di andare da lei quando si è alzata ed è andata via. Sono stato così stupido, lo so.»

Le parole sono uscite dalla mia bocca come un vento freddo, così veloci.

Fa per dire qualcosa, ma un dottore ci raggiunge a passo deciso, probabilmente per darci notizie.

«Fate parte della sua famiglia?» chiede gentilmente.

«Io si.» dico alzandomi di scatto. «Sono il suo ragazzo.»

«Oh, dato che non c'è nessun altro, potrò benissimo parlare con lei.»

Annuisco, facendogli cenno di proseguire. «Ha avuto soltanto un brutto svenimento. Ha ingerito troppo alcol, e sarebbe potuta andare peggio visto le sue condizioni.»

«Quale condizioni?» chiedo con una lieve agitazione.

«Come, non lo sa? La ragazza è in dolce attesa, e se non l'avessero portata direttamente in ospedale avrebbe avuto qualche piccola probabilità di danneggiare il bambino. Dovrebbe raccomandarle di non bere nel periodo della gravidanza. Ma comunque verrà dimessa in poche ore.» aggiunge prima di congedarsi.

Continuo a spostare lo sguardo dal medico, fino a Kriss. Sono sconcertato, non mi aspettavo di certo una cosa del genere. Avrebbe dovuto dirmelo.

Perfettamente sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora