Capitolo 24. (Sequel)

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Sono passati già tre giorni da quando sono rinchiusa in questo posto. Non ho più visto la luce e l'unica cosa che ho messo fra i denti è stato un panino quasi ammuffito. Mi sento pallida e debole, molto debole. Non so fino a quando potrò resistere, ma forse è meglio così, perché ho perso del tutto le speranze che ormai qualcuno venga a salvarmi. Non saprei neppure io da dove cominciare.

«Ciao.» alzo immediatamente la testa, non mi ero neppure accorta che qualcuno era entrato in questa stanza. Per la prima volta riesco a riconoscere in parte la figura che in questi giorni mi ha continuato a portare il cibo. Riesco a vedere poco del suo viso, ma gli occhi azzurri che brillano al buio sono la prima cosa che mi colpisce.

«Ciao.» ricambio con un timido sorriso forzato e la voce bassa.

«Vuoi mangiare qualcosa? Ti ho portato un panino, ma questa volta ci ho messo anche delle varietà di salse, e...» continua a parlare molto velocemente, ma la mia voce la interrompe.

«Quando finirà questa tortura?» dicendo queste parole alcune lacrime scendono lungo le guance, e nessun tentativo è in grado di fermarle.

«Io... Non lo so.»

«Perché non puoi liberarmi? Cosa ho fatto di male per meritare tutto ciò?» le parole escono dalle mie labbra spezzate, quasi incomprensibili.

«Io vorrei liberarti, ma... Non posso!» sento che anche la ragazza davanti a me sta per piangere, e se c'è una cosa che voglio provare, è proprio quella di farla sentire in colpa.

«Perché non lo fai!? Lo sai anche tu che avrai sulla coscienza una vita, una vita che è stata persa!»

La ragazza si alza di scatto dalla sedia su cui si era seduta momentaneamente.

«Preferisco salvare la sua vita che la tua! Chi sei tu? Quale importanza hai per me?» senza dire una parola in più esce dalla stanza, lasciandomi con le mie lacrime che continuano a rigarmi il volto.

Ormai senza speranze, abbasso il capo lentamente, rifiutando la centesima richiesta di cibo. Qualcosa, però, attrae la mia attenzione, è strana : luccica, brilla.

Cerco di capire da dove proviene quella luce, e quando intravedo il piatto con il panino dentro, quasi penso possa essere diventata matta. Ma tanto, cos'altro mi rimane da fare? Senza pensarci due volte cerco di portare il piatto con il cibo più vicino a me, ed essendo coricata su un letto molto basso, riesco ad afferrare il panino con la mano.

Lo guardo una volta, aprendolo anche, ma non trovando assolutamente nulla. Quando sto per perdere ogni speranza e riposarlo sul piatto, mi accorgo che ciò che luccicava non era dentro al panino, ma sul piatto.

Riposo il cibo, afferrando ciò che non riesco ancora a distinguere. Quando lo porto vicino agli occhi, delle lacrime quasi iniziano a scendere. Non ci posso credere, quella ragazza è stata davvero così gentile?

Stringo quelle due piccole chiavi. Ne prendo una, e velocemente provo ad aprire quelle maledette manette che mi stanno tenendo salda a questo schifo di letto.

Questa volta le lacrime stanno davvero scendendo, ma per la felicità. Ed ecco che con uno scatto quasi impercettibile la prima manetta si apre, e finalmente posso riuscire a muovere gli arti del polso. Faccio ciò anche con tutte le altre tre, e in un attimo mi ritrovo di nuovo libera, quasi non ci credo.

Provo a poggiare i piedi per terra, ma la paura di non sapere più reggermi su, o quella di non sapere dove camminare mi stanno struggendo. Incerta cammino nel buio più oscuro, sperando che l'altra chiave più grande della prima, riesca a farmi uscire da questo incubo.

Infilo con insicurezza la chiave, continuando a sperare di poter essere libera, una volta per tutte. Ed ecco, che anche questa scatta, mostrandomi nient'altro che ancora altro buio. Non è così scuro come dentro la stanza, ma gli occhi ancora non si sono abituati. Lancio le chiavi all'interno di essa e richiudo la porta alle mie spalle.

Perfettamente sbagliatoWhere stories live. Discover now