"Okay." Mi alzo dal letto.

"Okay." Risponde.

Gli passo davanti, per andare in bagno. Avverto il suo sguardo pesante sul mio corpo. Il respiro accelerato.

"Stai scherzando, spero!"

"Perché?" Chiedo incredula appoggiata allo stipite della porta del bagno.

"Mi passi davanti in intimo e pretendi resti a guardare impassibile?" Si avvicina alla porta.

"Ho dormito così." Deglutisco alla sua vicinanza. Non voglio si avvicini.

"Con me non dormi mai così." Un sorriso divertito abbellisce il suo viso perfetto.

Come puó un suo sorriso farmi stare meglio in una frazione di secondo? Perché ha questo effetto su di me? Se solo sapesse cosa provo.

Chiudo la porta, lasciandolo fuori. Sorridendo non so nemmeno perché.

"È inutile nasconderti da me, piccola." Lo sento ridacchiare oltre il legno.

Perché cambia umore così facilmente? Come posso stargli dietro?

Guardo la caviglia. Ezra aveva ragione, è sgonfia e non mi fa più male. Almeno non sarò più goffa e impacciata del solito.

Scendo dall'auto, lentamente. Il viaggio è stato silenzioso, ho guardato fuori dal finestrino tutto il tempo. Ci siamo spostati in periferia. Non ho idea di dove andremo. Forse avrei dovuto indossare qualcosa di più ricercato e non un abito morbido con una fantasia banale e le Converse bianche. Il mondo di occhi d'oceano è così complicato per me! Iniziamo a camminare lungo il viale davanti a noi, leggermente affollato da qualche coppia e gruppi di amici.
Henry si avvicina a me, sento il suo respiro caldo sul collo e il suo corpo ad attirarmi come una calamita. Mi chiedo se sappia quanto mi ha ferita ieri sera, quanto mi ha resa fragile in tutta questa storia; mi chiedo se sappia che la sua vicinanza ora mi uccide e mostrarmi indifferente ancora di più.

"Ti va un panino pieno di schifezze?" Mi chiede, sorprendendomi. Un sorriso sulle sue labbra piene e morbide.

"Solo se c'è il kebab." Accenno un sorriso anche io.

"E la birra ovviamente." Avvolge un braccio intorno al mio collo, attirandomi più vicina e non posso fare a meno di irrigidirmi.

Henry lo nota. Lui nota sempre tutto. Aggrotta la fronte accarezzandomi i capelli. In una frazione di secondi mi ritrovo con la schiena poggiata ad un auto parcheggiata lì, e il suo torace a bloccare il mio corpo. I suoi occhi profondi incastrati ai miei e il respiro irregolare.

"Lo so che mi vuoi." Le nostre bocche quasi si sfiorano.

"Non è vero." Deglutisco a fatica.

"Bugiarda." Si bagna il labbro inferiore con la lingua.

"Ci guardano tutti."

"Siamo un bello spettacolo probabilmente." Mi sfida.

"Non fingere ti importi di me." Sta uccidendo le mie difese.

"Lo sai che mi importa." Muove costantemente le pupille come a non lasciar sfuggire il mio sguardo.

"Io non so niente, Henry." Spingo il suo petto con le mani, ma lui non si muove di un centimetro.

"Sai che non volevo dire quello che ho detto."

"Non volevi? Però lo pensi." Piego la testa di lato analizzando la sua espressione.

"Non lo penso, Lily." La voce intensa.

"Se non lo pensassi non lo avresti detto." Lo spingo lentamente e questa volta mi lascia fare, come se lo avessi sconfitto, come se non sapesse come ribattere.

Gabbia d'oroWhere stories live. Discover now