Grover ridacchiò.

«Grazie, Harp, ma dobbiamo salire a bordo. Vorrei... vorrei avere più tempo per guardarmi attorno. Ma ora se n'è andato?»

«Che cosa?».

Lui sembrò non sentire nemmeno. Si avvicinò al cinghiale e saltò sulla sua groppa.

La bestia si stava già facendo un po' di strada nella neve. Una volta libero, sarebbe stato impossibile fermarlo.

Grover tirò fuori il suo flauto. Cominciò a suonare un motivetto allegro e lanciò qualcosa davanti al mostro. Era una mela, che rimase a volteggiare in aria proprio sopra il muso del cinghiale, facendolo impazzire per lo sforzo di acchiapparla.

«Sterzo automatico» mormorò Talia «Fantastico».

Poi si trascinò a fatica fino alla bestia e saltò in groppa dietro a Grover, lasciando spazio in abbondanza per il resto di noi.

Zoe e Bianca fecero per imitarla.

«Aspettate un attimo» protestò il figlio di Poseidone «Voi due sapete di cosa sta parlando Grover? Cos'è questa benedizione selvatica?»

«Naturalmente» rispose Zoe «Non l'hai avvertito anche tu, nel vento? Era così intenso... non avrei mai pensato di percepirne di nuovo la presenza»

«Si può sapere di cosa state parlando?» chiesi, aggrottando le sopracciglia.

Mi squadrò, con lo sguardo carico di odio e giudizio.

«Il Signore delle Selve, naturalmente. Solo per un istante, all'arrivo del cinghiale, ho avvertito la presenza di Pan».

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Cavalcammo il cinghiale fino al tramonto, più o meno il massimo che la mia schiena riuscisse a sopportare. Immaginatevi di montare una gigantesca spazzola d'acciaio su una strada di ghiaia per tutto il giorno. Ecco come si stava comodi in groppa a quel cinghiale.

Ovviamente, all'inizio mi ero rifiutata di salirci sopra. Avevo protestato come una bambina di tre anni, ma poco mi importava.

Alla fine, Talia era scesa, mi aveva presa in braccio e mi aveva portata con sé sulla groppa. Le avevo tirato pugni sulla schiena, ma lei non si era arresa, anzi.

Non ho idea di quanta strada percorremmo, ma le montagne svanirono in lontananza e furono rimpiazzate da chilometri di terra piatta e arida. Erba e sterpaglie si fecero sempre più rade, finché non ci ritrovammo a galoppare (ma i cinghiali galoppano?) nel deserto.

Quando calò la notte, il mostro si fermò davanti al letto di un ruscello e sbuffò. Prese a bere quell'acqua melmosa, poi strappò un cactus gigante da terra e lo masticò con le spine e tutto.

«Non andrà oltre» disse Grover «Dobbiamo allontanarci mentre sta mangiando»

«Grazie agli dei» borbottai, buttandomi giù e atterrando in piedi.

Non ci fu bisogno di convincere nessuno. Scivolarono tutti giù dalla groppa del cinghiale mentre era occupato a strappare altri cactus.

Poi ce la svignammo, accovacciati il più possibile, considerato che avevamo il sedere indolenzito dalla cavalcata.

Dopo il terzo cactus gigante e un altro sorso di acqua melmosa, il cinghiale grugnì e ruttò, quindi fece dietrofront e ripartì al galoppo verso oriente.

𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓𝐁𝐔𝐑𝐍,    percy jackson ¹ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora