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- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter five ❜┊˚ ̥۪͙۪◌𝙫𝙤𝙜𝙡𝙞𝙤𝙣𝙤 𝙨𝙥𝙚𝙙𝙞𝙧𝙘𝙞 𝙞𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙢𝙞𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙨𝙪𝙞𝙘𝙞𝙙𝙖

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- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter five ❜┊˚ ̥۪͙۪◌
𝙫𝙤𝙜𝙡𝙞𝙤𝙣𝙤 𝙨𝙥𝙚𝙙𝙞𝙧𝙘𝙞 𝙞𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙢𝙞𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙨𝙪𝙞𝙘𝙞𝙙𝙖

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𝐏𝐄𝐑𝐂𝐘

𝑶k, erano successe un sacco di cose nel giro di un'unica serata.

Subito dopo l'attacco del segugio, Chirone accompagnò me ed Harper, la figlia di Ares, in infermeria, dove lavoravano i figli di Apollo.

Dovettero aiutarmi solamente con la fasciatura per il petto, dove la ferita che mi aveva recato il mostro sanguinava ancora; il resto delle ferite che avevo, erano state risanate dall'acqua del ruscello. Con Harper ci misero di più: le diedero dei cubetti di ambrosia, in modo che le sue costole tornassero apposto, siccome si erano rotte quando era stata scaraventata contro il tronco.

Non capivo però come mai si fosse messa davanti a me non appena era apparso il segugio. Era strano, da pensare. Magari voleva proteggermi? No, impossibile, quella ragazza mi odiava.

Harper rimase lì tutta la notte, affiancata da Annabeth. Perfino un idiota avrebbe capito che le due si volevano molto bene, anche se non ne capivo bene il motivo. A pensarci bene, erano proprio i poli opposti: una ragionava su tutte le cose che faceva, pianificando e organizzando tutto, mentre l'altra agiva senza pensarci, divertendosi e spesso facendosi male. Insieme, però, erano una coppia formidabile.

Io venni spedito nella Cabina numero 3, quella di Poseidone, dove passai una nottata tutt'altro che tranquilla.

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𝑺tavo correndo lungo la spiaggia, in mezzo a una tempesta. Alle mie spalle c'era una città, ma non si trattava di New York: aveva edifici radi e sparpagliati, palme e basse colline in lontananza.
A un centinaio di metri lungo la risacca, due uomini stavano combattendo. Sembravano due lottatori di wrestling della tv, muscolosi, con la barba e i capelli lunghi. Tutti e due indossavano delle ampie tuniche greche, una bordata di azzurro e l'altra di verde. Si avvinghiavano l'uno all'altro, lottavano, calciavano e tiravano testate. Ogni volta che si toccavano, un fulmine lampeggiava, il cielo si scuriva e si levava il vento.

Dovevo fermarli. Non sapevo perché, ma più tentavo di correre verso di loro, più il vento mi spingeva indietro.

«Fermi, smettete di battervi!» tentai di gridare.

La spiaggia tremò. Da un punto imprecisato nel sottosuolo si levò una risata, e una voce profonda e malvagia mi fece gelare il sangue nelle vene.

𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓𝐁𝐔𝐑𝐍,    percy jackson ¹ Where stories live. Discover now