Annabeth tese la mano a Percy.

«Muoviti, Testa d'Alghe. È ora di cena».

Tornammo al padiglione della mensa insieme, soltanto noi quattro, come ai vecchi tempi.

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𝑼na tempesta infuriò per tutta la notte, ma aggirò il Campo Mezzosangue come al solito. I fulmini lampeggiavano all'orizzonte, le onde flagellavano la costa, però non una sola goccia cadde nella nostra valle.

Grazie al Vello, eravamo di nuovo protetti, sigillati entro i nostri confini magici.

Eppure io non riuscivo a dormire. La notte precedente avevo fatto un sogno su mia madre, e quello continuava a tormentarmi. Ogni volta che chiudevo le palpebre, vedevo il suo volto adirato.

Mi rigirai per l'ennesima volta tra le lenzuola, sbuffando senza preoccuparmi di disturbare tutti quelli che stavano già dormendo.

Alla fine decisi di alzarmi.

Indosso avevo un pigiama, composto di pantaloncini corti e maglietta di due taglie in più della mia. Per dormire facevo l'unica eccezione di indossare dei pantaloni corti. In altri casi, ormai non lo facevo più.

Mi sollevai dal letto e uscii frettolosa dalla cabina. Poco mi interessava delle arpie e del loro appetito; se avessero provato ad avvicinarsi, le avrei spiumate tutte e ci avrei fatto un boa colorato per Silena.

Camminai tranquilla verso il pontile, delle raffiche di vento fresche che mi investivano, facendomi tremare.

Non appena arrivai al limite della passerella di legno, mi sedetti con le gambe a penzoloni e i piedi che sfioravano la superficie.

Se non si fosse capito, amavo quel posto. Era sempre così tranquillo, pacifico. Sembrava che nessuno potesse disturbarti, quasi come se ti trovassi in una bolla impossibile da scoppiare.

Non so per quanto rimasi lì, ad ammirare la luna piena e le stelle che decoravano il cielo, illuminando l'oscurità della notte.

Chiusi per un attimo gli occhi, godendomi il silenzio, che però venne presto interrotto dal rumore di alcuni passi. Aprii gli occhi di scatto, girando la testa verso le mie spalle. Presi pure in mano il pugnale che mi ero portata con me in caso di emergenza.

Mi tranquillizzai solo quando vidi che si trattava di Percy. Aveva i capelli un po' scompigliati, un accenno di occhiaie sotto agli occhi. Anche lui era in pigiama, ma a differenza mia addosso aveva una felpa a proteggerlo dalla gelide raffiche di vento.

«Che ci fai qui?» gli domandai.

«Non riesco a dormire» si giustificò lui «E a quanto pare non sono l'unico».

Tornai con il viso rivolto verso l'acqua, mentre il figlio di Poseidone si accomodava al mio fianco, mettendosi nella mia stessa posizione. I suoi piedi presero a dondolare, facendo in modo che sfiorassero i miei di tanto in tanto.

«Brutti sogni?» chiese.

Mi limitai ad annuire, sfregandomi gli occhi.

«Pure io» disse «Nonostante siamo qui, al sicuro, ho una brutta sensazione addosso. Luke è ancora lì fuori»

«Lo troveremo, Percy, e gliela faremo pagare cara» dissi.

𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓𝐁𝐔𝐑𝐍,    percy jackson ¹ Where stories live. Discover now