Più tardi, quella sera, mentre arrostivamo i marshmallows sul fuoco e ascoltavamo i fratelli Stoll che ci raccontavano una storia dell'orrore - quella di un re malvagio sbranato vivo da pasticcini demoniaci - Henry mi si sedette vicino.

«Direi che dovrò sopportarti ancora un po', eh, Nana?» domandò divertito.

«Ah, si?» feci «Intanto "nana" lo vai a dire a tua...».

Non potevo dire sorella. Io ero sua sorella.

«Maledizione» sbuffai.

Il ragazzo scoppiò a ridere, portandomi presto con lui. Si asciugò addirittura una lacrima, mentre il suo sorriso non si spegneva.

«Lo sai che scherzo» disse.

«Ovvio che lo so. Per chi mi hai presa?» chiesi scettica.

«È vero che Annabeth ha rischiato la vita?» domandò poi, preoccupato e cambiando discorso.

Alzai gli occhi al cielo, mentre scoppiavo a ridere in modo incontrollato, tanto che attirai l'attenzione di varie persone.

«Che hai da ridere?»

«Quando ti deciderai a farti avanti, eh?».

Lui sbiancò, ma allo stesso tempo un rossore colorò le sue gote.

«Ma di che parli?»

«Di che parlo?» risi ancora «Della tua cotta stratosferica per-»

«Shhhh!» mi zittì «Vuoi farlo sapere a tutti?»

«Allora lo ammetti» dissi soddisfatta.

Henry rimase zitto per un attimo, ma alla fine sbuffò e annuì col capo.

«Lo sapevo!» esclamai.

«Si, ma non ho speranze» sbuffò.

«Pff, ti sottovaluti. Basta qualche buona parola da parte mia e vedrai...»

«Lo faresti sul serio?»

«Me lo stai chiedendo davvero?».

Lui si grattò la nuca, leggermente in imbarazzo.

«Senti, Henry, sei mio fratello, ma prima di questo sei mio amico. So che sono tanto scorbutica, ma non faccio così schifo come amica».

Henry si lanciò di getto verso di me, avvolgendomi con le sue braccia e stringendomi. Io rimasi rigida, ferma come un pezzo di legno.

«Oh, giusto. Scusami» disse.

«Va tutto bene».

Ad un certo punto, la sensazione di essere osservata cominciò a bruciarmi sulla pelle. Mi girai verso tutte le direzioni, finché non incontrai un paio di occhi verdi familiari.

Percy, come se fosse stato colto in fragrante, si voltò subito. Io ridacchiai, anche se sentivo una strana sensazione allo stomaco.

Ovviamente, la scena non passò inosservata.

«Beh, che dire» fece Henry «Ci assomigliamo più di quanto credessi».

Mi voltai confusa, fissando i suoi occhi azzurri.

«Ma di che stai parlando?» chiesi.

«Non sono l'unico ad avere una cotta, a quanto pare»

«Come, prego?»

«Dai, Nana, è così palese»

«No, te ti sei fumato il cervello, ecco cosa».

Allora come spieghi la sensazione allo stomaco? chiese una vocina traditrice nel mio cervello.

𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓𝐁𝐔𝐑𝐍,    percy jackson ¹ Onde histórias criam vida. Descubra agora