EPILOGO

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Ottobre 2020

Milano era una città grande. Ed Emma era una ragazza così piccola spersa in quel flusso continuo di via vai, gente che partiva, gente che correva sfrecciandole accanto, entrando nei mille negozi del centro, nei locali sui navigli pieni di musica e luci soffuse.

Sembrava un unico organo palpitante e brulicante di vita. Una città che non dorme mai.

Come del resto era Emma.

Le era servito del tempo per ambientarsi. Del tempo per capire dove andare, le metro da prendere, come non farsi rubare lo zaino nel marasma di pendolari che affollavano le fermate dei tram e i tunnel sotterranei dove i treni sfrecciavano fischiando impazziti e scompigliandole i capelli. Camminava spedita come un topolino sperduto, facendosi ogni giorno più sicura. I suoi passi sempre più incalzanti.

La sua coinquilina sembrava uscita da una rivista patinata di moda. Ma era simpatica. La prima settimana avevano preso le misure, facendosi domande, iniziando a conoscersi studiando i movimenti reciproci. Non ci era voluto troppo tempo prima che Carmela la trascinasse nei locali notturni insieme a lei, a provare nuovi cocktail, muovere i fianchi a ritmo di musica. Emma si lasciava andare, attenta a non superare mai il limite, decisa a non commettere quel passo falso che avrebbe potuto farla precipitare nel baratro familiare che la ragazza aveva imparato a riconoscere. Ed era finalmente riuscita a richiudere sotto ai suoi piedi.

Patrizia le aveva assicurato che avrebbero trovato una casa insieme, l'anno successivo, quando Emma avesse finalmente deciso cosa fare con quel povero disgraziato del suo coinquilino. Come amava chiamare Tim.

Emma non lo aveva ancora rivisto. Non dopo quella fatidica serata calda di luglio, nel piccolo bar della loro città. Non dopo quello che era successo.

Patrizia scalpitava e le urlava di darsi una mossa, che non avrebbe tenuto il segreto ancora per molto. Le scocciava uscire di casa, nascondendo all'amico con chi si vedeva, con chi si frequentava.

"Gli ho detto che, mi vedo con una ragazza." Le aveva detto Patrizia, un pomeriggio sedute al tavolo di un bar, intente a fare colazione.

"Beh, ma non stai mentendo." Aveva asserito Emma, stringendosi la sciarpa al collo, osservando le persone che passavano per la strada con i volti ancora coperti dalle mascherine. Parlavano di una seconda ondata di covid. Si temeva per il Natale. Temevano che potessero chiudere nuovamente tutto in un altro devastante lockdown.

"Sì, ma Tim crede che me la porti anche a letto, e chiede i dettagli."

"Non ci credo mai!" aveva riso Emma, incapace di immaginare Timothée fare domande così indiscrete all'amica.

"Hai ragione, non me lo chiederebbe mai. Ma Valerio sì, e comincia ad essere snervante."

Valerio era rimasto a casa. Aveva effettivamente portato avanti la sua idea di anno sabbatico e Olivia era stranamente rimasta vicina a lui. I loro amici si erano fatti strane idee su quel bizzarro avvicinamento, ma preferivano non intromettersi e lasciare le varie ipotesi per loro. 

Emma aveva preso le misure della città e se l'era cucita addosso come un abito che le calzava alla perfezione.

Passava le mattine in Facoltà, seguiva le lezioni che per la prima volta le sembravano interessanti, comprava i libri e li apriva leggendoli sul serio. Preparandosi diligentemente al suo futuro nel mondo della moda.

Le piaceva fare l'aperitivo dopo un pomeriggio passato a studiare. S'incontrava con alcuni ragazzi del suo corso, parlavano di quello che avevano imparato a lezione, si confrontavano tra un bicchiere di prosecco e un Americano o un Gin Tonic.

TOUCHWhere stories live. Discover now