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Perché la casa sembrava così diversa con la presenza di Timothée all'interno di quelle mura?

Emma posava il mento sulla mano, mentre, seduta a terra, guardava il ragazzo dormire.

 Appena erano entrati, dopo lo scontro con Diego, lei aveva chiuso la porta e lo aveva guardato, con quell'unica domanda scritta negli occhi: e adesso?

Lui si era strusciato la testa, facendo un mezzo giro su se stesso, alzando lo sguardo e poi abbassandolo su di lei.

"Dovrò farmi passare alcune cose dai miei nonni, immagino. Spazzolino, roba così..." anche le sue parole tremolavano incerte sulle sue labbra.

"Certo." Si era affrettata a riempire i vuoti di silenzio. "Vuoi che vada a chiederglielo io?"

"No, no, lo faccio dopo. Ora faccio mente locale di quello che può servirmi, eh..."

Emma, nel frattempo, si era avvicinata al frigo, aprendo lo scomparto del congelatore per afferrare una busta di piselli surgelata.

"Tieni, mettila sull'occhio!" l'aveva premuta sulla faccia di Tim, aspettando che il ragazzo l'afferrasse con la sua mano.

"Perfetto, quello che ci voleva. Piselli in faccia!" si derise da solo.

Fece qualche passo al centro della stanza e socchiuse l'occhio libero, vacillando leggermente, aggrappandosi alla spalliera del divano con le dita lunghe. Aveva una fascetta d'argento all'indice. "Ti dispiace se mi stendo un attimo? Non credo di essere proprio in forma. Cazzo il tuo amico ha la mano pesante!"

"Non è più un mio amico." Si era affrettata ad aggiungere lei, sorreggendolo e aiutandolo a stendersi sui cuscini del divano. "Vuoi che ti prepari una canna? Ti aiuterebbe con il dolore."

"Cosa?" esclamò lui, con una mezza risata intrappolata in gola. "No, Lombardi, sono già bello stonato di mio in questo momento. Al massimo, se proprio ti fa piacere, potresti portarmi un Oki."

Emma gli aveva preparato l'antidolorifico, sciogliendolo minuziosamente in un bicchiere. Per un po' di tempo l'unico suono che si avvertiva in casa era lo sbattere monotono del cucchiaino contro il vetro. Lo aveva portato a Tim, che si era alzato leggermente per bere il contenuto. Mentre Emma guardava le sue labbra posarsi sul bordo del bicchiere come due piccole ventose rosee e morbide, i capelli avevano coperto gli occhi di Timothée, che si erano poi alzati su di lei. In contrasto con il castano dei boccoli ad Emma erano apparsi ancora più verdi. Le aveva ridato il bicchiere, sussurrandole un grazie appena accennato. E dopo poco aveva chiuso gli occhi, addormentandosi.

E adesso lei lo guardava, senza trovare dentro di sé il coraggio di toccarlo. Ascoltava il suo respiro regolare, il petto che si alzava e si sgonfiava lentamente, il filo d'argento che aveva al collo che era calato di lato, nascondendosi dietro la nuca. Osservò attentamente gli angoli della bocca socchiusi, sempre con un accenno di sorriso, sempre lievemente piegati all'insu. Il piccolo neo a fianco. Il naso affusolato e a punta, da piccolo elfo. Guardava gli occhi, dietro le palpebre chiuse, inseguire qualcosa nei suoi sogni, si spostavano a destra e a sinistra, come se stessero leggendo un libro anche da addormentati. Si avvicinò cauta al collo del ragazzo, annusando l'odore della sua pelle, nascosta nella piega della spalla, sotto i capelli. Sapeva di buono, Tim. Ad Emma piaceva il suo odore, privo di profumi. Sapeva soltanto di lui.

"Puzzo?"

La voce del ragazzo la fece sbilanciare all'indietro e spalancare gli occhi. Il grido di sorpresa le era rimasto intrappolato in gola, chiuso dalla mano davanti alla bocca. Timothée aveva parlato, senza aprire gli occhi; lo aveva fatto soltanto poco dopo, nel momento in cui si era girato verso di lei, per vedere dove era finita. Con il sedere a terra e le gambe piegate davanti a sé.

"Beh, f...forse una doccetta non sarebbe una cattiva idea!" balbettò Emma, mettendosi in piedi e scuotendosi della polvere immaginaria dalle gambe.

Tim, molto lentamente ed evitando gesti bruschi, si mise a sedere prendendosi la testa tra le mani. Poi guardò Emma di sbieco.

"È così nero?" chiese, riferendosi all'occhio e allo zigomo.

"Non più di tanto." Mentì lei.

"Sei una pessima bugiarda, Lombardi. E questo è davvero inspiegabile." Si alzò, dandosi una spinta con le mani sui cuscini, e si stiracchiò, scrocchiandosi il collo. "Posso usare il bagno?" chiese.

Lei annuì. Si sentiva così nervosa ad averlo lì, a pochi passi di distanza. Lo aveva voluto toccare così tanto, quando c'era il terrazzo a dividerli, e adesso che avrebbe potuto finalmente farlo, allungando semplicemente un dito, qualcosa la bloccava.

Lui si afferrò la maglia da dietro le spalle e se la sfilò dalla testa, lasciandola ciondolare da una mano, scoprendo la schiena. Poi si voltò verso di lei, completamente a suo agio e indifferente.

"Potresti sentire i miei nonni se ti mettono un cambio nel cestino...aspetta, vai. Glielo scrivo io. Gli mando un messaggio con quello che mi serve." Poi sembrò cambiare ancora idea. "Anzi, meglio che li chiami. I messaggi ci mettono tre ore a capirli."

Afferrò il cellulare dalla tasca dei pantaloni dell'Adidas e digitò il numero aspettando che uno dei due nonni rispondesse. Nel frattempo, si voltò verso Emma, indicandole con il pollice il bagno, chiedendo il permesso di andarci, alzando le sopracciglia e ammiccandole un posso?

Emma, come imbambolata, annuì lentamente, continuando a fissarlo. Tim fece un passo verso di lei, corrucciando le sopracciglia per guardarla meglio.

"Oh, Lombardi, tutto a posto? Pronto, nonna? ...Sì, senti mi servirebbe che tu mettessi alcune delle mie cose nel cestino, viene Emma a prenderle in terrazzo." Non appena nonna Cristina aveva risposto al telefono, Timothée si era di nuovo voltato, girando la schiena ad Emma ed entrando in bagno, chiudendo la porta. La ragazza sentì l'acqua della doccia cominciare il suo scroscio e appoggiò la fronte sulla porta di legno fredda.

"Stupida. Stupida, stupida, stupida..." iniziò a mormorare a se stessa, picchiando leggeri colpetti con il volto, ma al quinto stupida la fronte non incocciò il legno della porta; quest'ultima si era aperta, mostrando Tim ancora con i pantaloni addosso e con un asciugamano in mano.

"Scusa Emma, posso usare questo?" le chiese mostrandogli il telo di spugna.

"Mh-mh." Annuì ancora lei, stringendo le labbra e portando le mani dietro la schiena, come una scolaretta.

"Ok, grazie. Ma..." fece per chiudere la porta, ma la riaprì con un mezzo sorriso. "Hai perso la lingua, Lombardi?"

Lei strinse occhi e bocca in un mezzo sorriso e uno squittio le rimase piantato nel profondo della gola. Scosse la testa con fare leggermente isterico, lasciando che i capelli biondi le solleticassero le spalle.

"Oook... anche perché devo dire che non ti si addice." Rispose Tim, con un pizzico di ironia nel tono di voce e nello sguardo, prima di richiudere la porta del bagno. La ragazza ruotò su se stessa, si picchiò uno scappellotto sulla testa e raggiunse il giardino per recuperare gli effetti personali del ragazzo.

TOUCHWhere stories live. Discover now