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"Steso così sembra che abbia il doppio mento?"

Timothée guardò Valerio sullo schermo del suo computer. L'amico, sdraiato sul divano, teneva il cellulare poggiato sul petto gonfio come una collina, con la sua maglia verde speranza, alla fine della quale sbucava una piccola testa in lontananza, spettinata e rigonfia.

"Steso così sembra che tu non ce l'abbia proprio un mento." Constatò Tim, alzando le sopracciglia.

Valerio sbuffò, alzando il braccio sopra la sua testa, come un'asta per fare i selfie.

"Ma guarda se dobbiamo fare fatica anche per telefonarci!"

"Perché non ti metti al computer?"

"Perché non starei sdraiato."

"Prendi il portatile." Ribatté sbadigliando Tim.

Valerio lo indicò con l'indice della mano libera.

"Ma allora sei davvero intelligente come dicono. Aspetta un attimo..."

Ci fu un fragore confuso di suoni e d'immagini mentre, sullo sfondo ignoto di qualcosa su cui il cellulare era stato posato, si sentiva in lontananza il vociare di Valerio che urlava: "Mamma! Dove hai messo il mio computer?"

Timothée nell'attesa incrociò le braccia, grattandosi distrattamente la testa. Passò sua nonna che gli dette un bacio sulla nuca, posandole una mano sulla spalla e il nipote le sorrise voltandosi appena. Poi l'immagine di Valerio tornò chiara e nitida. Stessa situazione di prima. Computer sulla pancia, grande collina verde, testa piccolina sullo sfondo.

"Adesso?" chiese il ragazzo in cerca di conferme.

"Molto meglio." Asserì Tim, senza urtare la suscettibilità dell'amico.

Era da poco finita la lezione in DAD, il professor Marinelli, dopo aver introdotto il Realismo con la sua esigenza di raccontare la realtà quotidiana e le sue ingiustizie sociali e politiche, aveva assegnato alcune novelle di Giovanni Verga da leggere per la settimana a venire, tra cui La roba e Rosso Malpelo. Per i più invogliati aveva proposto di leggere anche un paio di romanzi a scelta, dato la vastità di tempo libero che gli studenti si erano ritrovati ad avere.

"Non sto nemmeno a chiederti se leggerai i romanzi che ci ha assegnato il prof. Hai intenzione di leggerti tutta la bibliografia?"

"Alcuni li ho già letti per conto mio da un bel po' di tempo." Confermò indifferente Tim.

"Dio che nervoso che mi mette parlare di scuola con te." Si lamentò Valerio, strusciandosi il viso.

"Sei tu che continui a farlo." Si giustificò il ragazzo, grattandosi una spalla sotto la maglietta. Con tutte quelle sere passate in giardino aveva il corpo coperto da punture d'insetto. Con Emma aveva preso a guardare due puntate a sera del Trono di Spade, per cercare di farla appassionare alla storia. Ma lei continuava a lamentarsi perché non c'erano vere storie d'amore e quindi non poteva considerarsi una serie degna di essere guardata. Se l'avesse sentita Valerio, avrebbe potuto divorarle la testa come un enorme Pac-Man gigante.

"Quali sono i libri che hai letto?"

"Ho letto Storia di..."

"No, ok, ok...non voglio saperlo. Ho cambiato idea." Si picchiettò la fronte strizzando gli occhi, in una sorta di punizione autoinflitta. "Ho questo lato masochista che proprio non comprendo."

"Comunque i primi che ha scritto non sono lunghissimi, potresti concentrarti su quelli." Consigliò Timothée, calmo e impassibile come il Dalai Lama.

Valerio abbassò gli occhi sul cellulare mentre borbottava un sì-sì-come-no, e avvisò Tim di due nuove entrate nella conversazione.

TOUCHWhere stories live. Discover now