No, aspettate.

Fermi tutti.

Avevo appena definito Harper bellissima?

«Oh, è molto facile» rispose C.C. «Tanta frutta fresca, un po' di esercizio fisico, e naturalmente... questo».

Si avvicinò al bar e riempì un bicchiere d'acqua. Poi strappò una bustina e ci versò dentro una polvere rossa. Il miscuglio cominciò a scintillare. Quando il luccichio si spense, la bevanda sembrava solo un frullato alla fragola.

«Uno di questi sostituisce un pasto regolare» spiegò C.C. «Ti garantisco che i risultati sono immediati»

«Com'è possibile?».

Lei rise.

«Perché questi dubbi? Non vuoi essere subito perfetto?».

Qualcosa si agitò in un angolino del mio cervello.

«Perché non ci sono uomini nel centro?»

«Oh, ma ci sono» mi assicurò C.C. «Li incontrerai presto. Prova il nostro integratore. Vedrai».

Guardai il riflesso nell'arazzo celeste, quella versione di me che non ero io.

«Su, Percy» mi rimproverò C.C. «La parte più difficile del processo di rifacimento è lasciarsi andare. Devi decidere: vuoi fidarti del tuo giudizio per capire chi devi essere, o del mio?».

Avevo la gola secca.

Mi sentii rispondere:
«Del suo».

C.C. sorrise e mi passò il bicchiere. Me lo portai alle labbra. Sapeva esattamente di quello che sembrava: frullato alla fragola. Una sensazione di calore si diffuse dentro il mio stomaco quasi all'istante: all'inizio piacevole, ma poi dolorosamente calda, cocente, come se l'integratore si fosse messo a bollire nel mio corpo. Mi piegai in due e lasciai cadere il bicchiere.

«Che cosa mi ha... che succede?»

«Non ti preoccupare, Percy» mi rassicurò C.C. «Il dolore passerà. Guarda! Come promesso. Risultati immediati».

Qualcosa stava andando proprio storto.

La tenda cadde e nello specchio vidi le mie mani che si accartocciavano e si incurvavano, sviluppando lunghi e delicati artigli. Mi spuntò del pelo sulla faccia, sotto la maglietta, in ogni posto scomodo che riusciate a immaginare. Mi sentii i denti troppo pesanti nella bocca. I miei vestiti stavano diventando enormi o forse C.C. stava diventando troppo alta... No, ero io che mi restringevo.

In un unico, orribile lampo, affondai in una caverna di stoffa buia. Ero sepolto nella mia maglietta. Provai a scappare, ma delle mani mi afferrarono: mani grandi quanto me.

Provai a gridare aiuto, ma tutto quello che mi uscì di bocca fu:
«Squiiit, squiiit, squiiit!».

Le mani giganti mi stritolarono nel mezzo, sollevandomi in aria. Mi divincolai e tirai colpi con le gambe e con le braccia, che a dire il vero sembravano un po' troppo tozze, e poi mi ritrovai a fissare, inorridito, la faccia gigantesca di C.C.

«Perfetto!» tuonò la sua voce.

Mi agitai allarmato, ma lei si limitò a stringere la presa sulla mia pancia pelosa.

𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓𝐁𝐔𝐑𝐍,    percy jackson ¹ Where stories live. Discover now