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- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter nineteen ❜┊˚ ̥۪͙۪◌𝙘'è 𝙪𝙣𝙖 𝙡𝙞𝙣𝙚𝙖 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤𝙧𝙖𝙡𝙚 𝙪𝙣 𝙥𝙤' 𝙘𝙤𝙣𝙛𝙪𝙨𝙖

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- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter nineteen ❜┊˚ ̥۪͙۪◌
𝙘'è 𝙪𝙣𝙖 𝙡𝙞𝙣𝙚𝙖 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤𝙧𝙖𝙡𝙚 𝙪𝙣 𝙥𝙤' 𝙘𝙤𝙣𝙛𝙪𝙨𝙖

𝐏𝐄𝐑𝐂𝐘

𝑺altammo giù un po' goffamente, immergendoci nel pomeriggio del deserto. Ci saranno stati come minimo 40° e noi dovevamo proprio avere l'aria di vagabondi cotti dal sole, ma erano tutti troppo presi dagli animali per fare caso a noi.

Passammo davanti ogni genere di albergo e casinò di lusso: il Montecarlo, l'MGM, le piramidi, una nave pirata e perfino la Statua della Libertà, che pur essendo una replica piuttosto ridotta, mi fece lo stesso venire nostalgia di casa.

Non sapevo cosa stessimo cercando, di preciso. Forse solo un posto per ripararsi dal caldo, trovare un panino e un bicchiere di limonata, ed escogitare un nuovo piano per arrivare sulla costa occidentale.

Probabilmente sbagliammo strada, perché ci ritrovammo in un vicolo cieco di fronte all'Hotel Casinò Lotus. L'ingresso era un enorme fiore al neon, con i petali che si accendevano a intermittenza. Non c'era gente, ma le scintillanti porte cromate erano aperte, liberando un'aria condizionata che profumava di fiori... fiori di loto forse. Non ne avevo mai visto uno, perciò non ne ero sicuro.

Il portiere ci sorrise.

«Hey, ragazzi. Sembrate stanchi. Volete entrare a riposarvi?» ci chiese.

Avevo imparato a essere sospettoso, nell'ultima settimana o giù di lì. Chiunque poteva essere un mostro oppure un dio, non si poteva mai dire. Ma quel tizio era normale. Lo capii al primo sguardo. E poi, ero così sollevato di sentire qualcuno che ci parlava con gentilezza, che annuii e risposi che ci sarebbe piaciuto molto entrare.

Una volta dentro, ci guardammo attorno e Grover esclamò:
«Cavolo!».

L'intero atrio era una sala giochi gigantesca. E non sto parlando di squallidi giochini o stupide slot machine. C'era uno scivolo ad acqua attorcigliato attorno a un ascensore di vetro che saliva per almeno 40 piani. Un'intera parete era dedicata all'arrampicata e c'era perfino un ponte per il bungee jumping da interni. Si potevano indossare tute speciali per la realtà virtuale, con vere pistole laser, e centinaia di videogame grandi quanto dei maxischermi. Insomma: era il paradiso! E non bisognava fare la fila, perché non c'erano molti ragazzi a giocare. Diverse cameriere giravano per la sala e c'erano snack-bar che servivano ogni genere di cibo che si possa immaginare.

«Benvenuti!» esclamò un fattorino.

O almeno, quello che mi sembrava un fattorino. Indossava una camicia hawaiana bianca e gialla a motivi floreali - fiori di loto, naturalmente - dei pantaloncini corti e un paio di infradito.

𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓𝐁𝐔𝐑𝐍,    percy jackson ¹ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora