× CAPITOLO LXV ×

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× CAPITOLO • LXV ×





Il tramonto ― quel giorno scortato da luci le cui colorazioni spaziavano da un giallo intriso nell'oro, un aranciato carico ed un rosso che sfociava nel rosa tenue ― era ormai giunto quando nelle ultime battute dello scontro, si sentirono echeggiare nell'aria ormai assente da grida ricche di animosità, i colpi che atterrivano gli ultimi rimasti in piedi. La maggior parte di loro aveva decantato la propria resa posizionando il proprio corpo affinché da una simile postura, non fosse palese la sottomissione alla quale si erano sottoposti autonomamente ma altri, dal ventre ricolmo di orgoglio o semplice ed umana follia, ― o propensione alla più inconcludente delle autodistruzioni ― avevano combattuto fino allo stremo delle forze oppure, se morti prima che quel picco di affaticamento li colpisse, fino a quando una stilettata, un fendente oppure la punta di una freccia, non aveva messo un freno irreparabile al loro furore. Quando il comandante si liberò anche dell'ultimo uomo rimasto in piedi nel suo raggio di azione, sollevò lo sguardo verso l'alto per osservare la situazione che gli si figurava davanti con maggiore introspezione: le luci rosate del sole che soccombeva, rendevano l'aria confortevole ed in qualche maniera addirittura rasserenante mentre al centro di quella quasi utopica cornice, alcuni suoi soldati sopprimevano uomini arrendevoli non perché contrariati da quella manifestazione d'inferiorità e debolezza, e neppure per eccesso di rabbia, ma solo perché concretamente impossibilitati a farsi carico di un numero così elevato di uomini inutilizzabili alla guerra. Gli impegni da assolvere erano ancora troppi ― e anzi si poteva dire che essi non fossero neppure ancora iniziati dal momento che l'attacco subito equivaleva più ad un banale contrattempo piuttosto che la missione in sé per sé ― ed il ritorno nelle proprie terre, ancora troppo lontano; pertanto, in virtù di quel pronostico, portare con loro stormi di uomini che non avrebbero potuto usare in battaglia per mancanza di fiducia ma che avevano comunque bisogno, come loro, di nutrirsi, abbeverarsi e riposarsi, incarnava una benevolenza ed un proposito benefattore che non potevano in alcun modo permettersi.

La battaglia era durata quasi un intero giorno e le braccia gli parevano pesanti come massi di pietra che si ostinava a sollevare incurante del bruciore che quell'azione gli procurava agli arti ma la guerra oltre a privare gli animi della pietà e della misericordia, spogliava chi la intratteneva anche dell'altresì naturale propensione alla lamentela e al cedimento dinnanzi alla fatica. Dopo aver lucidato l'acciaio della lunga, ed esilmente elegante, spada con un panno stropicciato ma che ben si prestava alla finalizzazione di quell'ultimo risultato, ed averla riposta nel fodero che gli si allineava con un angolatura pari a novanta gradi se lo si tratteneva lungo il collo con una mano alla gamba sinistra, sormontò i massi costituiti da cadaveri ― in qualche punto ammassati l'uno sopra l'altro mentre in altri, quasi intrecciati l'uno contro l'altro fino al punto di formare una disturbante contorsione di arti e brandelli di carne ― al fine di avvicinarsi nuovamente ai confini di un lato del campo fortunatamente rimasto immacolato da sangue; laddove c'era una concentrazione di ufficiali intenti a parlottare tra loro e a rabbonire alcuni soldati ancora pieni di energia affibbiando loro dei compiti da risolvere. Quando scorse il suo primo ufficiale ― in testa alla vetta anche per importanza detenuta ai suoi occhi ― con un cenno del capo aveva ottenuto la sua attenzione e con l'arresto dei propri passi l'aveva invece convinto a separarsi dai suoi pari, congedandosi forse in via esclusiva e permanente, per raggiungerlo quanto prima in una sede separata. Quando furono uno davanti all'altro, il comandante sollevò appena le spalle prima di fare dietrofront convincendo l'altro a fare lo stesso, poi finalmente parlò, con tono quasi solenne e sussurrato. «Raduna un gruppo di sottoposti, uomini che godono della tua fiducia non solo morale ma anche per quanto concerne l'abilità in battaglia e l'attitudine di questa ad adattarsi al meglio alla tua, e poi portali verso sud. Il soldato Hanseok ha disertato, probabilmente assieme ad un manipolo di complici, e si è quasi certamente diretto verso quella direzione.» Indirizzò la punta dell'indice della mano destra verso una fitta densità di alberi distante dalla loro posizione al punto d'apparire simile ad una macchia che separava soltanto, l'andamento altrimenti costante del terreno. «La ragione per cui chiedo proprio a te di occuparti di una faccenda così tanto banale, riguarda la mia necessità di averli nuovamente tutti indietro: vivi e possibilmente anche incolumi.» Fu a quel punto che le sopracciglia dell'ufficiale si corrucciarono mentre il capo, gli si raddrizzò a causa dello stato d'animo vicino allo sbalordimento più puro che avesse prima visto sul viso di chiunque altro prima di quel momento. «Non perché io abbia a cuore la sorte di un gruppo di traditori ma solo perché mi è davvero necessario interrogarli. Hanno certamente dei segreti che mi sarebbe utile, molto utile, conoscere.» Era combattuto perché avrebbe voluto confessare all'ufficiale anche la ragione per cui non poteva semplicemente lasciarli andare per il momento, rimandando la loro cattura fino a quando ― una volta ultimata la missione ― non avrebbe fatto ritorno a Ryohs ma temeva che quello, più che spingere l'ufficiale a riportare i giovani soldati indietro incolumi non l'avesse anziché animato al punto da rendergli troppo appetibile l'idea di fare esattamente il contrario. E per quanto era certo della devozione dell'uomo, sapeva anche, in quel momento, che quella stessa lealtà poteva essere un'arma a doppio taglio, la nemica principale di una missione che si basava su simili presupposti. «Voglio che tu li trovi e li riporti indietro. Nel frattempo, io tratterrò i soldati qui, anche con una serie di scuse, fino a quando non avrai fatto ritorno. Attenderò il tuo arrivo anche per giorni, non ha alcuna importanza poiché l'unico fattore che davvero la detiene, consiste nell'avere di nuovo qui al campo quegli uomini, incolumi al punto da poter essere sottoposti ad un interrogatorio anche serrato e feroce. Sarà solo al seguito di esso che deciderò quando, come e se, dovranno morire.» E la buona salute dei prigionieri era un elemento necessario affinché questi fossero in grado di sostenere il tipo d'interrogatorio in merito al quale stava meditando senza morire durante il processo a causa dei traumi subiti; un tipo di interrogatorio che certamente gli avrebbe garantito le risposte di cui aveva bisogno e nel più breve tempo possibile.

𝙲𝙾𝙳𝙴 - 𝟽𝟼𝟹𝟿𝟶𝟷 │ 𝙾𝙼𝙴𝙶𝙰𝚅𝙴𝚁𝚂𝙴Onde histórias criam vida. Descubra agora