× CAPITOLO XL ×

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× CAPITOLO • XL ×


Attenzione:
Alcune tematiche all'interno di questo capitolo come fatti, dialoghi e riflessioni, potrebbero causarvi qualche trigger. Per cui, proseguite con moderazione!



In seguito alla scoperta della malattia, c'era stato un susseguirsi di eventi: l'intera servitù presente in precedenza all'interno della camera in cui aveva esalato l'ultimo respiro il messaggero inviato al Quartier Generale da Daehyun al fine di recapitare un messaggio dal contenuto ancora sconosciuto, s'era fiondata in corridoio per assistere uno dei funzionari e suo figlio; ma Namjoon s'era accasciato, così come aveva fatto suo padre, soli pochi giorni più tardi ed infine, ― per lenire alla catastrofe di cui già si sentiva l'odore ― l'intera struttura di pietra era stata divisa in compartimenti limitando il passaggio tra questi ai soli curatori, col fine di ridurre il contagio e sezionarlo solo all'interno di circoscritte zone sorvegliate. Il comandante era stato più o meno invitato con cortesia a restare, suo malgrado, confinato all'interno della sua camera da letto, giorno e notte, e soltanto ad alcuni orari prestabiliti, gli sarebbe stato permesso di vedere un viso estraneo mentre chi lo portava, gli lasciava i cibi da consumare davanti alla porta. Lo stesso trattamento era stato riservato anche a Moongi che, decisamente più coscienzioso del figlio, aveva meglio compreso la situazione e soprattutto, con maggior grado ne aveva accettato le conseguenze. A dispetto dei più giovani signori, infatti, sia lui che Shinjoon di potenziali epidemie ne avevano viste parecchie a causa delle frequenti carestie un tempo dovute alla povertà e alla scarsa igiene del popolo maggiormente rilegato ai margini della società e dunque, in virtù di ciò, erano già abituati a ricevere quel tipo di trattamento e ad assestarsi per quanto concerneva ciò che sarebbe venuto dopo. Ma questa volta Moongi era preoccupato dall'idea di doversi occupare di questo da solo, per la prima volta nella sua vita dal momento che né lui, né Shinjoon, prima di quel determinato momento, s'erano mai ammalati per qualcosa di simile ed era certamente un bene, se si considerava quanto letali erano solite essere le epidemie che entrambi avevano visto. Era forse proprio per causa di quel fattore che il funzionario da quando aveva appreso la notizia della malattia del compagno, si era dilettato ad andare avanti e indietro per la sua stanza tormentato da malesseri vari e pensieri angosciosi per gran parte del tempo: temeva per le sorti di Shinjoon che, a sua volta privo di coscienza, neppure era al corrente di aver trasmesso al figlio lo stesso male e che anche egli a sua volta, poteva essere ignaro del fatto di aver contagiato anche Yoongi, il suo di figlio.

Moongi aveva passato con Shinjoon numeroso tempo prima che egli manifestasse i primi sintomi della malattia ed era certo, lo stesso avevano fatto anche gli eredi di entrambi l'uno con l'altro. Il funzionario in questione tuttavia, sapeva bene del contagio di entrambi i signori di Kaya ma non era al corrente di nulla per quanto riguardava Yoongi che avrebbe potuto manifestare, per quel poco che era riuscito a supporre in base alle scarse notizie che era riuscito a racimolare dai vari servi che erano passati davanti alla sua porta per fornirgli i viveri di cui aveva bisogno per sopravvivere, i primi sintomi il giorno precedente o quello stesso giorno. Se gli fosse stato concesso di fare visita all'uomo tuttavia, avrebbe scoperto che questo ― prestante com'era in passato, era rimasto ancora in quel momento ― era ancora vigile sia col corpo che coi sensi e che anzi, per nulla minato nella forza, così come suo padre, stava ripercorrendo nervosamente l'interno della camera da un lato all'altro perché annebbiato nella mente dalle stesse preoccupazioni. Anzi, forse Yoongi di preoccupazioni ― al contrario di suo padre che era più che altro flagellato dal terrore di non poter vedere suo figlio mentre magari questo veniva prima infettato ed in seguito annientato da una malattia i cui effetti drastici gli era capitato, fortunatamente, di vedere in prima persona sui propri cari soltanto poche volte durante la sua lunga vita prima di salire al governo ― ne aveva un paio in più dal momento che oltre a preoccuparsi per la salute dei suoi affetti, era preoccupato anche per la sorte degli Omega che era stato costretto a lasciare nelle celle del Quartier Generale. Non sapeva se i servitori stessero portando ai due prigionieri il cibo e le attenzioni di cui necessitavano o se, assoggettati dai numerosi impegni, avessero deciso di concedere le loro premure a quelle che consideravano ben più importanti priorità, e lui d'altra parte nemmeno poteva manifestare così tanta preoccupazione verso quegli Omega senza suscitare il benché minimo sospetto in coloro che si sarebbero poi trovati a dover rispondere, a quei quesiti. Lui stesso pensava di non essersi infettato dal momento che se così fosse stato, avrebbe già dovuto manifestare qualche atipico sintomo e pertanto, sulla base di quella illazione totalmente autoreferenziale, riteneva che fosse improbabile l'idea che Hoseok o il suo amico, potessero aver contratto la malattia. Ma nonostante quel magro spiraglio di speranza, puntualmente il suo umore veniva schiacciato dal dubbio di non poter affermare la stessa cosa, e non con la stessa sicurezza, per quanto riguardava Namjoon perché davvero non aveva avuto modo di domandargli se si fosse recato o meno nelle segrete del palazzo, prima di venire a conoscenza della presenza della malattia all'interno del suo corpo, attualmente, in chissà quali condizioni.

𝙲𝙾𝙳𝙴 - 𝟽𝟼𝟹𝟿𝟶𝟷 │ 𝙾𝙼𝙴𝙶𝙰𝚅𝙴𝚁𝚂𝙴Where stories live. Discover now