× CAPITOLO XIII ×

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× CAPITOLO • XIII ×




Non seguirono battute dedite al collettivo divertimento per lungo tempo, di nessun tipo, ma semplicemente i pochi Omega, Beta ed Alpha che Seokjin aveva portato con sé, si erano limitati a parlottare tra loro attraverso sussurri impossibili da udire per chi stava lontano anche più di dieci centimetri dalla fonte o ancor più semplicemente, come nel caso di Hoseok, a starsene in silenzio ad osservare le spesse pareti curvate che gli stavano attorno e sopra la testa. Avevano iniziato a camminare in quel buio tunnel da poco più di qualche minuto e nessun rumore, a parte quelli emessi da qualcuno di loro, e nessuna presenza appartenente a qualche Alpha nemico, si era palesata fino a quel momento. Al contrario, il silenzio almeno per Hoseok era sembrato quasi assordante mentre camminava tentando di schivare qualche fosso e allo stesso tempo, si mordicchiava spasmodicamente un angolo delle labbra perché reso inquieto da un'orrida sensazione che aveva iniziato ad aleggiargli nello stomaco, non sapeva neanche da quanto tempo. Si era guardato distrattamente attorno con lo scopo di osservare i visi dei suoi compagni e nessuno di questi era sfigurato dalla preoccupazione come con indiscutibile possibilità, sapeva essere il suo. Si voltò nuovamente verso la schiena di Seokjin che, pochi istanti più tardi, arrestò momentaneamente i suoi passi prima di rimettersi in marcia subito dopo, ancora in silenzio. Tuttavia, ormai incuriosito dal tentennamento del suo capo, Hoseok accelerò i passi fin quasi a raggiungerlo ma gli fu possibile vedere la ragione dietro al precedente arresto solo quando i suoi occhi, per caso più che per volontà, si fermarono sulla figura di un uomo, un Alpha presumibilmente, accasciato al pavimento e col sangue che gli sgorgava dal lato destro dell'addome. Riuscì a respingere a stento un sospiro gutturale ma non gli fu possibile fare altrettanto con lo sguardo che, irrimediabilmente sorpreso, si sbarrò così come fecero le labbra. «Seokjin...» Chiamò leggermente, speranzoso di riuscire a conquistare l'attenzione dell'uomo anche se il tono dimesso con cui era venuta fuori la sua voce, era bastato a sfiduciarlo. «Uhm...» Arrivò comunque di rimando, dall'uomo che incessantemente aveva preso a camminare incurante dei cadaveri, via via sempre più numerosi, che riscontrava fare da cornice intorno al suo percorso.

«Cosa sono questi?!» E Hoseok non doveva essere frainteso perché sapeva perfettamente che quelli fossero cadaveri di uomini che erano stati vivi fino a poco meno di un'ora prima, ciò che in realtà mirava a chiedere invece, era il come quei corpi si trovassero lì, il perché e soprattutto, chi li aveva uccisi. Tuttavia, nonostante il modo errato col quale si era espresso, complice anche la confusione momentanea e quel costante senso di malessere che ancora non ne voleva sapere di abbandonarlo, per Seokjin almeno fu semplice comprendere cosa volesse dire. «Ne avevo già parlato, no?!» Disse tranquillo e con una voce placida al punto da sembrare intenta ad accarezzare Hoseok direttamente sulla pelle. «Abbiamo persone che sono dalla nostra parte, qui dentro. Organizzo tutto da molto tempo, fidati...» Poi, quasi come un bagliore istantaneo arrivato a rischiarargli i pensieri, giunse nella ragione di Seokjin la possibile spiegazione dietro a quelle improvvise domande. «Se mi hai visto un po' sorpreso prima, quello è scaturito solo dal fatto che non li credevo così efficienti, e soprattutto così feroci ed arrabbiati...» Ed era assolutamente vero poiché quella rabbia, il capo di quella combriccola così come Hoseok, la vedeva e la riconosce solo negli Omega ma entrambi erano ora costretti a ricredersi a proposito di quella fallace credenza soprattutto in virtù delle condizioni dei corpi che vedevano riversati per terra. Hoseok abbassò lo sguardo, e lo mantenne per più tempo rispetto agli altri, su un cadavere in particolar modo e ne restò da quella vista quasi colpito soprattutto quando ebbe modo di comprendere il modo in cui la vittima fosse stata colpita. «Quando saremo in grado di arrivare a destinazione?» Chiese ancora, stavolta presumendo che l'azione avrebbe potuto in qualche modo esorcizzare l'angoscia che aveva iniziato a sentire quella sera. A seguito di quella domanda però, i passi di Seokjin si fermarono totalmente e così come i suoi, lo sentì chiaramente da oltre il retro delle sue spalle, fecero anche quelli degli altri che, destati allo stesso modo, oltre a fermare i passi, fecero lo stesso anche con la lingua. «La vedi quella botola lì?!» Chiese ancora di rimando Seokjin ed Hoseok sapeva che il primo si stesse riferendo proprio a lui. Non disse nulla, semplicemente emise un suono che gli si fermò nella gola e che fu in grado di far sorridere sghembo Seokjin che, col petto riempito da mille emozioni diverse e alcune addirittura contrastanti l'una all'altra, con voce pressoché intenerita, ultimò: «Siamo arrivati, è da lì che entreremo.» Ed in effetti, supponeva che gli altri fossero giunti a quella conclusione già da soli, esattamente quando avevano avuto modo di ricontrare il fatto che quella botola non solo fosse stata lasciata aperta ma anche che da essa fosse già più o meno visibile parte dell'arredamento interno della camera presso cui avrebbero fatto ingresso. Uno ad uno, complice l'aiuto che si erano forniti l'uno con l'altro, il gruppo fu in grado di trovarsi nell'enorme stanza nel giro di qualche minuto ma prima che questo avvenisse, era stato impossibile per i primi arrivati, staccare gli occhi dal mobilio costoso e ricercato, dai decori ― all'apparenza visibilmente aristocratici in ogni millimetro ― usati per addobbare le mura interne, dagli adornamenti col quale erano state messe in evidenza le lunghe e maestose vetrate, ed infine, persino dai lampadari che pesanti e rifiniti nei motivi floreali, parevano grandi al punto da terminare la loro calata presso la metà dell'altezza di cui quel salone era fornito.

𝙲𝙾𝙳𝙴 - 𝟽𝟼𝟹𝟿𝟶𝟷 │ 𝙾𝙼𝙴𝙶𝙰𝚅𝙴𝚁𝚂𝙴Where stories live. Discover now