× CAPITOLO XVII ×

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× CAPITOLO • XVII ×



Avrebbe avuto poco altro da raccontare e ancor meno da ascoltare ― d'interessante a suo dire, perlomeno ― il comandante dell'esercito che, incoraggiato dall'ormai insano numero di giorni che aveva passato lontano dal fronte, dopo aver proposto direttive che sorprendentemente erano state accolte dai presenti al Quartier Generale quasi nell'immediato e senza troppe obbiezioni di sorta, aveva deciso di dileguarsi a seguito di qualche furtivo e mendace ossequio e nel caso di Namjoon, la promessa di trovarsi la difesa delle mura invigorita da uomini addestrati che lui stesso gli avrebbe mandato non appena sarebbe giunto all'interno del suo palazzo al fine di dare da lì l'ordine. Pertanto, abbracciati volontariamente e piacevolmente taluni propositi, si era messo in sella al suo cavallo iniziando a percorrere con passo sostenuto nella corsa la strada che lo avrebbe condotto alle porte del suo regno mentre sapeva di essere seguito da sei guardie reali che al suo stesso ritmo, lo precedevano di un paio di metri al massimo e che avevano il compito di scortarlo, difenderlo e aiutarlo, qualora si fosse verificato un attacco lungo la strada da parte di qualche mercenario disposto ad ucciderlo pur di rubargli l'oro che portava addosso o banda di predoni intenzionata a fare altrettanto per il medesimo fine. Esattamente come aveva sperato di fare ancora tuttavia, Yoongi era giunto alle porte del suo regno a tardo pomeriggio inoltrato e dopo essersi voltato verso le guardie reali, il cui intervento per fortuna non era mai stato necessario durante tutto il giorno, per rivolgere loro un cenno che li esortasse a congedarsi e a trovare riparo per la notte presso la periferia col fine di far riposare i cavalli stremati dal veloce viaggio, riprese a trotto in autonomia. Percorse la strada che lo separava dal palazzo reale sicuro che null'altro avrebbe rischiato e soprattutto guardandosi attorno ogni volta che l'andamento del suo cavallo glielo consentiva per qualche istante in più; non per difesa ma soltanto per osservare meglio le botteghe e i locali che lo circondavano. Negli ultimi anni erano state effettivamente poche le volte in cui Yoongi aveva avuto modo, e soprattutto il tempo e la voglia, di mettersi ad osservare la sua stessa terra da vicino come era solito fare da fanciullo e non da una cartina disseminata da pedine e stesa sopra un tavolo all'interno di una tenda d'accampamento. Gran parte di quelle strade ormai, non sarebbe stato in grado neanche di ricordarle se prima non le avesse viste più volte attraverso la mappa che sempre si portava dietro quando partiva per la conquista di un nuovo territorio; con l'ausilio di essa infatti, per quanto non viaggiasse per quelle viottole da tempo immemore, era in grado di poter dire dove portasse esattamente ognuna di esse e quali attività commerciali attualmente esistenti vi si affacciavano. In teoria almeno, Yoongi, a proposito del suo territorio poteva vantare una preparazione indiscussa anche se lo stesso non poteva essere detto per la pratica dal momento che, come in passato anche Yora non aveva mancato di sottolineargli, il suo popolo oltre a non conoscerlo, qualora l'avessero anche visto, non avrebbero avuto neanche strumenti per riconoscerlo poiché di gioielli che rimandavano alla sua posizione non ne aveva mai portati se non fatta eccezione per un'unica spilla appartenuta a sua madre prima di lui e che teneva appuntata in cima alla casacca nera e al centro del mezzo colletto.

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