1973: Quello Che Succede Dietro Una Porta

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‹‹Vai dentro a prenderla. Kreacher ha lasciato la caraffa pronta sul tavolo della cucina››

‹‹O posso chiamarlo e chiedergli di portarmela qui›› ora Sirius si era voltato totalmente verso di lui. Con le mani si stava schermando gli occhi dalla luce del sole. Da dentro la casa si sentivano i rumori di mobili spostati e la voce della madre intenta a richiamare il povero Kreacher.

‹‹Sirius›› negli occhi e nella voce di Regulus c'era avvertimento per il fratello. Sirius però sembrava intenzionato a reggere questa sfida di sguardi silenziosa.

‹‹Regulus›› imitò il fratello, incrociando poi le braccia al petto.

Nessuno dei due fratelli era intenzionato a cedere per primo. Il disegno ormai completamente dimenticato, la limonata passata in secondo piano. Dalla casa alle loro spalle non proveniva più nessun rumore.

Alla fine, Sirius fu il primo ad abbandonare. Gli occhi rivolti al cielo mentre si rivolgeva al fratello, senza però gettare totalmente la spugna.

‹‹Ma dai! Non mi stavi disegnando? Lasceresti la tua musa ispiratrice abbandonarti così?›› Sirius si era gettato nella sua migliore interpretazione di un cucciolo abbandonato, facendo sporgere all'infuori il labbro inferiore e cercando di far assumere al suo sguardo quella caratteristica tenerezza che avrebbe sicuramente spinto il fratello a cedere. Peccato che Regulus era fin troppo bravo nel resistere alle finte carinerie del fratello maggiore. Da sempre Sirius Black aveva coltivano con dedizione una vena teatrale a cui Regulus aveva fatto il callo. Nessuno dei suoi assi nella manica gli avrebbe fatto cambiare idea.

‹‹E va bene›› sbuffò il fratello, alzandosi dal prato e scuotendosi via dai pantaloni qualche pezzo d'erba che vi era rimasto attaccato. Regulus scoppiò a ridere, felice di aver vinto.

‹‹Me ne porteresti un bicchiere?›› come a voler rigirare il coltello nella piaga, mentre Sirius gli stava passando accanto per entrare in casa, Regulus assunse la stessa espressione che suo fratello aveva indossato poco prima. Sirius sbuffò di nuovo, e iniziò a borbottare una serie di frasi contro il fratello.

‹‹Lo sai che ti voglio bene›› Regulus stava ancora ridendo, Sirius ormai era entrato in casa ma era sicuro l'avesse sentito.

Era vero, con Sirius in casa, Regulus aveva perso la sua momentanea musa, ma conosceva a memoria il corpo del fratello. Non aveva bisogno di averlo davanti agli occhi per sapere in che modo i lucidi capelli neri gli lambivano le mascelle, come la pelle della fronte si rilassava completamente quando non pensava a nulla, come arricciava il naso e strizzava gli occhi quando il sole era troppo forte da sopportare anche ad occhi chiusi. Rispetto all'anno precedente i lineamenti del fratello erano più affilati, la mascella sembrava pronta a squadrarsi come quella del padre mentre gli zigomi definiti erano della madre. Il corpo di Sirius si stava asciugando e allungando. Ma si trattava di piccoli dettagli, accorgimenti che con un solo colpo d'occhio Regulus sarebbe stato in grado di trasferire su carta. Quella che riusciva a riprodurre anche ad occhi chiusi era l'anima di Sirius, la sua indole anticonformista per la loro società che lo avrebbe messo sicuramente nei guai in futuro.

Stava passando troppo tempo. Regulus aveva finito di disegnare la quercia del loro giardino, di Sirius e la limonata nemmeno l'ombra. Suo fratello non conosceva così bene la cucina di Grimmauld Place, ma era davvero difficile non vedere una brocca di limonata appoggiata sul tavolo in legno al centro della stanza, con tanto di bicchieri lasciati vicini in modo che potessero servirsi autonomamente. E per quanto anche la casa del numero dodici di Grimmauld Place fosse pregna di magia come il castello di Hogwarts, Regulus era certo che non esistessero passaggi segreti o cose del genere che avrebbero potuto far perdere il fratello maggiore.

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