1972: La Cena

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Il grande giorno era arrivato e sua madre non sembrava essere di umore migliore rispetto alle altre settimane. Non si era seduta al tavolo della colazione insieme al bambino e al marito ma aveva preferito prendere un piatto con una fetta di pane tostato e una tazza di tea da portarsi in giro per la casa, così da poter continuare il suo lavoro di controllo e organizzazione.

La sala da pranzo principale era stata tenuta sottochiave da Walburga Black dal momento stesso in cui Orion Black le aveva detto dell'invito a cena rivolto ai Crouch, nessuno sapeva che cosa stesse succedendo all'interno e Kreacher aveva giurato di non condividere i dettagli di cui era a conoscenza. E dire che Regulus ci aveva provato a ricavare qualche informazione dall'elfo domestico visto che, chiusa la sala da pranzo, l'abitudine a consumare tutti insieme i pasti era venuta meno e mangiare da solo in cucina non gli dispiaceva per nulla. Qualsiasi fossero stati i piani della madre di una cosa era certo, sarebbe stato tutto spettacolare, e questa era l'unica informazione su cui l'elfo domestico si era sbilanciato.

Il resto della giornata era trascorso come al solito, soltanto alle cinque del pomeriggio la madre si era ricordata dell'esistenza del secondogenito. Regulus stava sdraiato sul suo letto con gli occhi socchiusi ma non stava dormendo, era più in una sorta di dormiveglia. La madre si era seduta sul bordo del letto, con la mano aveva leggermente scosso il corpo del figlio che immediatamente aveva aperto gli occhi e si era tirato su a sedere.

<<Tra pochi minuti Kreacher ti porterà i tuoi abiti per la cena. Ora vai a lavarti e tra massimo trenta minuti ti voglio pronto davanti alla porta di ingresso per accogliere i nostri ospiti>>

In tutta fretta la donna si era alzata dal materasso ed era uscita dalla stanza, dopo pochissimi secondi Kreacher era entrato lasciando sul letto il cambio pulito del bambino. Dopo pochi minuti, Regulus era sdraiato all'interno della vasca da bagno e strofinava svogliatamente la sua pelle con la saponetta. Al solito pallore si stava sostituendo un delicato rosa dovuto al caldo dell'acqua e allo sfregamento, nello specchio riusciva a scorgere le gote molto più rosse rispetto al resto del corpo. Stare in acqua era rilassante, poter scivolare sotto la superficie e sentire i rumori ovattati, chiudere gli occhi e lasciarsi cullare solo dal suono del proprio cuore e del proprio respiro era semplicemente sensazionale, Regulus avrebbe voluto poter stare così per sempre ma il tempo scorreva fin troppo in fretta. Controvoglia il bambino era uscito dalla vasca e si era asciugato il corpo con l'asciugamano che Kreacher aveva lasciato piegato sul mobiletto accanto, gli abiti freschi di bucato se ne stavano perfettamente ripiegati sul mobile accanto al lavandino.

La camicia bianca inamidata, i pantaloncini di velluto nero a coste lunghi fino al ginocchio, il maglioncino nero con il suo monogramma ricamato all'altezza del cuore insieme allo stemma di famiglia, i calzini bianchi fino al ginocchio e le scarpe nere con le stringhe; la perfetta divisa per il perfetto figlio della perfetta famiglia della società inglese. Sirius odiava indossare quei vestiti, faceva sempre il conto alla rovescia per potersene liberare; Regulus non riusciva ad immaginarsi con altri indumenti addosso, alla fine l'unica cosa scomoda erano i calzini che stringevano leggermente il polpaccio dopo un po' di tempo ma al compimento dei dodici anni avrebbe potuto indossare i pantaloni lunghi e risparmiarsi quei calzini. E, a dire la verità, avere le sue iniziali ricamate sui suoi vestiti gli piaceva. Forse adorava l'idea di vedere il suo nome per rivendicare la proprietà su una camicia o semplicemente gli piacevano le sue iniziali: RAB suonavano davvero bene come iniziali. 

***

Si trovava tra sua madre e suo padre, tutti e tre i membri della famiglia stavano rigidamente in posa in attesa che il campanello suonasse. Entrambi i genitori avevano una mano appoggiata sulle sue spalle e non sembravano intenzionati a dire una sola parola fino all'arrivo degli ospiti. Non aveva idea di che ora fosse, non sapeva da quanto tempo stava in quella posizione statica in attesa. Se solo fosse stato costretto a sorridere probabilmente ora si sarebbe trovato costretto a fare i conti con una paralisi facciale.

Anche se non poteva vederli in faccia, conosceva perfettamente i sentimenti che pervadevano gli stati d'animo dei genitori; sua madre sembrava una statua, da quando Regulus era sceso per ricevere i Crouch, la donna non si era mossa di un singolo millimetro dalla sua posizione e la mano di lei non aveva allentato la presa sul bambino; il padre invece continuava a sfiorare con la mano libera l'orologio nel taschino del panciotto. Anche i quadri erano in silenzio, in attesa; solo l'orologio del salotto ticchettava e il suono sembrava rimbombare in tutta la casa.

L'improvviso "crack" della materializzazione aveva finalmente segnato la fine di quella stupida dimostrazione di perfezione. Kreacher era corso immediatamente alla porta e aveva fatto entrare i tre ospiti. L'uomo che Regulus aveva visto alla Gringott con suo padre stringeva per le spalle una donna minuta e bassina. Portava i capelli all'altezza delle spalle, di un color paglia sembravano risaltare maggiormente il pallore della sua pelle; indossava degli abiti totalmente diversi rispetto a sua madre, una camicetta rossa che le fasciava dolcemente le braccia e la vita sottile, sottolineata maggiormente dalla gonna nera, la quale però non era lunga fino al pavimento ma arrivava poco sotto al ginocchio.

Accanto a lei stava un bambino minuto, con occhi castani come il padre e capelli color paglia come la madre. Indossava un maglioncino come quello di Regulus ma all'altezza del cuore non aveva nessuno stemma di famiglia e non aveva il suo monogramma. Sul naso aveva una leggera gobbetta come se lo avesse rotto in passato, le labbra erano sottili e sembravano sproporzionate con il resto del volto.

<<Orion, Walburga>> Bartemius si era allontanato dalla moglie per salutare suo padre e lasciare un bacio sul dorso della mano di sua madre. Teneva gli occhi bassi e la linea della mascella era più marcata dell'ultima volta, come se a causa del nervosismo avesse serrato i denti.

<<Vi chiedo scusa per il ritardo. Abbiamo avuto un piccolo contrattempo>>

<<Si è colpa mia>> la donna ora stringeva nuovamente il braccio del marito, la sua voce era leggermente roca come se avesse mal di gola, <<Ho sempre avuto problemi con la materializzazione, il mio corpo non sembra sopportarla>>

<<Elizabeth cara, non ti devi preoccupare. Anche mia madre ha sempre detestato la materializzazione>> una maschera di finta compassione era calata sul volto di Walburga Black, se suo fratello fosse stato presente avrebbe commentato sottolineando come la "fredda Walburga Black non sa cosa sia la compassione"; Regulus non ci aveva mai pensato ma probabilmente la madre indossava una maschera di freddezza ogni giorno.

<<Prima di andare a cenare perché non lasciamo i bambini conoscersi un po'? Forza, seguiteci nel salotto per bere qualcosa>> di sicuro la madre era un'ottima padrona di casa, su questo nessuno poteva discutere.

***

In piedi uno di fronte all'altro, i due bambini si stavano squadrando. Nessuno dei due aveva mosso il minimo movimento.

<<Casa tua è strana e inquietante>> con l'indice il bambino stava indicando le teste impagliate degli elfi domestici. Regulus aveva scosso le spalle, abituato a quei macabri oggetti.

<<Anche il tuo maglioncino. Stemma di famiglia? Davvero?>>

<<Non vedo cosa ci sia di male>>

<<Se lo dici tu>> il bambino si era voltato di spalle per controllare che non ci fossero altri elfi domestici morti alle sue spalle, sui gomiti la lana del maglione era leggermente infeltrita.

<<Pensavo che mio padre scherzasse riguardo alla vostra ossessione per le tradizioni. Però ha tutto un'aria così... regale>>

<<Siamo Black>> era così semplice per Regulus, ogni cosa nella sua vita si giustificava con quella frase. In effetti quella singola frase gli avrebbe evitato per sempre il dover dare spiegazioni; tutti sapevano chi erano i Black e cosa comportava essere un membro della famiglia.

<<Mi piacerebbe anche a me essere un Black e indossare un maglione con le mie iniziali ricamate sopra>> il bambino era tornato a dare le spalle alla porta d'ingresso, uno strano luccichio negli occhi.

<<Sii mio amico e lo avrai>> Regulus aveva le braccia incrociate, stava provando a sfoggiare lo stesso ghigno di suo fratello ma si sentiva patetico. A quanto pare però l'altro bambino non lo aveva trovato uno spettacolo pietoso e si era avvicinato a lui con la mano destra allungata.

<<Ci sto. Sono Barty>>

<<Regulus>>

Il Diario Dell'EredeWhere stories live. Discover now