Capitolo 38

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La conversazione si era trasformata in un lungo silenzio che lasciava soltanto sguardi che si spostavano da Chris a me mentre James  cercava in tutti i modi di entrare in contatto tra i nostri pensieri. Non ero molto entusiasta di averlo vicino a me,sopratutto vivere con quel suo sguardo pesante mentre cerca  il motivo per cui mi trovassi in quel momento con James. Era diventata davvero una situazione spiacevole, se dobbiamo descriverla così, e in quel momento volevo solamente tornare alla normalità di cui avevo bisogno. Il cameriere chiamò più volte Chris che se ne stava fermo impalato vicino al nostro tavolo, come perso dentro i propri pensieri.
James:"Chris è pronto il tuo caffè" gli disse toccandogli un braccio. Chris si riprese subito dopo scuotendo la testa e voltandosi verso il ragazzo che aveva il suo caffè il mano. Lo guardai con la coda dell'occhio indirizzarsi verso il bancone senza voltarmi del tutto per non dare troppo nell'occhio, quando James alzò un braccio per salutarlo. Se ne era andato via senza salutarmi e ancora una volta io ero rimasta lì ferma con l'incapacità di corrergli appresso.
James:"Non scorre buon sangue tra di voi eh" disse con le braccia conserte
Carol:"Scusa?" gli chiesi interrogativa
James:"Tra te e Chris" disse "Ho visto come vi guardavate e non era certo uno sguardo compiaciuto"
Carol:"Più o meno" dissi abbassando gli occhi
James:"Pensavo che passaste tanto tempo insieme vista la grande amicizia con tuo padre"
Carol:"No, ultimamente non viene a casa nostra da un po'..."
James:"Sai..Adesso che mi ci fai pensare non è più il solito Chris da un po' " disse con sguardo pensieroso
Carol:"Che vorresti dire?" chiesi alzando lo sguardo
James:"Di solito andavamo a mangiare tutti insieme in un piccolo ristorante vicino il nostro ufficio, ma ultimamente si chiude nel suo ufficio da solo e Dio solo sa il perché"
Carol:"Magari ha solo bisogno di un po' di privacy?"
James:"Mia nonna mi dice sempre: Il dolore deve essere guardato in faccia per essere superato, e secondo me quell'uomo sta combattendo una battaglia più grande di lui"
Le parole di James mi avevano portato a riflettere ancora una volta sulla situazione che Chris stava affrontando. Avrei voluto corrergli dietro per capire tutto ciò che stesse pensando in quel momento chiuso in ufficio o in quel secondo in cui entrambi ci stavamo guardando. Non era più lui e tutti piano piano se ne stavano accorgendo, Mia lo stava prosciugando come anni fa.
James:"Ti piacciono i fiori?"
Carol:"Si" risposi interessata
James:"Ecco a te, un bel fiore di carta" disse mentre iniziò a piegare gli angoli del fazzoletto preso da sotto la tazzina.
Carol:"Grazie" dissi sorridendo "Vorrei saperli fare anche io"
James:"È più facile di quanto tu possa pensare" rispose "Se vuoi possiamo fare lezioni avanzate?"
Carol:"Ci penserò su, le tue lezioni sono sempre una grande scoperta" dissi sorridente.
Lui iniziò a ridere portandosi alla bocca l'ultimo sorso di caffè.
James:"Per questa volta offro io" disse prendendo dalla tasca il suo portafogli nero di pelle.  Lo guardai posare la banconota sul bancone per poi alzarsi.
James:"Vieni, alziamoci da qui e facciamo sedere altre persone"
Mi alzai e nel voltarmi per andare verso l'uscita mi resi conto di quante persone stessero aspettando il loro turno per guastarsi un buon caffè. Questo tipo di tempo portava gioia a chiunque stesse passando una cattiva giornata, compresa me, che tra sorprese e dispiaceri non se la stava cavando tanto male. James si mise gli occhiali e in quel momento mi resi conto di quanto fascino avesse in concomitanza con ciò che aveva indosso. Dalla tasca tirò fuori un pacchetto di sigarette, ne sfilò dal pacchetto una, e prima di portarsela alla bocca,mi guardò interrogativo.
James:"Ne vuoi una?" mi chiese
Carol:"Oh, no grazie, non fumo" gli dissi spostando il pacchetto verso la sua direzione. Lui lo richiuse per poi accendersi la sigaretta.
James:"Neanche io prima fumavo"
Carol:"Cosa ti ha portato a farlo?" gli chiesi voltandomi verso di lui. James era concentrato a guardare due bambini che stavano giocando in lontananza a rincorrersi verso la passeggiata vicino il lago di Birmingham.
James:"Una donna"
Carol:"Hai iniziato a fumare per una donna?" domandai "Immagino fosse molto importante"
James:"Lo era" disse con voce ferma "Ma ora è lontana"
Carol:"Potresti sempre smettere"
James:"Ormai il danno è fatto, non si torna indietro. E per quanto nocivo possa essere per i miei polmoni, a me fa stare bene" disse buttando la sigaretta per terra.
Carol:"Dopo questa citazione potresti addirittura iniziare a scrivere un libro" dissi per sdrammatizzare
James:"Mi stai prendendo in giro?"
Carol:"Forse si o forse no"
James:"Sono bravo a leggere i fondi delle tazzine e aiutare le persone nelle questioni legali,non a scrivere libri"
Carol:"E anche a fare i fiori di carta"
James:"Anche. A proposito,ridammi quel fiore, non merita di essere portato via da te dopo le tue affermazioni" disse cercando di riprendersi il fiore che avevo in mano
Carol:"Questo fiore verrà con me per ricordarmi di quando pubblicherai il tuo primo libro" dissi "Già mi immagino in prima pagina sul New York Times,"L'ultima sigaretta" di James Black prossimamente in tutte le librerie" gli dissi mimando la scritta con le mani
James:"Non ci pensare assolutamente, questo tuo prenderti gioco di me sta prendendo una brutta piega"
Carol:"E dai, sappiamo entrambi che dietro quella cravatta e quella giacca si nasconde un animo dietro"dissi puntando il dito vicino al suo cuore
James:"Cosa te lo fa pensare?" chiese divertito
Carol:"Il tuo modo di parlare e di raccontare le cose"
James:"Le persone raccontano tante cose a tanti, a volte scambiando le bugie per verità"
Carol:"Mi hai mentito per tutto questo tempo?" gli chiesi
James:"Non lo saprai mai" disse in lontananza quasi strillando
Carol:"Dove stai andando?"
James:"Verso la mia macchina"
Carol:"Mi lasci qui da sola?"
James:"Tu hai voluto questo, ho smesso di ascoltarti già da quella cazzata del libro"
Carol:"Sappi che me la pagherai signor Black" dissi strillando a squarciagola per farmi sentire. James alzò un braccio con il pollice alzato per poi entrare nella macchina.  Andai anche io verso la macchina, e nel tragitto pensai a quanto fosse stato stronzo nell'andarsene via così. James,senza neanche rendersene conto stava attivando una parte in me che non avevo mai conosciuto,la pazienza; e con lui avevo capito oggi,che c'è ne voleva molta. Improvvisamente sentii un clacson suonare prima di entrare dalla macchina. Appostato dietro di me,vidi James con aria da saccente, abbassare il finestrino.
James:"Ci vediamo fiorellino" disse con aria divertita. Con aria da strafottente lo salutai con le due dita del medio alzato dal quale ricevetti soltanto una risata e un po' di gas addosso. Lo guardai andare via e pensai che James, era la parte di me che avevo sempre cercato di soffocare ma che con lui, stava uscendo fuori.

Il migliore amico di mio padre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora