Capitolo 33

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La veranda della casa di Chris ci riparò dalla forte folata di vento che ogni tanto veniva ad interrompere i racconti di Lisa. La coperta rossa che avevo sulle spalle era l'unico scudo che usavo per proteggermi contro di esso. Lisa era persa a guardare come le piante seguissero il ritmo della ventata mentre sorseggiava delicatamente il the fumante.
I giorni seguenti furono delle vere lotte contro il tempo,nessuno in casa sapeva come aiutarmi e in quel momento un aiuto era l'unica cosa che non cercavo. La mia camera era diventata come una sorta di rifugio per i primi due giorni, poi si è trasformata anch'essa,in una voragine. In quel momento ricevetti una chiamata da un numero sconosciuto, risposi senza esitare;voce femminile,voce già sentita,Lisa. Presi subito la macchina senza indugiare,avevo bisogno di evadere da casa,da questa città, da questo mondo; almeno per un bel po'. Guidai fino casa di Lisa, in silenzio, cercando di sopprimere ogni ricordo mi venisse in mente rifacendo lo stesso tragitto. Ero così io, mi perdevo ogni volta nei ricordi, nonostante sapessi che facevano male.

Lisa:"Sai, di solito qui non c'è molto vento" disse fissando in avanti con la tazza calda tra le mani. Annuii silenziosamente persa a guardare un uccellino che si era appena fermato vicino la ringhiera di legno della veranda in cerca di un riparo.
Lisa:"Non posso credere che sia tornata di nuovo.."disse "Quella donna ha sempre riuscito a fargli cambiare idea"
Le raccontai tutto una volta entrata in questa casa;le raccontai del nostro incontro,di New York e persino dei nostri progetti. Avevo bisogno di tirare fuori tutto ciò che era andato in frantumi, e Lisa mi parve l'unica persona disposta ad ascoltarmi senza pregiudizi. Rimase ore ad ascoltare quel racconto che pareva farle più male a lei che a me, aveva pietà per tutte le cose che in quel momento mi uscivano dalla bocca. Parlo di una persona innamorata, una persona che regalava le migliori giornate,ti sorprendeva,ti amava;per poi trasformarsi improvvisamente in un campo arido colmo di foglie. Lisa mi chiese di restare più volte, ma sapevo che se fossi rimasta in quella casa avrei fatto del male solo a me stessa. La salutai con un abbraccio e lei mi accompagnò fino alla macchina accertandosi che andasse tutto bene. Non volevo tornare a casa perché avrebbe significato risotterrarmi insieme al dolore che stavo trascinando a peso morto in ogni posto che andavo. Sentivo un dolore incessante al petto da giorni come se mi avessero lacerato dentro e avessero lasciato aperta la ferita per farle prendere aria, ma la mia stava iniziando a marcire profondamente. Decido di partire e lasciare la sua casa di infanzia alle spalle. Chris era riuscito a colmare quella voragine incessante che si sente quando si è adolescenti, aveva scavato a fondo per trovare quel piccolo pezzettino di cuore che avevo lasciato alla persona che mi avrebbe stravolto tutto i piani, e lui ci era riuscito, aveva stravolto ogni singola particella che avevo tenuta nascosta per anni senza mai venirne a conoscenza. Mi ha portata in superficie per poi insegnarmi quanta bellezza ci fosse fuori dalla mia zona di comfort,ma come ho già detto, le cose belle cessano di essere guardate come la prima volta che le vedi. Una goccia cadde sul parabrezza e fui costretta ad azionare il tergicristalli per facilitarmi la visibilità una volta iniziata la pioggia. Iniziai a piangere senza un motivo, forse per pietà o forse per fare compagnia alla poggia che magari come me,in quel momento, si sentiva sola. Non c'ero più, ero diventata trasparente persino per me stessa, il mio corpo viveva in un enorme loop quotidiano che a volte dimenticavo di averne uno.
Feci il giro dell'isolato di casa mia per ben due volte,non sapevo nemmeno io per quale motivo continuassi a scappare da quella casa. Io però non scappavo da casa mia, scappavo dai ricordi che ogni posto mi faceva saltare alla mente ogni volta che ci buttavo l'occhio. Quella casa fu l'inizio di tutto, l'inizio delle mie prime vere farfalle allo stomaco, del mio parlare incessantemente delle cose che mi piacevano a telefono, dei cibi bruciati per sbaglio, del gelato al nougat che a lui piaceva tanto,della nostra prima volta che dormimmo insieme. Avevo un sapore amaro sulle labbra che ormai non sapeva più dei suoi baci.
Il laghetto di Birmingham sembrava un posto perfetto per andare a rilassarsi vicino una buona a tazza di caffè. Per colpa della pioggia la mia macchina si era sporcata e aveva bisogno di una bella lavata una volta tornata a casa,come me d'altronde, che mi stavo lasciando andare un po' troppo. Al Birmingham Park non c'era nessuno e sul lago in lontananza si poteva vedere come la fitta pioggia facesse a gara su quale gocciolina raggiungesse prima l'acqua. Parcheggiai vicino al mio solito bar di fiducia e corsi al suo interno bagnandomi tutti i vestiti. Il barista era alle prese con il suo cellulare che non si accorse della mia presenza dato che ai tavoli non c'era molta gente. In lontananza un signore anziano con il berretto marrone mi fece cenno con un sorriso mentre leggeva il giornale della città con tutte le ultime notizie. Mi guardai i vestiti e sembravo una di quelle persone che scappano di casa con le prime cose che trovano nell'armadio. Mi avviai verso il bancone asciugandomi le mani ancora bagnate sulla maglietta. Il barman notò la mia presenza e posò il telefono per accogliermi con il solito sorriso che aveva ogni volta che vedeva qualcuno. Ordinai un caffè da portar via e nell'attesa iniziai a mettere in ordine le bustine di zucchero che si trovavano alla rinfusa dentro il cestino apposito.
"Carol?" disse una voce maschile distraendomi dal mio lavoro. Mi voltai lentamente costatando da subito l'outfit della persona che mi aveva appena chiamato.
Carol:"Ciao James" dissi abbozzando un sorriso. James era molto meno fradicio rispetto a me che sembravo essere caduta letteralmente in una pozzanghera. Aveva i capelli pettinati alla perfezione, e mi chiesi con quale speciale lacca riuscisse a mantenerli così perfettamente.
James:"Cosa ci fai qui con questa pioggia?" domandò porgendo il foglio con le richieste delle bevande al barista.
Carol:"Avevo voglia di un buon caffè" sorrisi malinconica
James:"In questo bar fanno il miglior caffè della zona,ma non mettiamo voci in giro, o si monteranno la testa" disse voltandosi verso il ragazzo che stava facendo il caffè, provocando una risata sia a lui che all'anziano signore che si trovava infondo al bar. Il ragazzo mi diede il mio caffè e io ne approfittai per portarmi via qualche bustina di zucchero da mettere dentro. Tirai fuori dalla tasca le uniche monete che avevo e gliele lasciai sul bancone.
James:"Aspetta, usciamo insieme" disse "Ehi Gabriel, metti anche questo sul mio conto"affermò indicando il caffè che avevo in mano. James aveva sempre quell'aria genuina che era quasi contagiosa. Ci avviammo verso la porta d'uscita del bar dove il campanello avvisava ogni qualvolta usciva qualcuno.
James:"Ho pensato molto alla nostra chiacchierata in ufficio in questi giorni" disse prendendo l'ombrello che aveva lasciato fuori. Lo guardai con la coda dell'occhio mentre mi portavo alla bocca il caffè.
James:"Secondo me dovremmo vederci per parlare di qualche altro libro" affermò facendomi cenno di andare sotto l'ombrello con lui. Lo guardai con occhi compiaciuti ma allo stesso tempo avevano sempre quella malinconia che mi era ritornata. Non era un buon momento per uscire ma forse parlare di libri mi avrebbe aiutato a reprimere questo senso incessante di vuoto.
James:"Prenditi tutto il tempo che vuoi per pensarci, qui sopra c'è il mio numero, nel caso dovessi cambiare idea" disse porgendomi un bigliettino bianco con su scritto il suo numero con un font quasi gotico.
Carol:"Grazie James"
James:"Di nulla è stato un piacere" disse salutandomi con due dita in fronte come i capitani. "Aspetto una tua risposta" urlò infine a metà strada.
Entrai in macchina con il caffè bollente ancora in mano, l'unico dolore che riuscivo a sopportare in quel momento. Lo posai nel porta bicchiere apposito della macchina e pensai che parlare di libri, prima o poi, mi avrebbe portato all'uscita di questo grandissimo incubo.

Il migliore amico di mio padre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora