Capitolo 12

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Ci avviammo verso la sua macchina,Chris camminava con fare brusco per arrivare prima non fregandosi minimamente di me che stavo dietro. Camminavo lentamente ripercorrendo ogni minimo istante di qualche minuto fa,stavamo così bene per quale motivo improvvisamente ha reagito così? Mi girai per guardare di nuovo il lago poi lo raggiunsi in macchina. Chris buttò il cestino nel cofano e aprì con forza la portiera,sbattendola. Salii anche io nella macchina,fissava in avanti picchiettando il piede nervosamente. Lo guardai in cerca di qualche spiegazione ma lui partí senza dire niente, volevo sapere cosa gli stesse passando in quel momento,per quale motivo faceva così? Fissai le sue mani sul volante,le nocche erano diventate bianche,lo stringeva  così forte che avevo paura scoppiasse improvvisamente. C'era qualcosa che lo disturbava o magari qualcuno,ma non potevo saperlo. Avevo dimenticato la borsa in macchina con il mio cellulare dentro; la aprii e presi il cellulare. "Batteria scarica". Fantastico. I miei saranno in pensiero non vedendomi tornare a casa. Visto che Chris non parlava decisi che il mio problema più grande per adesso,erano i miei genitori. L'aria nella macchina iniziò a farsi pesante e io odiavo il silenzio.
Carol:"Chris che succede?" gli chiesi a bassa voce come per non farmi sentire. Si passò una mano sulla barba e poi socchiuse gli occhi.
Chris:"Niente Jones,tranquilla" disse fingendo un sorriso e mi accarezzò dietro la testa. Tirai un sospiro ormai sconfitta. Quella magia che si stava creando giù al lago scomparve improvvisamente lasciando soltanto spazio alla paura.
Arrivammo al parcheggio dell'università e lui si accostò vicino alla mia macchina. Restammo entrambi fermi a fissare il muro di fronte a noi. Il sole ormai era quasi calato e l'aria si era fatta più fresca. Tirò un forte sospiro,chiunque fosse passato là vicino,in quel momento,lo avrebbe sentito.
Chris:"Jones..sono stato bene oggi" disse guardando prima il cambio e poi me. Sfuggiva dal mio sguardo,come se non volesse ricadere in qualche cosa di sbagliato.
Carol:"Si anche io" dissi rimanendo ferma con gli occhi a fissare i suoi movimenti. Io lo cercavo,con la mente,con gli occhi ma lui sembrava pensare più a ciò che doveva fare che a me. Decisi di scendere dalla macchina, stava diventando una situazione difficile e io sentivo come una voragine nello stomaco.
Chris:"Jones ci vediamo" mi disse mentre mi vide scendere dalla sua auto. Quando richiusi la portiera se ne andò via lasciandomi in piedi da sola in un parcheggio ormai vuoto. Rimasi li ferma con la borsa e la giacca in mano,mi sarei immaginata una giornata diversa dal solito,mi sarei lasciata andare,e invece, rimisi di nuovo il muro ai miei sentimenti. Mi avviai verso la macchina,adagiai la borsa vicino al sedile del guidatore. Mi appoggiai con la testa sul volante sconfitta,dovevo tornare a casa immediatamente. Mesi in moto la macchina e corsi come una pazza per arrivare il prima possibile a casa. Arrivai e parcheggiai con non  chalance, presi la borsa e la giacca e corsi verso la porta di casa. Appena aprii la porta,mi ritrovai la scena di mio padre che faceva avanti e indietro mentre mia madre era seduta al tavolo con le mani strette. Notarono la porta aprirsi e vidi il loro sguardo  precipitarsi immediatamente su di me.
Ryan:"Ma che fine hai fatto? Sono ore che ti stiamo cercando da tutte le parti"
Carol:"Lo so,mi dispiace" dissi richiudendo la porta di casa piano
Ryan:"Dove sei stata?" disse con la mano sul fianco. Cosa potevo dirgli,non mi sono mai trovata in una situazione del genere,non avevo mai detto una bugia tanto meno ai miei, però in quel momento,se avesse saputo,nei suoi occhi avrei trovato soltanto una grande delusione.
Carol:"Con Abigail a casa sua",sviai lo sguardo da lui.
Ryan:"Potevi almeno avvisare"
Carol:"Mi si è scaricato il telefono"
Sbuffò a gran voce fin quando,sconfitto, se ne ritornò in cucina dove era seduta mia madre. Senza il permesso di nessuno me ne andai in camera mia,era stata una giornata piena di voglia di iniziare nuove cose,invece,era diventata la giornata più brutta di sempre. Arrivata in camera posai la borsa sulla scrivania insieme alla giacca, mi tolsi le scarpe e le lasciai alla rinfusa in un angolino,erano in disordine ma non mi importava niente in quel momento. Nonostante la sgridata di poco fa,Chris era al centro dei miei pensieri. Anche se non potevo aspettarmi niente e che forse le paranoie mi stavano offuscando la realtà,pensavo che dopo questo avvicinamento sarebbe successo qualcosa. Lo odiavo dopo il suo comportamento,lo odiavo perché invece di parlare mi aveva mollato da sola in un parcheggio a marcire insieme alle mie preoccupazioni da adolescente.  Tutte quelle frasi che diceva sull'amore non sarebbero mai esistite,le sue allusioni e le sue parole sapevano ingannare benissimo la mia mente. Fantasticavo su un amore felice, su un amore dove il vissero e felici e contenti si sarebbe realizzato alla fine di una storia tormentata,invece oggi avevo visto la parte dell'amore che non volevo vedere,la realtà. La voglia di scrivergli mi lacerava le viscere,volevo sapere se fosse arrivato a casa,se stava bene, se aveva bisogno di qualcosa,ma non lo feci;il mio orgoglio veniva prima di tutti. Esausta mi infilai il pigiama,non curandomi minimamente dell'odore della cena che saliva in camera mia,non avrei mangiato niente,il mio stomaco si era chiuso insieme alle mie emozioni. Dovevo tornare ad essere quella di sempre e smetterla di credere a tutto quello che mi si veniva detto. Nella mia testa gironzola sempre la stessa domanda "perché?",non lo sapevo neanche io perché e di certo nessuno mi avrebbe aiutato a capire. Chissà cosa gli passi nella testa in questo momento,se pensasse a me o magari ad un'altra persona più bella,più buona,non importa. Dopo l'ultima delusione mi sarei ripromessa di vivere da sola con me stessa, invece,ad oggi,posso dire di essere pronta ad essere travolta da tutte le emozioni che esistono in questo mondo,solo per lui,per Chris.

Il migliore amico di mio padre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora