Capitolo 24

3K 96 8
                                    

All'entrata dell'Hotel ci aspettava un ragazzo giovane tirato tutto in tiro che,gentilmente ci ha aperto la porta indicandoci la reception. L'Hotel da fuori non rendeva,ma una volta entrata non sapevo dove guardare per quanto fosse grande. Il pavimento era fatto di marmo marrone che rimandava ad alcuni accenni di parquet. Era tirato interamente a lucido tanto che si potevano vedere i grandi lampadari rotondi appesi sul grande soffitto bianco. Una volta arrivati alla reception Chris chiese della signora che gentilmente si era occupata della nostra prenotazione in questo hotel. L'uomo dietro al bancone della reception alzò il telefono premendo qualche tasto che lo collegò all'ufficio sopra della signora. Nel frattempo ci fece accomodare sulle grandi poltrone di pelle che si trovavano di fronte a delle grandi finestre singole che avevano la visuale sulla strada. Chris si sedette dall'altra parte, lasciandomi da sola dall'altro lato dove ci divideva soltanto un tavolino di vetro con sopra un vaso di fiori bianchi. Iniziai a fissarlo, cercando di richiamare la sua attenzione o magari quel suo solito sguardo rassicurante che mi rasserena ogni volta,ma niente, era tutto cupo che continuava a battere la gamba a terra mentre fissava il telefono con un dito sotto al mento. Tutto questo non sapere mi stava distruggendo dentro,sapevo che c'era qualcosa che non andava e se me ne avrebbe parlato avrei provato ad aiutarlo, ma da quando siamo scesi dall'aereo sembrava essersi chiuso nel suo guscio interiore. In lontananza il ticchettio di un paio di tacchi catturò la mia attenzione, mi girai e vidi una signora,sulla cinquantina oserei dire, vestita elegante e con i capelli tirati in uno chignon perfetto, venire verso di noi. Si fermò in mezzo tra le due poltrone, spostando l'attenzione tra una postazione all'altra. Chris non se ne accorse minimamente, tanto che dovetti alzarmi io per presentarmi.
Carol:"Piacere io sono Carol" dissi allungando la mano per presentarmi. Quando me la strinse notai subito il colore rosso scuro risaltare sulle sue unghie curate.
"Il piacere è tutto mio, io sono Miss Green la direttrice di questo hotel" disse sorridendomi. Nel sentire quel cognome Chris alzò lo sguardo e venne verso di noi.
Green:"Lei deve essere il signor Evans?" disse rivolgendosi a Chris con lo stesso sorriso con cui mi accolse.
Chris:"Si sono io" disse posando il telefono nella tasca inferiore del jeans, allungando la mano per presentarsi.
Green:"Piacere di conoscerla, aspettavo con ansia che mi chiamasse una volta arrivati" disse "Se non vi dispiace potrei farvi vedere subito la vostra camera"
Carol:"Certamente" dissi io prendendo le mie valigie
Green:"Aspettatemi qui che vado a prendere la chiave alla reception" disse e io la assecondai annuendo con la testa. Durante l'attesa cercai di avvicinarmi verso Chris ma lui riprese a guardare il telefono e io fui costretta a ritornare vicino alle valigie. Mi ero immaginata un weekend più tranquillo ma da come stavano andando le cose...Da parte mia c'erano tutte le intenzioni del mondo, dall'altra parte, invece, sembrava essere svanito tutto. La signora Green venne verso di noi con le chiavi in mano e ci fece cenno di seguirla verso l'ascensore. Quel piccolo abitacolo ospitava tutta la tensione che c'era tra me e Chris e speravo con tutta me stessa che la direttrice dell'hotel non se ne accorgesse. Se non ci fosse stata lei avrei iniziato a fargli trecento domande fin quando non sarebbe saltata a galla la verità, ma la sua presenza in quel momento era l'unico appiglio a cui aggrapparmi. Arrivammo al nostro piano, la lucina del terzo piano apparve sulla parte superiore dell'ascensore, facendo aprire le porte. La nostra camera era la 395, lo lessi non appena infilò la chiave nella serratura per aprire la porta. Entrai subito dopo la direttrice, che iniziò a perlustrarci la camera. All'inizio c'era un piccolo corridoio che portava immediatamente alla camera da letto. La stanza era dipinta interamente di bianco in tinta con le lenzuola e gli asciugamani posti sul letto. Vicino al letto si presentavano due comodini con delle grandi lampade che emanavano una forte luce gialla che dava un senso di calore alla stanza. Di fronte al letto c'era un grande televisore con sotto una scrivania e un mini frigo. Dall'altra parte del corridoio c'era il bagno, anch'esso con le pareti in bianco,era fatto interamente di marmo, rendendolo molto piacevole. Il pezzo forte venne alla fine, nella camera da letto c'era una grande finestra con un balcone che si affacciava sulla routine quotidiana delle strade New York. Rimasi estasiata per quanto bella fosse vista da così in alto.
Green:"Questo è tutto, se vi serve qualcosa non esitate a chiamare" disse indicando il telefono nero posto sulla scrivania. La accompagnai alla porta e la ringraziai per la sua gentilezza, per poi richiudere e tornare alla mia espressione pensierosa di prima. Chris era seduto ai piedi del letto con il telecomando in mano fingendo di essere interessato a ciò che stava vedendo per non essere disturbato. Stetti al suo stesso gioco e iniziai a mettere qualche vestito sulle stampelle per non sgualcirli troppo.
Chris:"Vado a farmi una doccia" disse richiudendo la porta del bagno dietro di sé. Disse soltanto questo dopo ore di silenzio, alla fine cosa mi aspettavo, New York, noi due da soli, sembrava un progetto irrealizzabile. Non stavo nemmeno più mettendo a posto la mia roba perché mi sdraiai sul letto a fissare il soffitto. Perché ogni volta mi andavo ad intrufolare in queste situazioni? Forse il problema ero io, pensai, ma stavolta non ero io il problema, perché c'è ne era un altro alla base che stava scombussolando Chris e il piano che ci eravamo creati,e io dovevo scoprirlo. Spostando lo sguardo sulla televisione che stava dando un qualche spot sulla natura, notai che sul letto aveva poggiato il suo telefono. La rovina di tutto era posta a pochi centimetri da me, bastava poco per scoprire cosa celava questo suo enorme nervosismo. Mi alzai di scatto e andai vicino alla finestra per schiarirmi le idee su ciò che la mia mente stava tentando di farmi fare. La città non mi stava aiutando, tornai a guardare il telefono in lontananza che si illuminò improvvisamente per l'arrivo di un messaggio. Forse se lo avrei visto subito non si sarebbe accorto di niente, pensai. Come facevo a pensare queste cose, il telefono è una cosa privata e poi me ne avrebbe parlato lui quando si sarebbe sentito pronto, ma conoscendolo sapevo che non lo avrebbe mai fatto. La mia mente e le mie mani presero il sopravvento,mi avventai sul telefono il più silenziosamente possibile, controllando la porta del bagno con lo sguardo. Avevo le mani che mi tremavano come se dovessi fare una qualche operazione di spionaggio in gran segreto. Non mi sono mai ritrovata in una situazione simile, tanto da rimanere sbigottita da come ho preso in mano la situazione. Il telefono richiedeva la password, cosa che io non sapevo minimamente, iniziai a mettere qualche solito nome che tutti usano come password ma le rifiutò entrambi, fin quando vedendo lo sfondo dello schermo, ebbi un'illuminazione. La cosa a cui teneva di più al mondo,era il suo cane,nonché il suo sfondo. Digitai velocemente il nome "Dodger" e fu come se avessi vinto una partita a bingo, perché finalmente riuscii ad accedere al suo telefono. Proprio in quel momento arrivò un'altra notifica e leggendo il nome mi si gelò il sangue. Mia.
Ora sapevo quale fosse la vera ragione di tutto questo suo mistero,la sua ex moglie. Iniziai a scorrere i messaggi leggendo qua e là cosa avessero da dirsi.
Chris:"Cosa fai con il mio telefono in mano?"
Sobbalzai dal letto sentendo la sua voce e lasciai il telefono aperto sul letto mettendo a nudo ormai il piano andato in frantumi. Mi girai verso di lui, aveva addosso soltanto un'asciugamano sul ventre che metteva in mostra tutti i suoi muscoli e tatuaggi.
Carol:"Mi hai spaventata"dissi a bassa voce
Chris:"Non hai risposto alla mia domanda, che ci facevi con il mio telefono?" disse alzando il tono di voce. Ormai non c'era più niente da fare,né una via di fuga né una scusa, se fossi stata al mio posto non sarebbe successo tutto ciò.
Carol:"Continuavano ad arrivare messaggi e così l'ho preso"
Chris:"Nessuno ti ha dato il diritto di intrometterti nei fatti miei"
Carol:"Lo so lo so e mi dispiace ma non la smetteva di suonare, non ho letto niente.."
Prese il telefono che avevo lasciato sul letto e si sedette per asciugarsi con l'asciugamano i capelli ancora bagnati. Chiusi gli occhi per ingoiare tutto l'amaro che in quel momento stava risalendo a galla.
Carol:"Perché non me lo hai detto?"
Chris:"Cosa?"
Carol:"Che tu e Mia vi siete visti.."dissi lentamente
Improvvisamente la stanza ritornò al grande silenzio iniziale fin quando non tirò un grande sospiro,passandosi una mano prima in faccia e poi sui capelli.
Chris:"Non sono cose che ti riguardano"
Carol:"Si che mi riguardano,eccome" dissi girandomi verso di lui con le lacrime agli occhi. "Mi hai sempre detto che bisogna dirsi tutto e invece sei il primo che nasconde le cose"
Chris:"Non ti sto nascondendo proprio niente, te lo avrei detto se solo mi avessi dato il tempo"
Carol:"Ah si? E quando, sentiamo?"
Chris:"Una volta tornati a casa..."
Carol:" Si certo e io dovevo stare come una stupida questi tre giorni in attesa della verità"
Chris:"Ora non fare la melodrammatica"
Carol:"Sai cosa,hai ragione sono stata proprio una stupida a preoccuparmi su cosa ti stesse passando per la testa tutto questo momento" dissi iniziando a fare avanti e indietro per la stanza.
Carol:"Perché vi siete visti?"
Chris:"Adesso ricominciamo di nuovo" disse alzando gli occhi verso il cielo
Carol:"Voglio solamente sapere il perché"
Chris:"Dovevamo parlare di alcune cose"
Carol:"Del tipo?"
Chris:"Del tipo che non ne voglio parlare. Per favore lasciami un secondo in pace". Annuii con la testa in senso di approvazione con me stessa, non serviva più nulla da sapere,ormai c'erano tutte le carte in tavola per fuggire lontano e non tornare mai più. Andai verso il bagno e chiusi la porta a chiave. Aprii il rubinetto dell'acqua e camuffai i miei singhiozzi con essa. Quel nome sul display è stata come una grossa pugnalata nei miei confronto,tanto che se ne avessi ricevuta una in quel momento avrebbe fatto meno male. Dovevo mettermelo in testa che tra me e Mia, Chris avrebbe scelto sempre lei.

Il migliore amico di mio padre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora