Capitolo 37

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                                     Carol
Dopo settimane passate a fissare il vuoto che c'era in camera mia, avevo finalmente accettato di uscire per prendere anche una boccata d'aria nuova. Non ne avevo assolutamente voglia, uscire,riprendere di nuovo in mano la mia vita e coprire quell'enorme buco che si era creato lasciando in me un grande spazio; perchè uscivo allora? Per far contenta mia madre, vedevo ogni volta che mi portava su qualcosa da mangiare i suoi occhi docili posarsi su di me che cercavano in tutti i modi di farmi alzare da quel dannato letto. Provavo un forte senso di colpa nel vederla cosi, volevo imparare a saper mascherare le mie emozioni, ma non ne ero mai stata capace.
Mi alzai dal letto e mi andai a lavare. Avevo un aspetto veramente spaventoso tanto che fu una sorpresa vedermi in quello stato davanti allo specchio che ritraeva una persona totalmente diversa da come ero di solito. Capelli apposto,trucco impeccabile e vestiti stirati alla perfezione. Che fine avevo fatto,mi domandai tra me e me. È proprio vero che l'amore ci cambia,ma a me mi aveva proprio prosciugata. Accesi una candela alla cannella per rilassarmi un po',ma l'odore forte che si era propagato nella stanza mi dava alla nausea tanto che dovetti spegnerla. L'acqua era bollente, e anche se fuori c'era un sole pazzesco, avevo voglia di sentire quella sensazione benevola che solo l'acqua calda mi dava. Una volta entrata nella vasca,mi misi seduta sul solco e lasciai che l'acqua ricoprisse il mio corpo fino al collo. Soffiai un po' di schiuma per farla spostare e iniziai a perdermi tra i pensieri.
"Non voglio lasciarti andare Jones" quella frase rimbombava fortemente nella mia mente. Se non voleva farlo cosa lo teneva bloccato a non andare avanti? Non aveva più niente da darmi, e io avrei accettato anche questo. Avevo bisogno di lui nel momento in cui mi ha lasciata da sola, mi aveva uccisa perché pensavo che mi amasse talmente tanto che avrebbe lasciato andare il passato, invece no, se lo era riportato con se un'altra volta cogliendomi in fragrante e incapace di trascinarlo con me. Una piccola goccia d'acqua mi arrivò in faccia dopo aver mosso un braccio, facendomi ritornare alla realtà. James non mi aveva detto dove ci saremmo visti e non volevo di certo arrivare in ritardo. Uscii dalla vasca e mi avvolsi l'asciugamano bianco che avevo preso precedentemente, per poi prendere la mia borsa di trucchi e iniziare a rendermi più carina. Non ero una grande amante dei posti affollati e speravo con tutta me stessa che avesse scelto un posto molto tranquillo e isolato da occhi estranei.
Mi guardai a lavoro completato, ero soddisfatta per aver coperto tutto ciò che non doveva trasparire dal mio volto, persino truccandomi mentivo a me stessa. Andai in camera e presi un jeans e una maglia a maniche corte, nonostante fosse primavera, sentivo un forte freddo in qualsiasi direzione guardassi. Scesi le scale lentamente, come se uscire da quella casa fosse una lunga sofferenza; mentre mi godevo la passeggiata, mandai un messaggio a James per sapere la destinazione del nostro incontro.
Sentendomi scendere dalle scale mia mamma venne verso di me con un piatto in mano.
Elizabeth:"Tesoro stai uscendo?" disse asciugando con lo straccio il piatto
Carol:"Si mi hanno invitato a bere qualcosa"
Elizabeth:"Che bello, sono così felice" disse, e si vedeva. I suoi occhi brillavano come non mai e io ero felice di averle tolto quel pizzico di malinconia che avevo fatto venire persino a lei. Da quando aveva scoperto la mia relazione con Chris, pensavo non mi avesse più rivolto parola, sopratutto dopo avermi detto esplicitamente di raccontare la verità a papà, pensavo mi avesse abbandonata alla mia responsabilità, ciò che evidentemente dovevo prendermi, ma non lo aveva fatto, si era seduta insieme al mio dolore nella mia stanza e aveva ascoltato in silenzio tutto ciò che pativo dentro.
Carol:"Ciao mamma" le dissi dandole un lieve bacio sulla guancia. La guardai sorridente richiudere la porta dietro di me, per poi andare in macchina. Controllai il telefono per vedere se James mi avesse inviato un messaggio per poi azionare la macchina.

                                   Chris
Guardo il muro avanti a me pensando a cosa avessi sbagliato fino ad ora. Non aveva funzionato,pensai, non aveva funzionato perché non ero stato abbastanza capace a gestire la cosa. Volevo esserci sopratutto per lei, ma ogni volta che facevo passi avanti tornavo a casa e mi sentivo sempre più sepolto sottoterra. Avrei tanto voluto mandarle un messaggio, sapere come stava, se avrebbe ripreso ad andare all'università o magari se stesse uscendo con qualcuno,ma non ce la facevo. Passavo a prendere Ryan ogni volta che ne avevo l'occasione solo per entrare e vedere se lei fosse in cucina ad aspettare l'arrivo di suo padre. Ma non c'era mai.
Mia dormiva dall'altro lato del letto, dandomi le spalle. Mia. C'era da immaginarselo, tornava ogni volta e io ci cascavo come se non fosse successo mai nulla. Avrei dovuto imparare ad aspettare o per lo meno a lasciare andare, ma non ne ero capace, faceva parte di quel piccolo pezzo di vita che una volta mi completava, e poterla riavere mi faceva sentire sulla vetta del monte.
Dodger se ne stava vicino la mia parte aspettando la solita carezza mattutina. "È l'ora di alzarsi vecchio mio" dissi a bassa voce dopo una lunga coccola. Mi affacciai alla finestra per vedere se ci fosse il sole, per poi avviarmi verso la cucina e prendere i croccantini per il cane. La giornata aveva una buona prospettiva vista da casa mia e avevo voglia di andare a correre. Tornai in camera per prendere i pantaloni e una maglia della tuta per poi andare in bagno a cambiarmi.

Il migliore amico di mio padre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora