Capitolo 29

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La notte sembrava non avere più un nesso logico con tutto ciò che stava succedendo al di fuori di quella stanza. Chris stava dormendo come un bambino dall'altra parte, mentre io gli davo le spalle intenta ad ascoltare i rumori della città che provenivano da fuori. La finestra aperta mi incoraggiava ad uscire per dare un'occhiata al movimento notturno di alcune persone che schiamazzavano verso un locale notturno. Mi girai per vedere Chris e feci il più piano possibile per non svegliarlo. La mia intenzione di alzarmi fu pessima perché sentii una fitta sotto allo stomaco, quasi come una sorta di bruciore, che mi fece mettere le mani sul ventre intenta a zittire quel fastidio. Presi il copri coperta che si trovava per terra e me lo avvolsi sul corpo nudo, ancora scosso da tutte le emozioni provate poche ore prima. Uscendo dalla finestra una ventata di vento mi provocò piccoli brividi su tutto il corpo che mi costrinsero a stringere più forte la coperta con cui ero uscita. La città sapeva di fresco e la notte sembrava il momento giusto per rivolgere qualsiasi pensiero volessi dedicarle. Mi accucciai con le braccia sul balcone e mi morsi il labbro inferiore pensando a me e Chris. Quella notte me la sarei tatuata per sempre sulla pelle,sulla nostra, perché funzionava così, funzionava che da quando c'era lui nella mia vita, avevo iniziato a conoscere me stessa e ad abbandonare ogni mia paura che mi costringeva ad essere ancorata ad un passato senza lieto fine, e per merito suo, come scrive Virginia Woolf, ho avuto un istante di grande pace. Forse era questa la felicità.
La luna sembrava condividere tutto ciò che in quel momento la mia mente formulava, mi sembrava un'amica o magari una conoscente che per la prima volta se ne stava lì ferma ad ascoltare senza pregiudizi tutto ciò che in quel momento fuoriusciva. Ho sempre adorato questi momenti, io e la notte, a volte passati a piangere, altri sveglia a pensare come una matta ad una via d'uscita dai problemi che mi creavo da sola, altre notti invece, in compagnia della persona che ai tempi credevo di amare. Mi alzai trascinando la coperta con me, e tornai a letto lasciando spazio ad una me che in quel momento si sentiva più viva che mai.
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Qualcosa di fastidioso continuava a farmi il solletico sulla guancia interrompendo il mio sonno. Socchiusi l'occhio sinistro, sbirciando dalla piccola fessura che avevo creato. Chris mi stava accarezzando con il pollice la guancia mentre con occhi svegli continuava a fissarmi senza accorgersi che lo stessi guardando. Il suo viso aveva l'espressione più tranquilla mai vista prima d'ora. I capelli spettinati, gli occhi che non la smettevano di brillare e quel sorriso che aveva sulle labbra mi portarono a ridere spontaneamente facendomi aprire gli occhi.
Chris:"Buongiorno" disse passandomi una mano fra i capelli arruffati
Carol:"Buongiorno" dissi a bassa voce con un sorriso che esprimeva tutt'altro. Passammo così tutta la mattinata, io e lui su un grande letto a condividere tutto ciò che in quel momento ci venisse in mente. Eravamo imprevedibili, e di questa cosa forse ne siamo sempre stati a conoscenza entrambi,ma proprio questo suo essere così mi aveva fatto portare a galla una me che si era annullata completamente.

"Le nostre sembianze, le caratteristiche che ci distinguono, sono semplicemente cose puerili. Al di sotto tutto è buio, tutto s'allarga, c'è una profondità insondabile; ma di tanto in tanto noi saliamo in superficie ed è questo che gli altri conoscono di noi."Virginia Woolf 

Chris: "Dovresti cercare di dormire durante il viaggio per recuperare le energie perse" disse stringendomi la mano con un sorriso divertito sulle labbra. Ricambiai il sorriso facendo una smorfia di disapprovazione per poi voltarmi a guardare fuori dal finestrino. La paura dell'aereo mi era passata e quasi quasi si stava molto bene seduti tra le nuvole in balia della forte musica che proveniva dalle cuffie di Chris. Il silenzio dell'aereo mi portò a chiudere gli occhi,cadendo in un forte sonno profondo.
"Mamma mamma possiamo andare in giardino a giocare con Candy?" un bambino biondo dagli occhi blu continuava ad aggrapparsi al mio pantalone pregandomi di farlo uscire. Mi chiama mamma, penso si sia confuso con qualcun'altra e, guardandomi intorno, vedi che in un grande salotto, c'ero solo io. Altri due bambini di diverse età correvano insieme divertiti sul grande prato che dava su questa  casa sconosciuta. In lontananza l'arrivo di un cane con la palla in bocca provoca la caduta dei due, che non si scoraggiano e invece di piangere, si rimettono in piedi sorridenti cercando ancora una volta di attirare l'attenzione del cane. Il più grande di loro dava le direttive su come lanciare la palla agli altri due bambini che lo guardavano attentamente seguendo ogni ordine che dettava. Il cane, Candy mi pareva di aver sentito,era preso come loro; impegnato a prendere una pallina che faceva avanti e indietro tra i tre bambini sorridenti. Improvvisamente due braccia mi avvinghiano da dietro, cerco in tutti i modi di girarmi per guardare chi avevo alle mie spalle, ma il mio corpo mi imponeva di girarmi.
Chris:"Jones,psss, sveglia siamo arrivati"
Mi svegliai di soprassalto accecata dalle luci bianche dell'aereo e dal via vai di persone che,infila indiana cercavano di uscire. Mi stropicciai gli occhi per poi guardare fuori e capire che eravamo tornati a casa. Chris fece passare un signore anziano per poi prendere i nostri bagagli a mano, facendomi cenno di alzarmi a dargli una mano.
Il tempo a Birmingham non era dei migliori, ma io ero contenta lo stesso per essere finalmente tornata nella mia amata città. Chris insistette a portare le valigie di entrambi lasciandomi completamente vuota dopo aver insistito più volte nel portare la mia. Presi le chiavi della sua macchina dalla tasca della giacca e aprii il portabagagli. Dopo tre giorni lontano da casa avevo proprio bisogno di passare del tempo con la mia famiglia. Nonostante le chiamate che mi facevano durante la mia permanenza a New York, non poter essere con loro mi provocava un forte senso di vuoto. Mio fratello era contento di non avermi tra i piedi con le mie continue lamentele verso il suo giocare le ore su quel maledetto videogioco, e chissà quante partite avrà fatto durante la mia assenza. I piatti prelibati di mia mamma e il suo correre per arrivare in tempo a lavoro mi mancavano insieme alle lamentele telefoniche di papà mentre faceva avanti e indietro per le stanze. Entrammo in macchina contenti per il weekend che avevamo appena trascorso insieme. Chris era stanco, e lo si vedeva da come teneva gli occhi incollati verso la strada cercando di distrarsi per non farli chiudere, nonostante questo però, non la smetteva di accarezzarmi la mano. Azionai la radio che fece partire una playlist che Chris si sentiva durante i suoi viaggi verso l'ufficio, quando leggendo il cartello, mi accorsi che non stavamo andando a casa.
Carol:"Chris hai sbagliato strada casa tua si trova dall'altra parte" dissi voltandomi verso di lui facendo cenno con il dito
Chris:"Non andiamo a casa Jones" disse sorridente. La mia faccia interrogativa cercava di decifrare la decisione che Chris aveva preso. Lo guardai più volte cercando di capire dove mi stesse portando.
Carol:"Dove andiamo?"
Chris:"Ti porto a far conoscere delle persone"
Il cartello dell'autostrada segnava che la prossima destinazione era Stourbridge, e in quel momento capii che stavo andando a conoscere la sua famiglia.

Il migliore amico di mio padre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora