Non so in che modo, ma pochi secondi dopo è appoggiato sul mio corpo. La sua testa è sulla mia spalla e avvolge il mio corpo con le sue braccia. Sembra talmente indifeso e vulnerabile che vorrei restare ad accarezzarlo e a proteggerlo dalle consapevolezze che lo dilaniano per un tempo indefinito, e se potessi scegliere sarebbe per sempre. Passo ripetutamente le mani tra i suoi capelli, poi non so quanto tempo passi prima che uno dei due accenni a muoversi. Lascio che sia lui il primo a riprendersi.

«Tara mi ha detto tutto» irrompe spostandosi. Porta via con sè anche il calore del suo corpo che iniziava a riscaldare il mio.

Sono sorpresa, e lui lo capisce. «Cosa ti ha detto?»

«Che in realtà è stata lei a spingerti a venire quella sera alla clinica e che credeva ci fosse qualcosa tra noi, ma ha troppa fiducia in entrambi per poter continuare a crederlo.» Parla distogliendo lo sguardo, lo porta davanti a sé. Ha le ginocchia piegate e i gomiti sopra, le dita che giocano con gli anelli che gliele fasciano.

«Oh.»

Riporta lo sguardo su di me. «È di questo che avete parlato, giusto?»

«Sì.» È la verità, no? Harry ha semplicemente sintetizzato, ma il concetto fondamentale è lo stesso.

«È tutto ciò che hai da dire?» chiede, il tono diverso; è attraversato da un velo di delusione e rabbia allo stesso tempo, ma non so cos'altro dovrei rispondergli. Con lui non lo so mai, come non so mai cosa fare, ma so che ho bisogno di sollevare e fortificare il velo ormai troppo sottile e squarciato troppe volte che divide me ed Harry.

«Cosa ti aspettavi?»

«Qualsiasi altra cosa, ma non questa» continua, e la confusione dentro di me si amplifica talmente tanto da farmi girare la testa.

«Probabilmente non sono così prevedibile come credevi.» È la prima volta che discuto in questo modo con lui, e non mi piace. Ma se è necessario a porre fine a questa storia, allora andremo avanti.

«Continui a scappare, non è così?» scatta, alzandosi e passandosi una mano tra i capelli per l'ennesima volta in pochi minuti.

«Scappare?» Non avrei mai immaginato che Harry, proprio Harry fra tutti, potesse sostenere una cosa del genere accusandomi di correre via nonostante non mi conosca, anche se credevo che stesse imparando a farlo, e che lo stesse facendo nel modo giusto. Ma forse mi sbagliavo anche su questo.

«È quello che fai ogni volta» infierisce. «Preferisci deviare, scavalcare e trovare scorciatoie, piuttosto che affrontare e abbattere le mura in cui ti sei intrappolata da sola.»

Qualcosa dentro di me mi sollecita a distogliere lo sguardo dal suo e a prendermi un istante per elaborare le sue parole, prima di alzarmi e raggiungerlo. Fanno male.

«Non è così, e tu lo sai. Non fingere che non sia cosa.»

«Non è me che devi convincere» sostiene avvicinandosi a me. Io ho le braccia incrociate al petto ed è come se improvvisamente il gelo di dicembre colpisse tutto ma passa so prima sul mio corpo.

«E se non potessi farlo?» replico, ripensando a ciò che ho appena detto quando ormai le parole sono già scivolate fuori dalla mia bocca.

«Non devi farlo da sola.» Questa volta il suo tono è più calmo, più suo, e quando sollevo lo sguardo su di lui è a meno di mezzo metro di distanza da me.

«Non è così semplice come sembra.» Stiamo procedendo per negazioni e non so a cosa o a dove porterà questa conversazione. Non lo so mai, quando si tratta di Harry. Riesce ad annullarmi e a completarmi nello stesso momento, ed è qualcosa che mi terrorizza, perché mi rende vulnerabile e senza difese.

𝐅𝐈𝐗 𝐀 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 [𝐇𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐒𝐓𝐘𝐋𝐄𝐒 𝐀𝐔]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora