31.) Io e il ragazzo che mi rende la vita impossibile ci improvvisiamo stalker

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-Quest'atmosfera si taglia col coltello- borbottò Damian con la fronte corrucciata, e lo sterzo dell'auto stretto in una morsa ferrea, forse troppo.
-E questa dove l'hai sentita?- gli feci eco, mentre una miriade di dolorosi dubbi si insinuava crudele nella mia mente.
-Dal Meraviglioso Mondo di Gumball.- rispose lui fiero di se, come se fosse la risposta più ovvia al mondo.
-Una Bibbia.- rimbeccai ironica, mentre con le unghie martoriavo lo smalto scrostato. C'era tensione e l'aria era pesante, un po' come quel fardello che sentivo premere sulle mie spalle, e che sentivo il bisogno di liberare.

Il tragitto trascorse lungo e silenzioso, un silenzio pesante, quasi logorante.
Quando uscii dall'auto respirai a pieni polmoni l'aria impregnata di smog tossico, come fosse pura.
Ci addentrammo all'ingresso di quell'angusto e tetro ospizio a passo felpato.
Sapevamo che, affinché andasse tutto a buon fine, saremmo dovuti passare legalmente, e inosservati, come fossimo semplici ospiti.
La ragazza dietro il bancone della reception aveva una lunga chioma biondo cenere, che risaltava nonostante la fioca luce dietro il vetro in plexiglas. Intenta a masticare sguaiatamente una gomma, neanche fece caso al mio pessimo tentativo di leggere i nomi in lista sul taccuino stanziato dinanzi a lei.
Damian fece il primo nome che riuscii a scorgere tra le righe ingiallite delle pagine che la ragazza fingeva di consultare, prese i cartellini per entrambi e mi guidò dritto in un buio corridoio spettrale.

Aveva scaricato la planimetria dell'edificio da un vecchio sito poco conosciuto, grazie al quale mi aveva condotta fino ad una stanza con al di sopra una targhetta su cui era inciso il nome della donna che aveva insinuato dubbi in Beth.
Ogni passo sembrava essere chilometrico, avevo un peso sul cuore che mi urlava fosse sbagliato, ma qualcosa, nel profondo, sentiva il bisogno di giustizia. Ancora avevo impressi nella memoria i volti morenti delle persone che amavo. Il ricordo di Jace e del suo ultimo e fatale respiro, esalato tra parole non dette, amore distruttivo e dolore. La preghiera di Abigail morta insieme al suo tentativo di imparare ad amare, il coraggio negli occhi di Ethan che bramava chissà cosa, il grido straziato della piccola Megan che si insinuava e si disperdeva nella buia notte. E tutto ciò riportò a galla il desiderio di vendetta, di giustizia, l'ardente bramosia di vendicare il rancore e la brutalità umana.
E nonostante l'ansia crescesse a dismisura in ogni istante di quella folle e stupida impresa, l'adrenalina e le occhiate lugubri che mi lanciava Damian di soppiatto mi spingevano a non demordere.

-Dico davvero cosa c'è che non va?- chiese alla fine lui, rompendo il silenzio che si era creato tra noi. Mi dava le spalle, e fingeva di scartabellare vecchie cartelline all'interno di un cassetto.
-Noi.- avevo bisogno di buttare via quel peso.
-Noi?- ripeté sconvolto guardandomi, ma non appena i nostri sguardi entrarono in collisione, lui sfuggì a quella tensione voltandosi bruscamente.

-Si Damian noi. Io e te.-
-Non capisco Josephine.- borbottò portandosi una mano (oserei giurare di averla vista tremare) tra i capelli corvini.

-Damian noi due siamo rotti.- blaterai.
-Rotti?- ripetè lui con voce incrinata.
-Si, siamo la causa delle nostre crepe.-
-Che cosa stai blaterando? Smettila con queste frasi fatte.- alzò la voce passando in rassegna ad altri fogli, ormai non sapevo più se stesse davvero leggendo o fossero soltanto gesti meccanici.
-Damian ci siamo rotti. Siamo stati rotti. Siamo stati rotti da quel rapporto forte e indelebile che avevamo. Rotti perché nessuno dei due era pronto davvero. Rotti perché è successo tutto troppo in fretta. Rotti perché eravamo solo bambini.- sputai fuori senza fiato.
-Josephine che cazzo significa?- sbottò lui lanciando via una cartellina e portandosi le mani tra i capelli.

-Io voglio smettere di esistere per te.- tagliai corto. Seguì un lungo silenzio.
-Non puoi farlo.- sentenziò infine lui con voce rotta. Era questo l'effetto che ci facevamo. Ci creavamo una dipendenza reciproca, e non eravamo in grado di spezzare quel circolo vizioso.
-Ne ho bisogno.-
-Non puoi farlo cazzo Josephine. Non puoi.- ripetè lui in ginocchio sul pavimento scrostato dandomi le spalle.

Cuore di TenebreUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum