23.) Promemoria: mai controllare chi urla nei vicoletti in pieno giorno

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Il trillo assordante della campanella interruppe la conversazione tra me e Beth, raggiante e bellissima come sempre, sotto la chioma dorata e dietro gli occhi color smeraldo.
-Io ho finito, ci vediamo domani?- mi chiese. Le rammendai che restava un'ultima (ed estenuante) lezione prima del termine della giornata, ma lei, ignorando spudoratamente la mia predica da madre apprensiva, si limitò a dire che avrebbe saltato lezione come se avesse poca importanza. La scuola mi aveva cambiata. Ero pienamente consapevole del fatto che la me che aveva varcato per la prima volta la soglia della scuola, non era più la stessa, la prima si era lentamente dissolta, fino a sparire, morire completamente nelle tenebre del ricordo.

-Come se fossi l'unica. Ethan ormai non viene a lezione da mesi, è diventato un fantasma. I ragazzi della squadra agonistica di basket sono sempre assenti e quando ci sono sono intrattabili. Disattenti, su di giri, aggressivi. In quell'aula è praticamente un mortorio, la professoressa è frustrata perché ancora non è in pensione e noi siamo distrutti.- disse lei, ed io fui costretta ad ammettere che avesse ragione, e a malincuore mi feci trascinare fuori. Mi affidai a lei, decisi che per una volta avrei voluto provare l'ebbrezza della ribellione. Sapevo che era un banalissimo atto di poco conto, eppure mi sentivo bene nel sapere di stare lentamente distruggendo quegli struggenti schemi che avevo ideato per rientrare nell'ideale della perfezione. Sentivo l'umanità crescere dentro di me ad ogni sbaglio che compivo. Sentivo il brivido dell'adrenalina, e  (anche se alla versione di me perfezionista compulsiva costava caro ammetterlo) mi piaceva da impazzire.

Decisi che era arrivato il momento di raccontarle della sera precedente. Di Blake e di quello che era successo. Quando terminai il racconto, Beth mi fissò per quello che parve un tempo interminabile. Sentivo tutto il peso del suo sguardo sconcertato aggravare sul mio ansiolitico cuore masochista.
-Ti hanno amputato la lingua?- sbottai infine incapace di reggere oltre quel silenzio tombale.

-Lui ti ha salvato la vita da un pazzo maniaco che ha tentato di ucciderti in piena notte, ti ha portata a casa sua, avete dormito insieme e avete condiviso la paura post-incubo come foste una felice coppia di cinquantenni sposati?- ricapitolò incredula, gesticolando come una forsennata.
-Così la fai suonare come la trama scadente di una soap opera degli anni ottanta.-
-Più la sceneggiatura di un film scritta da un alcolizzato.-

-Che ne pensi?- le chiesi infine, vittima nella tensione che alleggiava.
-Non so cosa pensare. Non credo di avere il diritto di farlo, tra voi c'è qualcosa di stranamente profondo, ed io sono solo uno spettatore esterno, non ho voce in capitolo.- si limitò a dire.
-Non ha senso.- sbottai io stremata.
-Josephine per favore, ti chiedo soltanto una cosa. Non cercare di dare un senso a ciò che c'è tra voi. Non cercare una logica o qualcosa di razionale in questa storia, perché non lo troverai. Non lo troverai e finirai per mettere in discussione tutto ciò che si è creato.- mi supplicò con occhi preganti.

Era maledettamente, dannatamente vero. Avevo paura dell'irrazionalità, delle cose che accadevano all'improvviso, troppo in fretta, avevo paura che le emozioni, come turbini si abbattessero su di me disintegrandomi, avevo paura di ciò che si creava senza una logica, di ciò che nasceva velocemente, senza avvalersi delle misure del tempo. E allora tendevo a ripudiare tutto ciò a cui non riuscivo a dare un senso, lo respingevo, lo rinnegavo, fin quando non si dissolveva sparendo completamente dalla mia vita, e allora un senso di pace mi acquietava mantre un doloroso vuoto si espandeva sotto i miei cani tentativi di reprimerlo.

Beth lo sapeva, Beth sapeva che tendevo a respingere tutto ciò che temevo e sapeva che sarei finita per respingere anche Blake Blackwell. Ma a differenza delle altre volte nelle quali mi lasciava libera di abbandonare tutto ciò che mi incuteva timore, con Blake aveva fermamente deciso che non avrei dovuto mollare la presa. Era intransigente, irremovibile, eppure non capivo il perché.

Cuore di TenebreWhere stories live. Discover now