30.) Il fantasma dell'armadietto maledetto è una donna in lutto

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BETH

Scorsi la madre di Ethan che si guardava intorno nella folla. Mi avvicinai a lei con Nathan, Abigail e Caroline alle calcagna. Le sfiorai la spalla incerta su cosa dire, ma sentivo che quella donna necessitava parole di conforto.
-Sarah, mi dispiace tremendamente per ciò che è accaduto.- le dissi sinceramente quando si voltò a guardarmi con occhi colmi di lacrime.
-Tu sei Elisabeth giusto?- mi chiese analizzandomi da capo a piedi.
-Può chiamarmi Beth.- le dissi allora io.
-Ethan mi ha parlato molto di te, così come di Nathan, di Josephine e di altri, era davvero felice.- sussurrò visibilmente persa tra le memorie.
-Ci mancherà molto.- confessai sinceramente calando lo sguardo dal volto di quella donna distrutta.
-Anche a me.- le rughe che le solcavano le gote, la pelle di un colorito quasi cadaverico e gli occhi spenti, erano in netto contrasto con gli abiti eleganti e l'acconciatura che richiedeva una perfezione maniacale.

Ad un tratto una bambina si avvicinò alla donna porgendole un foglio e chiedendole di lasciare una firma per la raccolta fondi dedicata all'assunzione di nuovo personale di vigilanza, chiedendole di utilizzare una firma ufficiale.
Sarah agguantò la penna con mano tremante e scrisse soltanto Helena Sarah Fitzgerald.

-Sarah sono davvero distrutta da questa perdita, non oso immaginare cosa stia provando lei.- iniziai ad adularla io, mentre un dubbio si insinuava nella mia mente. Nathan mi sferrò una gomitata per intimarmi a smetterla, ma se il mio dubbio si fosse rivelato la verità, sarei dovuta andare fino in fondo alla questione.
-È dura davvero tanto.- rispose lei tirando su col naso.
-Lei e suo marito vi farete forza a vicenda vedrà.- la rassicurai falsamente.
-Si lo faremo.- mi confermò lei con un vago accenno ad un sorriso dipinto sul viso.
-Dovete avere un bel rapporto immagino. Da quanto siete sposati?- sferrai la bomba, intenzionata a scoprire ciò che volevo. Abigail e Caroline mi guardavano sbigottite, Nathan aveva un'espressione sorpresa, la donna invece non si pose alcun problema nel rispondere alla mia apparentemente innocente domanda.
-Otto anni, ci siamo sposati quando Ethan era già grande, perché abbiamo avuto problemi economici, e volevamo celebrare un matrimonio che soddisfacesse le aspettative delle nostre famiglie.- mi spiegò fomentando la mia teoria.
-Sembra davvero un bel ricordo, le va di parlarne ancora?- le chiesi più falsamente possibile.
-Sei così gentile Beth. Mio marito trovò un nuovo impiego per il quale fummo costretti a trasferirci qui. Per fortuna andò tutto a gonfie vele, mio marito fece un bel po' di soldi e riuscimmo ad ottenere la felicità che non avevamo da molto tempo.- era esattamente tutto ciò che avevo bisogno di sentire, l'ingenuità generata dal dolore aveva trascinato quella donna fuori dalla partita del suo stesso gioco.
-È davvero una bella storia. Sono molto felice per lei Sarah, è una donna forte, vedrà che riuscirà a superare anche questa.- dissi stringendole la mano.
-Ti ringrazio Beth. Ciao ragazzi.- ci salutò cordialmente.

-Che avevi intenzione di fare? Perché non le chiedi anche il codice fiscale già che ci sei?- mi sgridò critico Nathan.
-Chiama Josephine.- gli ordinai saccente.
-E chiamate anche Blake che non so dove sia.- ordinai mentre scorgevo Damian nella folla, e gli facevo segno di avvicinarsi.

-Perché?- mi domandò il mio migliore amico.
-Chiamala fidati di me.- gli spiegai soltanto, lui compose il numero e mi porse il telefono. Dopo aver perso il conto dopo quello che sembrava il settimo squillo, Josephine rispose affannata. Sembrava colta di sorpresa dalla mia chiamata, aveva una voce stridula e tesa.

-Josephine ho bisogno che tu venga qui ora.- arrivai dritta al punto senza dare bado a questioni futili.
-Beth che succede?- chiese lei.
-Josephine non posso parlarne così. Ti prego dove sei? Ti vengo incontro.- proposi non riuscendo a vederla tra la fiumara di gente che si muoveva nel cortile della scuola, e nel trambusto generato dalla musica di intrattenimento.
-Non sono più a scuola sono lontana.- disse lei, ed io mi vidi disperata.
-Devi tornare e sbrigarti è importantissimo.- le ordinai in maniera eccessivamente drammatica.
-D'accordo arrivo.- acconsentì lei mettendo giù.

Cuore di TenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora