26.) Lezioni di make-up da puffetta

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Lui mi fissò negli occhi, senza staccarsi di un centi metro dal mio corpo.
-Forse siamo troppo rotti per completarci.- mormorò in un respiro.
-Forse si.- ribattei io affiatata.
-Quanti minuti abbiamo prima della seconda ora?- gli chiesi poi per sfuggire a quella conversazione.
-Quanti minuti hai... non entrerò mai dopo questo.- rise stanco.
-Quanti minuti ho?- chiesi io sorridendo.
-Ventitré minuti.- sussurrò
al mio orecchio.
-Ci vediamo a pranzo allora.- proposi senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi.
-D'accordo Phine.- bofonchiò flebilmente.
-Ti ho detto di non chiamarmi così.- lo ammonii pacatamente.
-Non smetterò mai e lo sai.- disse lui ghignando con espressione sghemba.
-E tu sai che non mi arrenderò.- feci di rimando io.
-Sarà per sempre così tra noi?- domandò lui allora.
-Ci facciamo del male, litighiamo, ma alla fine siamo sempre nello stesso posto?- proposi io.
-Promesso.- sussurrò lui.
-Promesso.- sussurrai io.

Quando mi trovai nel corridoio pregai di non incrociare insegnanti.
-Evans vieni subito qui.- mi richiamò la collaboratrice scolastica con voce ferma. Imprecai nella mia mente, dirigendomi affranta verso una punizione pronta e fatta.
-Mi scusi davvero io...- provai a giustificarmi, ma lei mi interruppe.
-Ti firmo una carta per giustificare il ritardo se tu porti la ragazza nuova a fare il tour della scuola.- propose con fare leggermente schizofrenico. Allettata accettai senza esitare.

Mi indicò una ragazza che attendeva dinanzi alle grandi porte della scuola. Era minuta, ma abbastanza alta. Aveva una carnagione molto chiara e un'espressione dura e critica negli occhi. I suoi lunghi capelli ondulati erano tinti di blu elettrico.

-Josephine Evans, terzo anno.- mi presentai avvicinandomi.
-Sheila Smith, ma chiamami Shay, sono al tuo stesso anno comunque.- rispose lei annoiata.
-Da dove vieni?- le chiesi con quanta più cortesia possibile.
-Da molto lontano.- tagliò corto lei.

Senza porre altre domande a cui non avrei ricevuto risposta, alla guidai attraverso la scuola, spiegandole passo passo, i luoghi essenziali da conoscere.
-Questo è il laboratorio di chimica e nel corridoio accanto ci sono...- mi interruppe bruscamente con aria saccente.
-Dove sono i servizi?- chiese guardandosi intorno.
-Come scusa?-
-I bagni, a breve presumo terminerà l'ora e le persone mi vedranno, devo fare bella impressione, dove sono i bagni?- l'insolenza e l'aria di superiorità che sfoggiava quella ragazza iniziavano a darmi sui nervi, tuttavia la guidai senza proferire parola verso i servizi igienici destinati alle ragazze, ed entrai con lei. La fissai intenta a sistemarsi il trucco allo specchio.

-Non credi che dovrebbero accettarti per come sei?- chiesi con aria provocatoria, stanca di dover stare ad ascoltare i suoi capricci da donna altezzosa.
-Tu sei tra quelle persone che credono che la bellezza interiore sia più importante di quella esteriore e stronzate simili?- chiese senza staccare gli occhi dal suo riflesso nello specchio.
-Scusami?- esclamai io indignata.

-La bellezza è una lama, e curarla significa forgiarla in modo da poter lacerare con maggiore brutalità. Una lama può essere usata contro il mondo o contro se stessi. La tua bellezza può essere il tuo lasciapassare per conquistare il mondo, raderlo al suolo e renderlo tuo, ma allo stesso tempo può diventare la tua carnefice, renderti una vittima, puoi essere la stessa preda della tua bellezza se non impari a domarla. Conosci l'epica classica e i miti greci? Mai sentito parlare di Omero e della sua Iliade? Gli eroi omerici avevano un rigoroso codice di comportamento da rispettare, con dei valori ben precisi da esaltare nel corso della loro vita. Uno tra questi era la "Kalokagathia" ossia la capacità di saper conciliare la bellezza morale con quella fisica. Ogni eroe doveva curare il suo corpo, affinché la sua forma fisica rispecchiasse la sua bontà d'animo. La bellezza è un'ideale astratto ma essenziale, devi saper dare la giusta importanza a tutto ciò che vi è legato, a partire dall'attrazione.- mi lasciò spiazzata.

-Tutti hanno una bellezza nascosta, ma la maggior parte delle persone non riesce ad accettarla. La maggior parte delle persone ha gli occhi offuscati da macigni che gli impediscono di vedere quanta bellezza è celata dietro i corpi o i dettagli che tanto odiano. Gli ideali e i canoni sono tutte stronzate, l'unica e incontrastabile verità è che la bellezza non ha assiomi, qualcuno prima o poi si innamorerà e resterà attratto dal tuo corpo, dal tuo sorriso o dal tuo sguardo, anche se tu odi quelle parti di te che a te appaiono come difetti.- era profonda, e nascondeva qualcosa dietro quell'acidità.

-È per questo che ti tingi i capelli e indossi tutto quel trucco?- chiesi improvvisamente presa dalla storia di quella misteriosa ragazza.
-No. Quello lo faccio per esprimere il mio essere attraverso la mia lama. Prima si raggiunge la consapevolezza del potere della propria bellezza, prima le persone smetteranno di soffrire, e che siano persone che ti circondano o che quella persona sia tu stessa, sarebbe comunque un'anima sofferente in meno.- mi rispose lei tranquilla.

-Josephine, stai attenta.- disse poi sulla soglia della porta.
-È una minaccia?- scattai istintivamente sulla difensiva.
-Un consiglio.- si limitò a controbattere lei.
-A cosa dovrei stare attenta?- le chiesi in bilico tra l'ira e la paura.
-Alle lame più affilate della tua.- sentenziò lasciandomi sola dinanzi allo specchio.

Cuore di TenebreWhere stories live. Discover now