14.) Il ciclope verde fluo di Monsters University

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La trepidazione per l'imminente viaggio era alle stelle, e l'ansia da prestazione aveva raggiunto livelli galattici. L'opera di convincimento fatta a mia madre è stata anche più difficile di quella per farmi andare da sola a scuola in seconda media.

Il sole batteva forte, e tutti gli studenti pronti alla partenza erano radunati nell'ampio cortile della scuola. Il preside stava chiamando a turno i ragazzi per dividerli in tre gruppi. Ogni gruppo sarebbe stato sorvegliato da una coppia di insegnanti e avrebbe compiuto tutti gli spostamenti. Quel provvedimento era stato preso a loro detto "al fine di mantenere l'ordine durante il viaggio".

-Blake Blackwell - chiamò a gran voce il preside. Lui avanzò e si andò a posizionare accanto ad un'insegnante.
-Amber Moore.- ed Amber fece lo stesso.
Successivamente chiamò Beth, Nathan, Abigail, Caroline ed Ethan.
Più che coincidenze, si trattava di un trattamento di favore da parte del preside, nonchè padre di Abigail.
Nello stesso gruppo vennero inseriti anche altri due ragazzi, mi sembrava si chiamassero Kyle Montgomery e Sophia Brown. I due continuavano a lanciarsi occhiate truci e poi a rabbuiarsi quando slegavano gli sguardi.

Gli insegnanti ci invitarono a salire sul bus che attendeva all'entrata. La mia professoressa di letteratura si stanziava al centro del bus con sguardo sognante.
-I posti li scelgo io.- sentenziò intransigente.
-In aula ho avvertito un clima inavvertitamente spiacevole. Pare che ci siano alcune divergenze tra voi.- e nel pronunciare la terzultima parola spostò lo sguardo (spaventosamente accusatorio) tra me e Blake.

-Per cui, in qualità di coordinatrice di questo gruppo, sceglierò io le coppie per gli spostamenti e le attività curricolari previste dal viaggio.- sorrise falsamente con una scintilla di eccitazione negli occhi. Era una donna giovane e alta, molto snella e con la chioma castana rigonfia. Gli occhi a mandorla e un sorriso dolce e genuino.

-Le coppie in questione sono le seguenti, udite udite.- alzò la voce estraendo con energia un foglio dalla tasca del jeans logoro che portava.
-Blake Blackwell e Josephine Evans.- pronunciò alzando gli occhi dal foglio e scrutandoci.
-È un suicidio.- si lasciò sfuggire Beth. Io le sferrai una gomitata lieve.
-Josephine ti conosco, sei logorroica, testarda e sentimentalista, e quel ragazzo ama contraddirti, non finirà bene.- rise sommessamente.

-Ethan Fitzgerald e Caroline Ponway.- i due si scrutarono, il primo con timore, la seconda con irritazione mista a noia.
-Nathan Morrison e Amber Moore.- lei lanciò un'occhiata sbieca al mio migliore amico. Scorsi la tensione nel suo sguardo ma non vi diedi troppo peso.
-Kyle Montgomery e Sophia Brown.- mi parve di udire un'imprecazione da parte di lui e un "taci Kyle sei l'ultima persona con cui vorrei stare sulla faccia della terra" da parte di lei.

-Abigail Grimalds come da indicazioni superiori fungerà da "jolly" di scambio con gli altri gruppi.- affermò poi l'insegnante con la fronte corrugata in un'espressione disgustata.

-Jolly?- chiese Abigail spaesata.
-Hanno nominato uno studente per ogni gruppo che funga da tramite per gli altri due.- spiegò incerta la donna.
Sapevo cosa stava pensando. Abigail era inevitabilmente la più esposta al pericolo. E io dal canto mio, mi sentivo quasi al sicuro.

Mi sedetti accanto al finestrino sul morbido sedile bordeaux, Blake accanto a me.
-È una farfalla quella?- domandai scrutando la macchia nera che si insinuava sulla sua pelle. Era un tatuaggio impresso sull'avambraccio.

-No, è il ciclope protagonista di Monster's University, com'è che si chiamava? Mike vero?-

-Doveva essere un tatuatore sottopagato, che spilorcio che sei Blackwell.- lo canzonai reprimendo una risata.

-So spendere i miei risparmi.- si vantò mimando un gesto di superiorità fingendo di spostarsi in modo plateale i capelli dalla spalla.

-In cosa? Videogiochi e pizzette?-
-Ah! Ah! Qualcuno qui fa la simpatica vedo.- alzò le sopracciglia sghignazzando.
-Io sono simpatica, c'è una bella differenza.- ribattei imitando in modo goffo il suo gesto di prima.
-Ma non farmi ridere.- disse con una spiccata vena melodrammatica.

-Se devi pregarmi così di non farti ridere forse un po' simpatica lo sono.-
-Non è corretto, non puoi ritorcermi contro le mie frasi Evans.- piagnucolò come un bambino mettendo il broncio.
-Si che posso, l'ho appena fatto.- dissi incrociando le braccia al petto e sfoggiando un'espressione fiera.

-Comunque si.- mormorò poi lui.
-Cosa si? Sono simpatica e carismatica? Lo so grazie.-
-No intendevo, si è una farfalla.-
-Davvero? Non lo avevo notato credevo fosse un ciclope verde fluo.-

-Perché una farfalla comunque?- gli chiesi poi al culmine della curiosità.
-Cosa?- fece lui stranito.
-Rendere qualcosa indelebile sulla propria pelle per l'eternità fa si che sia davvero importante.- bofonchiai pensierosa.
-Sei sempre così profonda?- chiese lui con voce priva di sarcasmo.
-Mi piace leggere le persone.- confessai io.
-E cosa hai letto in me?- avvertii la bramosia della conoscenza nel suo tono sorpreso.
-Dolore.- mi limitai a dire io. Evitai di specificare come avessi riconosciuto quella forma di dolore, come ne fossi rimasta ammaliata e allo stesso tempo intimorita, come avessi scorto il riflesso di me stessa nei suoi occhi e nei suoi gesti, che solo pensandoci, mi apparivano tutti dannatamente familiari.

-Come?-
-Lascia stare.-
-No miss lettrice dell'anno ora me lo spieghi.-
-I tuoi occhi celano del dolore. So che sembro patetica a fare questi discorsi ma è così, si vede nel modo in cui distogli lo sguardo dopo aver parlato, nel modo in cui ti passi la mano tra i capelli e alzi le spalle quando sei nervoso.-

-Come... cioè quando... tu... io non...-
-A parole Blake.-
-Quando hai notato queste cose mi conosci appena?- sputò al limite dello sconcerto.
-Non lo so, è come se le sapessi e basta, te l'ho detto, mi piace osservare le persone.- spiegai sincera.

In parte era vero. Amavo osservare le persone. Amavo carpire le piccole sfumature di grigio che si insinuavano tra il bianco e il nero che tendevano ad esporre. Amavo guardare i dettagli, il modo in cui sorridevano, il banale gesto di attorcigliarsi i capelli attorno alle dita, o il distogliere lo sguardo e arrossire. Amavo dare peso a quelle piccole cose che il mondo trovava insignificanti. Amavo vedere il retroscena dello spettacolo a cui tutti assistevano.
Osservavo smaniosamente il mondo cercando di dare luce a ciò che viveva nelle tenebre dell'invisibilità dell'inessenzialità. Cercavo di portare alla luce ciò che era  solo un'oscura ombra.

-Mi hai migliorato la giornata.- sussurrò lui flebilmente.
-Cosa?- mi parve di aver udito male. Era impossibile che Blake Blackwell, l'eterno nemico delle mie realtà, il contraddittore supremo, avesse avuto una svolta nella sua giornata dopo una conversazione con me.

-Io... niente. Torna a vantarti del tuo inesistente carisma.- sbuffò con un gesto noncurante della mano.
-Hai appena detto che...-
-Non so perché l'abbia detto. Forse ero solo stupito dal fatto che qualcuno avesse notato tutto questo di me.- lo disse con purezza, come se davvero nessuno avesse mai dato peso a quelle piccole cose di lui.

-Potrei stupirti.- dissi solo.
-Non smetti mai di farlo.-
-È un complimento?-
-Ovviamente no.- ghignò.
-Meglio.-

-Perché credi che io continui ad esplodere?- chiesi poi improvvisamente, senza pensarci.
-Se tu fossi esplosa me ne sarei accorto.- corrugò le sopracciglia e finse di scrutarmi da capo a piedi attentamente.
-Probabilmente sarebbe stato merito tuo.- lo provocai divertita.
-Non svelare i miei segreti.- si finse indignato portandosi una mano al petto teatralmente.
-Intendevo, perché secondo te continuo a parlarti a raffica di tutto quello che sento? Senza filtri, come se le parole uscissero da sole.- in parte era falso. Continuavo a reprimere il mio passato, le mie paure e le mie fragilità, eppure sentivo di aver detto a quel misterioso ragazzo, più di quanto dovesse sapere.
-Per il dolore.- tentò lui.
-Non ti seguo.- dissi non capendo a cosa si riferisse.
-Tu prima hai detto che hai letto del dolore velato nei miei occhi. Se riesci a scorgerlo è perché sai cosa sia. Per davvero. Forse rivedi in me quella parte di te e riesci ad esplodere come non faresti con nessuno che non sia te stessa.-

Ancora una volta mi aveva lasciata disarmata, spogliata. Aveva capito tutto perfettamente senza bisogno di spiegazioni. Forse avevamo in comune più di quanto pensassi.

-Io non sono così brutta.- smorzai la tensione creatasi nell'aria, che parve improvvisamente pesante.
-E io voglio la mia laurea in psicologia.- rise lui.
-Comprala su eBay, ci sono gli sconti.-

Cuore di TenebreWhere stories live. Discover now